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Crisi di governo: politica credibile e credibilità dei politici

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     Abbiamo assistito in questi giorni di crisi del governo, al richiamo, da parte del Capo dello Stato, al forte senso di responsabilità che la classe politica deve dimostrare in presenza della grave emergenza pandemica ed economica. L’opinione pubblica ha assisto sgomenta allo scontro al calor bianco tra i vari esponenti politici, con risvolti che si addicono più alle tifoserie da stadio che a persone che devono gestire la cosa pubblica. I colpi di scena, le narrazioni approssimative degli avvenimenti, che volutamente hanno indirizzano l’attenzione su piani superficiali di analisi, deviando l’osservatore dalla focalizzazione dei reali fattori che determinano il disagio sociale di gran parte delle persone. Una propaggine del tifo che, non potendo manifestarsi negli stati per la loro chiusura al pubblico, si realizza nello scontro politico con dichiarazioni definitive che dopo qualche ora si dissolvono accompagnati da un diluvio di colpi di tastiera che propongono il peggio della faziosità e danno libero sfogo all’indignazione d’acchito, così sviando dalle problematiche e illegalità che ristagnano stabilmente nel nostro apparato sociale, allontanano le persone dalla politica ed dai politici. Un coinvolgimento delle persone sarebbe pertinente anche se debbo dire che più che disaffezione nei confronti della politica, le persone manifestano ormai indifferenza se non disagio. Orbene la politica secondo una definizione scolastica, è l’Arte di governare le società.

    Il termine si applica tanto alla attività di coloro che si trovano a governare (per scelta popolare in democrazia, o per altre ragioni (in altri sistemi), quanto al confronto ideale finalizzato all’attività di governo o, anche, di opposizione.Volendo tentare una definizione potremmo dire che la politica è quell’attività umana, che si esplica in una collettività, il cui fine ultimo – da attuarsi mediante la conquista e il mantenimento del consenso- è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali. Insomma la politica deve costituire la sintesi ed il momento più alto dell’opera da svolgersi nell’interesse della collettività individuando il problemi che ne condizionano lo sviluppo, che ne frenano la crescita, che ostacolano le opportunità. La classe politica serve esclusivamente a rimuovere i problemi e superare le difficoltà che si frappongono. La classe politica non è pagata – e lo è ormai lautamente- per registrare e raccontarci delle difficoltà che si frappongono quotidianamente, magari, scaricandone le responsabilità su altri; è pagata – ripetiamo fin troppo lautamente- per risolvere i problemi, per superare le difficoltà, per offrire progetti ed opportunità, insomma la leadership significa prendere difficili decisioni anche prima che gli altri ne realizzino la necessità. Altrimenti diventa esclusivamente una forma di verbalismo del tutto inconcludente che non contribuisce a dare credibilità alla politica, tutto al più asseconda le velleità del  solito “furbetto” della politica. Ebbene la difficile congiuntura pandemica e sociale, avrebbe dovuto far affermare un progetto di nazione che non è dato intravedere.

    La prospettiva di ingenti risorse non pare sia servito alla governance di considerare che il piano Next Generation –EU è un piano che sarà attuato nel prossimo quinquennio, un periodo nel quale si può prevedere un cambio di compagini governative (così frequenti in Italia) di diverso orientamento politico. Occorre uscire dalla logica consolidata che in Italia fa di un programma un elenco di propositi più o meno generici di cui alcuni (forse) saranno attuati, (molti) altri resteranno sulla carta: a decidere sarà la contingenza e le scelte che, solo allora, faranno le forze politiche. Orbene se non si vuole che tutto possa essere rimesso in discussione sarebbe stato necessario che il piano fosse stato discusso non solo tra le politiche di maggioranza già di per sé divise (una delle cause delle crisi è proprio il NGEU) ma anche tra le forze di opposizione, della società civile e delle forze sociali proprio per operare quello strappo nei confronti delle logiche consolidate. Sarebbe necessario, nel grigio scenario politico fatto di invettive personali e di scontri, un impegno nuovo al fine di far percepite che la mission della politica è quella dell’interesse comune. Altri Capi dello Stato hanno affrontato in passato le crisi sottraendosi al mistificato rito notarile e tale fatto è stato richiamato dallo stesso Presidente Mattarella che, commemorando il 2° capo dello stato, Luigi Einaudi, ha precisato le prerogative del Colle: “Nel ’53 scelse il premier senza seguire le indicazioni del gruppo parlamentare principale di allora”. La difficile situazione in cui si trova il Paese richiede iniziative straordinarie, specie quando manca la credibilità della politica.-

     Avv. Roberto Colica 

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