Le rubriche di Catanzaro Informa - Incriminis

Uomini e animali

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    I mesi estivi sono tradizionalmente dedicati al relax e al riposo; i più fortunati potranno godere di un meritato periodo di ferie e magari approfittarne per viaggiare, andare al mare o in montagna.

    È noto, tuttavia, che durante questo periodo aumentino in modo significativo gli episodi di abbondono degli animali domestici poiché questi ultimi, da compagni fedeli e indispensabili diventano, all’improvviso un peso di cui sbarazzarsi.

    Quello dell’abbandono è un fenomeno turpe e crudele verso gli animali, che il più delle volte vengono condannati a una tragica fine di morte o di solitudine.

    Il rapporto tra uomo e animale interessa molto la criminologia poiché l’atteggiamento che l’essere umano ha nei confronti degli altri esseri viventi, specie se più deboli o indifesi, tanto dice sull’indole e sul tipo di personalità dell’individuo.

    Già nel passato molti filosofi biasimavano la malvagità degli esseri umani che si macchiavano di condotte spietate nei confronti degli animali, vittime, spesso inconsapevoli, di cattiveria e brutalità.

    Per Immanuel Kant, ad esempio :“si può conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali”, mentre per Mark Twain:” tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele: è l’unico a infliggere il dolore per il piacere di farlo.

    La crudeltà contro gli animali, dunque, già da tempo risalente è definita come “crimine spia” o “sentinella” ovvero indice di una disfunzione comportamentale da non trascurare o sottovalutare.

    Chi commette violenze contro creature indifese, prova infatti piacere nel controllare la vittima e nell’infliggerle dolore, inoltre, in molta letteratura di settore si evidenzia come la violenza verso gli animali e verso gli esseri umani hanno in comune vittime con caratteristiche simili: si tratta, infatti, sempre di creature vulnerabili e fragili, capaci di sperimentare il dolore e di mostrare i segni fisici della sofferenza subita.

    La crudeltà fisica nei confronti degli animali è stata inserita fra i sintomi indicativi del disordine della condotta nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali mentre, come sottolineato dall’etologo inglese Bowlby: “ la crudeltà verso gli animali è un tratto caratteristico, sebbene non comune, dei delinquenti non empatici”.

    Nell’infanzia e nell’adolescenza di molti serial killer si riscontrano episodi di tortura e sadismo nei confronti di cuccioli o piccoli animali, ancora una volta evidenziando la gravità di tale condotta.

    Nella letteratura criminale si mostra spesso, come i serial killer che durante l’infanzia hanno torturato o ucciso animali, hanno manifestato molto precocemente quella mancanza di empatia che li ha condotti, da adulti ad accanirsi contro gli esseri umani, ridotti a meri oggetti o giocattoli al pari delle indifese creature del mondo animale.

    Questo, ad esempio, il caso di Ted Bundy, ovvero “il killer del campus”, o di Jeffrey Dahmer, “il cannibale di Milwaukee”, fino a Albert de Salvo, “lo strangolatore di Boston”, solo per citare alcuni nomi noti.

    Non stupisce, perciò, che molti stupratori e serial killer abbiano sfogato durante la giovinezza il loro desiderio di nuocere al prossimo attraverso la tortura sugli animali.

    Tale comportamento, ovviamente, è molto grave e diverso dalla normale o inconsapevole curiosità che può spingere soprattutto i bambini a molestare inconsapevolmente gli animali.

    L’abuso sugli animali, infatti, come evidenziato da autorevole dottrina, può variare sia per durata che per cronicità e tipologie di molestie, pertanto è necessario valutare molto attentamente la casistica in modo da distinguere i casi veramente gravi da quelli meno rilevanti o addirittura insignificanti.

    In Italia il fenomeno della crudeltà verso gli animali in passato è sempre stato sottovalutato e solo nel 2010 sono state recepite alcune importanti direttive europee che hanno reso più concreta la tutela e più severe le sanzioni per i trasgressori.

