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Flora intestinale tra mito e realtà scientifica

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    Flora intestinale…. Questo nome fa venire immediatamente in mente lo yogurt. In effetti la flora intestinale (che con termine tecnico si chiama “microbioma”) è diventata popolare grazie alle pubblicità degli yogurt, che ne esaltano le qualità di sostegno al benessere.  E così sono diventati a noi familiari  il Saccaromyces cerevisiae o lo Streptococcus thermophilus o, ancora il  Lactobacillus bulgaricus.

    Qual è, in questo campo, il confine tra mito e realtà?

    “Animalculi”, con questo termine vennero definiti i batteri osservati per la prima volta nel cavo orale  da uno studioso fiammingo. Batteri che oggi sono una piccolissima parte delle oltre 40.000 specie batteriche che vivono nel nostro apparato digerente. Sono definiti batteri commensali, perché albergano pacificamente nel nostro apparato digestivo, svolgono numerose funzioni utili all’organismo umano quali la  sintesi di vitamine, la digestione e la maturazione del sistema immunitario. Lo squilibrio di questa flora contribuisce al verificarsi di alcune patologie come le allergie,  l’obesità, la Malattia di Crohn e la colite ulcerosa.

    Sicuramente è vero che la flora batterica intestinale è fortemente influenzata dal tipo di alimentazione. Infatti cambiare tipo di alimentazione modifica molto velocemente anche la flora stessa.

    Chi passa ad un regime alimentare di tipo vegetariano, già dopo 1 giorno,  ha nell’intestino batteri completamente diversi da quelli di quando si nutriva di carne. L’inverso ovviamente succede a chi riporta in tavola la carne dopo essere stato, per qualche tempo, un vegetariano. Un dato consolidato grazie anche a una ricerca dell’università di Harvard pubblicata sulla rivista Nature.

    Ad esempio, in chi si alimenta  a base di carne aumenta moltissimo la quantità di Bilophila wandsworhia, un batterio che si “nutre” degli acidi biliari e aiuta nella digestione dei grassi saturi presenti nei latticini e che però, almeno nei topi da esperimento, è indiziato nella comparsa di malattie infiammatorie croniche intestinali.  Al contrario, il passaggio a un’alimentazione vegetariana in poco tempo fa aumentare le colonie di batteri in grado di produrre l’acido butirrico, che ha un ruolo protettivo nei confronti dell’infiammazione.  Apparentemente la dieta  a base di proteine animali sembra modificare in senso peggiorativo la flora batterica, anche se per il momento non si possono trarre conclusioni su quale sia  l’alimentazione  ideale per la flora intestinale.

    L’acido butirrico sembra ridurre il rischio di tumore al colon favorendo l’auto-distruzione delle cellule tumorali  e rafforzando le cellule dell’epitelio intestinale; invece batteri come Bilophila wandsworhia potrebbero aumentare il rischio di colite. Questa ricerca aiuta anche a capire che negli obesi la flora intestinale risulta fortemente squilibrata: la dieta spesso disordinata degli obesi  può avere come conseguenza una flora batterica inadeguata per la salute generale.

    Questa ed altre ricerche condotte aprono la strada a future prospettive terapeutiche. Infatti secondo gli autori della ricerca  «L’implicazione più interessante di tutto questo è che un giorno potremo forse sapere esattamente come modificare la nostra alimentazione per “modellare” il nostro microbioma così da migliorare la nostra salute.”

    Pertanto il ruolo svolto dai probiotici  (così sono chiamati gli organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute)”.[nella nostra dieta tende a diventare sempre più popolare Tuttavia, attenzione a non considerare i probiotici “onnipotenti”.

    Un esempio è dato dalla diarrea   da Clostridium difficile. Essa può essere provocata dall’uso di antibiotici a largo spettro che causano squilibri della flora batterica  intestinale. Secondo alcuni scienziati, in questa infezione l’assunzione di probiotici poteva avere effetto curativo aumentando il contenuto intestinale di batteri benefici e contrastando, così, la replicazione del Clostridium. Tuttavia i risultati sono stati modesti, probabilmente per il  ridotto numero di batteri “buoni” presenti nelle preparazioni commerciali. I probiotici, in pratica, non sarebbero in grado di competere “numericamente” con la flora intestinale composta da innumerevoli batteri di oltre 40.000 specie diverse.

    In effetti l’EFSA  (Agenzia europea per la sicurezza alimentare ) ha precisato che “aumentare il numero di un  qualsiasi gruppo di batteri” come “aumentare i livelli di microflora benefica”  non abbia di per sé effetto benefico sulla salute.

    Se l’EFSA suggerisce di evitare facili generalizzazioni un gruppo di studio coordinato dalla  Nutrition Foundation Italy, ha pubblicato nel 2013 delle linee guida “Probiotici e salute umana – stato dell’arte basato sulle evidenze” che indica quali sono gli aspetti di salute nei quali i probiotici giocano un ruolo.

    Tra quelli elencati vengono qui riassunti gli aspetti scientificamente  maggiormente accreditati:

    –          Nei  soggetti sani, alcuni probiotici  contribuiscono in modo significativo alla regolarizzazione delle evacuazioni, ed alla riduzione del discomfort intestinale.

    –          Alcuni probiotici contribuiscono alla prevenzione della diarrea infettiva nei bambini.

    –          Alcuni probiotici sono associati ad un globale miglioramento dei disordini funzionali intestinali (gonfiore, fastidio addominale etc) tipici della sindrome dell’intestino irritabile.

    –          Gli alimenti contenenti probiotici hanno dimostrato la loro sicurezza sia nella popolazione sana che in soggetti affetti da alcune patologie.

    Quindi il messaggio che ne deriva è che, se si evitano entusiasmi da panacea, sicuramente l’assuzione dei probiotici  tramite yogurt ed altri integratori alimentari può avere effetti benefici sulla salute e contribuire,

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