Coronavirus, D’Ippolito (M5S) presenta interrogazione su balzelli ai pescatori, “vanno tutelati”

Se fosse una pratica ordinaria, sarebbe un modo per far cassa a discapito dei pescatori, e questo – conclude D’Ippolito – non può essere consentito

«Il lavoro dei pescatori va tutelato. Non può essere tassato o appesantito dalle procedure di controllo dei pescherecci per il Coronavirus».

Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, della commissione Ambiente, che ha presentato un’interrogazione ai ministri della Salute e della Tutela del territorio e del mare, chiedendo se le disposizioni dello scorso 2 febbraio diramate dalla direzione generale della Prevenzione sanitaria sull’adozione di misure urgenti relative all’infezione da nuovo Coronavirus «possano comportare o risulta che abbiano comportato, ferme restando le esigenze di tutela della salute pubblica, complicazioni burocratiche e/o relativi esborsi evitabili a carico dei pescatori» e se «non intendano, nel caso in cui i pescatori a bordo di pescherecci siano stati o possano essere penalizzati nella loro attività lavorativa dalle suddette disposizioni, adottare iniziative di competenza al fine di agevolare la medesima, in modo che non ne abbia pregiudizio alcuno».

«Tali disposizioni – precisa il deputato del Movimento 5 Stelle – comportano precisi obblighi per ciascuna nave che comunichi l’accesso a un porto italiano, la quale, indipendentemente dalla provenienza nazionale od internazionale, è tenuta a richiedere, non prima di sei ore dall’ingresso in porto, il rilascio della Libera Pratica Sanitaria all’USMAF territorialmente competente». «Inoltre, le disposizioni in parola – continua il parlamentare – contemplano l’esclusione dalle riferite misure delle imbarcazioni che rientrano dallo stesso porto da cui sono ripartite, per esempio i pescherecci, che usualmente possono anche spostarsi da un porto all’altro per motivi di carenaggio. Mi è stato segnalato che in simili circostanze è stato richiesto, per il personale sano di pescherecci, cioè senz’altro fuori di ogni rischio legato al Coronavirus, il pagamento di inutili e salati bollettini.

Se fosse una pratica ordinaria, sarebbe un modo per far cassa a discapito dei pescatori, e questo – conclude D’Ippolito – non può essere consentito, sicché occorrerebbe immediato rimedio da parte dei ministeri di competenza».