    Attualmente la normativa riguardante i delitti posti in essere nei confronti degli animali è stata oggetto di svariati interventi finalizzati ad ampliarne la portata, con la prospettiva di una sempre maggiore valorizzazione anche della dimensione sociale e relazionale degli animali.

    A seguito della L.189/04, ad esempio, l’uccisione di un animale configura l’ipotesi di reato prevista dall’art. 544 bis c.p., che ne prevede la realizzazione” per crudeltà o senza necessità”.

    Il reato di maltrattamenti nei confronti degli animali, di cui al successivo art. 544 ter c.p., poi, per effetto dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni assurge al rango di delitto e non più di contravvenzione, come era in precedenza, con la conseguenza di un inasprimento delle sanzioni previste.

    La norma riconduce nell’alveo del maltrattamento di animali qualsiasi condotta attiva o omissiva che arrechi una lesione all’animale: ne deriva che in essa possono rientrare non solo le percosse ma anche la non curanza o l’indifferenza di fronte al precario stato di salute dell’animale oltre che, naturalmente, le sevizie o il sottoporre l’animale a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche.

    Il legislatore, dunque, ha ritenuto opportuno aumentare e valorizzare la tutela degli amici a quattro zampe riconoscendo una soggettività dell’animale che deve essere sempre di più protetta.

    Per quanto, infatti, l’essere umano continui ad occupare come ovvio, una posizione privilegiata, la generale sensibilizzazione nei confronti della crudeltà, dell’abbandono e dello sfruttamento del mondo animale, ha aperto un cammino verso una sempre maggiore percettibilità dell’esigenze e del rispetto di coloro che devono essere considerati come una meravigliosa risorsa.

    Il rispetto per il genere animale è da considerarsi, infatti, sinonimo di umanità e civiltà: sul punto anche il Mahatma Gandhi, non mancava di rilevare come:” grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali”.

    Da ultimo merita un cenno il ruolo che gli animali hanno nel benessere dell’essere umano, nel superamento di traumi o periodi difficili: molti studi confermano che vivere con un animale domestico riduce gli attacchi di panico, abbassa i livelli di cortisolo, aiuta a superare lutti o altre difficoltà.

    Noti gli effetti della pet therapy per alcune patologie geriatriche, pediatriche, in caso di autismo, handicap e in alcuni casi anche nella rieducazione dei detenuti.

    In taluni istituti di detenzione, infatti, sono stati sperimentati progetti di prevenzione e di contenimento dell’aggressività proprio con l’utilizzo della pet therapy, con risultati talvolta molto soddisfacenti.

    Si deve molto ai nostri amici animali, e per questo il dovere maggiore è quello di non renderli invisi al prossimo: è dovere di tutti i padroni tenere per sempre con sé il compagno che si è scelti e non abbandonarlo, esponendo la creatura e talvolta anche il prossimo, al rischio di incidenti o aumentando il randagismo.

    Ma vi è di più.

    È dovere di tutti i padroni socializzare i propri animali fin da cuccioli per un sereno rapporto con l’uomo, evitare che essi sporchino gli spazi comuni e le strade cittadine e, ove, ciò accada pulire dove hanno sporcato; educarli al vivere sereno con gli altri animali, rivolgersi ad un esperto in caso di malesseri, traumi pregressi, abbai o versi frequenti e immotivati.

    In altre parole è dovere di chi ama gli animali, non renderli colpevoli, agli occhi dei “non padroni”, per quella che, nella maggior parte dei casi, non è una maleducazione degli animali ma dei loro proprietari.

    Solo così non si potrà dare ad alcuno la scusa per non amare uno dei più grandi doni che Dio ha fatto al genere umano e che esso a sua volta deve dimostrare di meritare.

     

     

    Claudia Ambrosio
    Avvocato e Criminologa

     

     

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