Le rubriche di Catanzaro Informa - Contrappunti

La gioventù che brucia, nella città che invecchia

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    Brucia la gioventù, di passioni tristi e nichilismo attivo, direbbero i filosofi… e la città, silenziosa e distratta, continua a invecchiare nella sua quieta indifferenza. Una città che invecchia e muore per la gloria di chi l’ha già per lungo tempo mortificata, utilizzata, impoverita. Di chi ancora chiede ed ottiene cariche ed onori, per proseguire fino alla fine, fino all’inverosimile, un cursus honorum di cui davvero molti pochi cittadini si ricorderanno.

    Una città che riesce pure, al tempo stesso, come ammoniva qualche mese fa un suo “grande vecchio”, Achille Curcio, a dimenticare presto chi veramente andrebbe ricordato: in maniera attiva, tale da alimentare speranze e prospettive vere di rinnovamento, in una gioventù che intanto brucia.

    Brucia nell’incendio doloso di un pub: laddove due giovani sono rimasti vittima di se stessi, della propria avventurosa imperizia; ma anche al tempo stesso, di una società che li ha portati a rinchiudersi lì, in quella situazione paradossalmente suicida, per rispondere a quel sistema dell’illegalità diffusa che soffoca da tempo ormai alcuni quartieri della città.

    E di avventurosa imperizia muoiono, come due ragazzini al primo bagno di stagione, due giovani ghanesi per rincorrere un pallone, nel cuore del quartiere marinaro della città, davanti a cittadini attoniti e soccorsi impotenti.

    Nichilismo attivo, lo definisce Galimberti: si tratta dell’emergere ormai non più solo teorico e filosofico di quella cultura della crisi e del relativismo che da più di un secolo ormai segna il declino ormai consumato della nostra civiltà. E i giovani si trovano qui: nel punto preciso in cui quelle “passioni tristi”, incapaci di futuro, cercano disperatamente le proprie vie, spesso “suicide”. In una città che, intanto, è sempre pronta a sbarrare il passo, a soffocare iniziative, quando non perfettamente incanalate in quelle che sono le sue strutture consolidate di potere. Perché, si sa, siamo sempre tutti pronti a parlare dei giovani, a creare “sezioni” speciali per loro, a concedere loro l’onore dell’ascolto: quando tutto ciò può servire a foraggiare e irrobustire quella che rimane la facciata imbellettata, spesso in maniera imbarazzante, di un inesorabile destino di decadenza al quale sembra di essere felicemente rassegnati.

    Ma la gioventù continua a bruciare, delle sue più libere passioni, di un fuoco che non sempre è possibile addomesticare e spegnere.

    Così, succede pure, nella città che invecchia, che un gruppo di giovani universitari, di propria iniziativa e senza contributi pubblici, si appropriano di uno spazio adiacente al lungomare dando vita finalmente ad un’oasi di studio, conversazione, lettura, socializzazione, laddove da sempre mancava. E la città scopre finalmente che esiste addirittura un’Università! Fatta di associazioni, movimenti, ricerca… E succede che i ragazzi del Gutenberg si rivelano ogni anno capaci di animare e riempire di senso, emozioni, pensieri, una densa settimana di conferenze e incontri, di spettacoli e musica. E qui, finalmente, la politica dell’eutanasia e delle vecchie glorie è destinata a rimanere in disparte, ad ascoltare, a concedere spazio. Uno spazio veramente vitale.

     

     

     

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