A Catanzaro in piazza le ragioni del Sant’Anna Hospital contro i tempi tecnici dell’Asp di Catanzaro

Management, personale, famiglie e pazienti chiedono che i commissari non frappongano più ostacoli al nuovo contratto con motivazioni non giustificate

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Chissà chi sarà il buon elettricista che, armato di adeguata pinza trancia fili, interromperà il corto circuito che paralizza l’attività cardiochirurgica del Sant’Anna Hospital di Catanzaro? Il cronista se lo chiedeva stamane in piazza Prefettura, davanti a uno dei tanti cartelli che, muti e lapidari nel vociare concitato della piccola folla, accompagnavano la manifestazione indetta dai dipendenti, dal management e dal sindacato di base della clinica. Sul cartello il filo non era elettrico, ma di robusta corda a mo’ di nodo scorsoio: “Avete incappiato i tanti ammalati, gli operatori della clinica, la città di Catanzaro e la Calabria tutta”, c’era scritto. I toni, come si può constatare, si sono ulteriormente alzati nelle ultime ore. E, sia detto per inciso, fanno leggermente incupire il cronista quando, utilizzando la sua piccola memoria storica, ricorda ben altri accenni funesti a corde, finte impiccagioni e a boia con molla.
A questo conduce l’esasperazione, a questo portano le mancate risposte, o, come dice dal panchetto bianco che funge da palco il delegato dell’Usb Antonio Iiritano, questo si rischia quando la “triade commissariale” che guida pro tempore l’Asp di Catanzaro “alza l’asticella” delle difficoltà, in un gioco nuovo nel quale le regole d’ingaggio vengono cambiate continuamente e, superato un ostacolo, eccone pronto un altro.

Generico aprile 2021

Prima ci fu l’ombra dell’inchiesta “Cuore Matto”, poi le prescrizioni da ottemperare, poi il mancato accreditamento da parte della Regione, infine, e questa è notizia di ieri, l’asserita necessità di rideterminare “il piano del fabbisogno”. La manifestazione di stamane si è svolta il giorno dopo che una nota delle Funzioni pubbliche del sindacato unitario ha riferito di un incontro avuto con il capo della “triade”, il prefetto Luisa Latella. Il tono finanche conciliante della nota – in cui in sostanza viene detto che si tratta solo di pazientare un altro po’, e tutto si metterà a posto, fatti salvi i consueti onnipresenti “tempi tecnici”- ha causato un contraccolpo di rinnovato allarme nei diretti interessati e alle loro famiglie, bambini compresi, anch’essi portatori sani di protesta. Un po’ meno, anzi, parecchio meno, nella cittadinanza che, al solito, sembra non essere parte interessata a che una eccellenza salvavita a tiro di bus cittadino venga fatta morire per non meglio precisato morbo burocratico. Addirittura, a scagliare l’invettiva contro una città che dorme, mentre i barbari le portano via i gioielli, arriva al microfono un medico dell’ospedale (pubblico) che esterna con rabbia la necessità che il sindaco in prima persona scenda in campo, e proclami lo sciopero generale.

Se non ora quando, dice: quando trecento posti di lavoro in una città che perde pezzi di continuo sono a rischio, ma sono a rischio anche vite umane. La vite, cioè, di tutti coloro che in teoria potrebbero rivolgersi altrove, ma in pratica non possono farlo perché non hanno i soldi per andare fuori regione. Perché di questo in fondo si tratta, di una discriminazione che accentua disuguaglianze, per di più giustificate in nome di un prevalente interesse pubblico sul privato. Bagnando la ferita scoperta di una vicenda insieme imprenditoriale, sanitaria e occupazionale con il liquido urticante dell’ideologia, peraltro ipocrita nel considerare il fiorire continuo di scandali e di corruzione nell’amministrazione pubblica, in particolare nella sanità. Le due strutture pubbliche, il Gom di Reggio Calabria e il policlinico Mater Domini non riescono ad assorbire la domanda cardiochirurgica calabrese se non in misura minoritaria rispetto al Sant’Anna, e anche mettendo insieme le tre realtà sono ancora molti i pazienti calabresi che per necessità sono costretti a rivolgersi altrove. Per questo, sostiene il direttore sanitario del Sant’Anna Soccorso Capomolla, sarebbe opportuno valorizzare le eccellenze esistenti e pienamente rispondenti, non solo in quantità ma anche in qualità, per andare incontro alla soddisfazione dei livelli essenziali di sanità, sia essa pubblica che privata convenzionata.

Tutto il contrario di quanto sta accadendo, con l’inusuale volontà, sostiene Capomolla, del prefetto Latella di invadere campi e competenze in capo al Commissario ad acta, destinando apparecchiature specialistiche in reparti ospedalieri non strutturati, acquistando prestazioni in altri distretti e pertanto dirottando fondi già attribuiti al privato convenzionato con decreto commissariale. Una volontà pervicace, sostiene il presidente del Consiglio d’amministrazione della clinica Gianni Parisi, di disconoscere dignità a una realtà sanitaria d’eccellenza alla quale viene finanche precluso un incontro con prefetto e commissari, nonostante le reiterate richieste avanzate negli ultimi mesi. Chissà, per avere udienza, forse si aspetta il varo di apposita legislazione per i collaboratori di sanità.

Potrebbe anche darsi, a seguire lo svolgimento delle tattiche politiche intorno al campo minato del Sant’Anna, che l’incontro tra il management e “la triade” non avvenga per nulla. Il Consiglio regionale, ha ricordato il molto applaudito consigliere Francesco Pitaro, ha approvato una mozione che chiede la rimozione dei tre commissari a capo dell’Asp di Catanzaro. Deve farsene parte diligente il presidente facente funzione Spirlì. Non con i famosi – e fumosi – tempi tecnici, ha consigliato Pitaro, ma in tempi accelerati: perdendo l’aereo per Roma e recapitando direttamente la richiesta al ministro della Salute e alla ministra dell’Interno. Forse, suggeriamo, meglio in auto: perché perdere via l’immancabile, attesissima diretta Facebook dell’effe effe?

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