Il settore sanitario tra disavanzi finanziari e nuova legge di bilancio

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    A quarant’anni dall’istituzione, con Legge 833 del 1978, del Servizio Sanitario Nazionale, universale e solidaristico, in luogo del precedente sistema a base assicurativa, questo importantissimo modello di civiltà e di avanguardia nelle politiche sanitarie e sociali, ha, purtroppo, nel corso del tempo, mutato profondamente la sua immagine.

    Si registra, infatti, in tale settore, un significativo divario sociale, non solo per le diversificate capacità economiche per l’accesso alle cure e per la differenziata efficienza delle strutture sanitarie, dovuta a divari nelle dotazioni strumentali, tecnologiche e professionali, ma anche soprattutto per le profonde disparità tra le diverse aree del Paese che, spesso dovute a ritardi o incapacità delle classi dirigenti, hanno determinato ed ancora determinano un’emigrazione sanitaria dalla portata allarmante.

    Appare del resto significativo che l’incipit della legge dell’8 marzo 2017, recante “disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, specifichi che la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed obiettivo da perseguire nell’interesse non soltanto individuale ma anche collettivo.

    Il diritto alla salute che, al di là della sua autonoma consacrazione nell’art. 32 della Costituzione, rientra tra i diritti fondamentali della persona ex art. 2 della Cost., a parere della dottrina si è trasformato, a causa della progressiva contrazione delle risorse pubbliche destinate all’assistenza sanitaria, da diritto incondizionato alle cure in “diritto finanziariamente condizionato”, tanto da spingere la Corte Costituzionale (27.7.2011, n. 248) ad affermare che “l’esigenza di assicurare l’universalità e la completezza del sistema assistenziale nel nostro Paese si scontra con la limitatezza delle disponibilità finanziarie che attualmente è possibile destinare, nel quadro di una programmazione generale degli interventi di carattere assistenziale e sociale, al settore sanitario”. Sanità e salute vivono in rapporto simbiotico, talvolta antagonista: la salute è protetta dall’assistenza sanitaria che, tuttavia, può lederla e condizionarla.

     La recente legge di bilancio (30 dicembre 2018 n. 145), oltre a stanziare risorse per l’Agenzia Regionale per i Servizi sanitari e per gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) delle reti oncologiche e cardiovascolari, eleva i fondi per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico, per la formazione degli specializzandi medici, per l’Anagrafe Nazionale Vaccini e prevede importanti disposizioni in materia di sconto per farmacie e spese farmaceutiche.

    Significative risorse, anche in osservanza delle indicazioni previste nel vigente Piano Nazionale di Governo delle Liste D’attesa, vengono, invece, stanziate al fine di investire in infrastrutture tecnologiche per ridurre i tempi di attesa nelle erogazioni delle prestazioni sanitarie, secondo il principio dell’appropriatezza clinica, organizzativa e prescrittiva, da ripartire tra le Regioni secondo modalità individuate con decreto del Ministero della Salute, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, affidando il monitoraggio dei risultati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, al Comitato LEA (Comitato Paritetico Permanente per la Verifica dell’Erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza). Attraverso il Piano delle Liste d’Attesa, che prevede le digitalizzazione delle agende di prenotazione e l’uso di classi di priorità per visite e ricoveri, il Ministero della Salute effettuerà, per mezzo dell’Osservatorio Nazionale sulle Liste d’Attesa, un controllo sui percorsi diagnostico-terapeutici, ma anche sulle prestazioni ambulatoriali in regime libero professionale. Le aziende, al fine di essere maggiormente competitive, dovranno offrire servizi sempre più funzionali alle esigenze delle persone ed i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie saranno valutati anche in base al raggiungimento degli obiettivi di salute.

     Per la Regione Calabria, commissariata ex art. 4, D.L. n.159 del 2007, per accertati disavanzi nel settore sanitario, le verifiche 2018 effettuate dal Ministero della Salute, hanno confermato un disavanzo di gestione a consuntivo 2017, prima delle coperture, pari a 101,529 milioni di euro mentre la griglia LEA 2017 ha evidenziato per l’anno 2016 un punteggio pari a 144 (livello di sufficienza > 160), con varie carenze ascrivibili in particolare agli screening oncologici, all’offerta territoriale e alla qualità e sicurezza dell’assistenza ospedaliera. Nell’ultimo triennio emerge un decremento dell’ospedalizzazione mentre la dotazione aggiornata complessiva dei posti letto, nell’anno 2017, risulta pari, come si evince dalla banca dati nazionale, a 2,82 per 1000 residenti. Si registra, invece, nello stesso anno, un lieve aumento del tasso di ricovero ordinario in età pediatrica per asma e gastroenterite ed un’adeguata ospedalizzazione in età adulta per specifiche patologie croniche.

    Il nuovo commissario per l’attuazione del Piano di Rientro della Regione Calabria, Saverio Cotticelli, sarà sicuramente impegnato sul difficile terreno del contrasto al disavanzo finanziario e, poiché allo stesso è riconosciuto, in conformità al disposto dell’art. 2, comma 83 della legge n. 191 del 2009, non solo il potere di adottare tutte le misure indicate nel piano ma anche gli ulteriori atti e provvedimenti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali necessari per la completa attuazione del piano o ad esso correlati, essendo a questi demandato non un semplice contenimento quantitativo ma una più complessa opera di razionalizzazione della spesa sanitaria, secondo un disegno complessivo ed organico (Corte Cost. 15/12/2016 n. 266), auspichiamo che egli possa costituire un interlocutore disponibile e attento su tematiche che da tempo abbiamo portato all’attenzione dei vertici dell’Azienda Sanitaria, purtroppo senza sortire significativi effetti, quali, ad esempio,  quelle riguardanti la realizzazione di un servizio di Continuità Assistenziale Pediatrica. Ispirata a principi di efficacia, qualità e sicurezza delle cure, efficienza e centralità della persona garantirebbe la continuità nell’assistenza delle cure, migliorerebbe l’assistenza pediatrica primaria, amplierebbe il filtro per l’accesso alle strutture di Pronto Soccorso, determinerebbe un’importante riduzione dei ricoveri impropri, ridurrebbe le liste di attesa in varie branche della specialistica ambulatoriale. Il tutto con una significativa riduzione della spesa sanitaria.

    L’obiettivo diventa quello del necessario equilibrio tra la protezione del benessere fisico, esistenziale e sociale del paziente e quella altrettanto essenziale di connessione dello stato sociale alla sostenibilità finanziaria dell’intervento. L’attuazione del diritto alla salute coinvolge fattori organizzativi, strutturali e professionali sui quali bisogna intervenire per ridurre la spesa pubblica nella sanità ma ciò senza contrazione dell’assistenza, consci che la programmazione della spesa in tale settore non possa compromettere l’impianto solidaristico della nostra Costituzione, rappresentando la salute il nucleo portante ed imprescindibile della natura umana.

     

    Avv. Stefania Valente

    (già assessore all’ambiente ed alle politiche sanitarie del Comune di Catanzaro)

     

     

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