Le rubriche di Catanzaro Informa - Contrappunti

Dopo la sceneggiata televisiva di ieri sera, da Giletti, è difficile scrivere o dire qualcosa di sensato.

È stato il sindaco Falcomatà oggi, in un suo post, a dire il necessario, e lo ringrazio. Poco da aggiungere alle sue parole, che sono anche le nostre. Di tutti noi calabresi onesti, determinati, competenti. Di tutti noi che calabresi lo siamo con orgoglio e felicità di esserlo; ma senza che ciò diventi sciocco e superficiale spirito partigiano di appartenenza, che troppo spesso spiana la strada a chi ha interesse e piacere a discriminarci, sotto le vesti di un’ancora più odiosa e consunta compassione, della quale non abbiamo bisogno.

Ciò di cui abbiamo bisogno, oggi, è di alzare dignitosamente la testa e di riprenderci finalmente il nostro futuro. Lo dobbiamo ai nostri figli e a tutti i giovani che ancora desiderano vivere e lavorare in Calabria, che amano la loro terra e ne sono orgogliosi, come noi. Ma senza compassioni e piagnistei, senza sentirsi in nessun modo “speciali”: perché i nostri giovani sono e si sentono innanzitutto cittadini europei! E non solo. Cittadini di un Occidente che gioisce per il ritorno della democrazia in America, così come soffre per le nuove forme striscianti e pericolosissime di dittatura politica e culturale che avanzano ancora nel mondo: in Brasile, in Russia, in Polonia.

Loro non hanno bisogno di alzare la testa, perché il loro sguardo punta già molto più in alto del nostro. E in alto deve continuare a puntare, senza mortificazioni e umiliazioni che non meritano e che non gli appartengono.

Ciò di cui abbiamo bisogno è una svolta generazionale vera, non di facciata. Don Lorenzo Milani, sul letto di morte, aveva proibito l’accesso a chi possedesse più della terza media. Ecco, noi dovremmo impedire da domani l’accesso ai luoghi del potere politico a chi non possegga abbastanza titoli, onestà, competenze, da meritare la fiducia dei nostri ragazzi. E sarebbe bello che fossero anche e soprattutto loro a scegliere, ad esprimersi, ad essere ascoltati.

Dopo la miserabile sceneggiata di ieri sera, che spero chiuda definitivamente il capitolo più oscuro e vergognoso della nostra storia recente, abbiamo il diritto e il dovere di sognare un domani in cui essere orgogliosi e felici di essere rappresentati e governati dal meglio che questa regione sa esprimere ogni giorno, in ogni settore della società civile. Solo così sapremo definitivamente liberarci da un colonialismo economico politico e culturale che ancora ci offende.