Le rubriche di Catanzaro Informa - Contrappunti

Emilia

Dei tanti ricordi e pensieri che mi vengono alla mente nel pensare ad Emilia Zinzi, uno è quello che prima si impone alla mia mente. Si tratta di quella volta in cui, insieme a mia moglie Lara, siamo andati a farle visita nella sua casa/museo/biblioteca, nel quartiere “Bambinello Gesù”, altrimenti detto “Uccelluzzo”.

Quartiere della mia infanzia e della mia giovinezza, vie, palazzi, spazi aperti in cui ho vissuto le ore più belle di quegli anni; quando stare fuori, in strada o comunque all’aperto, era la dimensione di gran lunga prevalente della nostra formazione e della nostra crescita. Tra quelle vie e quegli spazi verdi, quasi sempre abbandonati e inaspettati, tutti da scoprire, sorgeva la bellissima e antichissima Villa, di cui già mio papà mi aveva narrato le storie. E in una porzione di quella grande e storica dimora, viveva e studiava lei, la “piccola” grande Emilia. Accogliere giovani studiosi e appassionati in mezzo alle sue carte e ai suoi libri era per lei ragione di entusiasmo e di vita.

Una vivacità intellettuale contagiosa e appassionata, soprattutto quando ci parlava delle lotte civili condotte sempre in prima fila, per salvare le bellezze deturpate del nostro territorio e le sue dimenticate e straordinarie testimonianze archeologiche. Ogni luogo del nostro territorio, a cominciare da Scolacium o dai resti del VIvarium di Cassiodoro, era stato salvato dall’intervento della piccola e determinata donna che, con la sua 500, come mi raccontavano alcuni genitori di Roccelletta, irrompeva nel mezzo di qualche disgraziato cantiere edilizio per imporre il rispetto dovuto alla storia e all’ambiente.

A quella storia e a quell’ambiente che Emilia è riuscita a fare amare a generazioni di studenti e che dovrebbe essere oggi monito civile e politico, prima ancora che scientifico, per il presente e il futuro di una terra ancora e sempre abbandonata e perduta. Così come abbandonato e perduto è il suo ricordo, relegato in qualche progetto conteso, in qualche episodico convegno scientifico di rito e nella vergognosa intitolazione di una stradina di campagna, perduta nella periferia della città.