Sant’Anna Hospita, I Quartieri: “La politica decide di non decidere”

Affetta dalla sindromedi Hikikomori

Anche questa volta il Consiglio comunale di Catanzaro sulla vicenda del Sant’Anna Hospital ha deciso di non decidere.

E’ questa l’unica ed amara conclusione perché il resoconto dei lavori dell’ultimo Consiglio comunale non aggiungono nessuno elemento di novità, tanto meno ci offrono uno scatto di orgoglio e di dignità della politica cittadina che continua a replicarsi nel galleggiamento, senza assumere una posizione che, sia pure netta, sarebbe un discrimine autentico contro il burocratese ostile, che allo stato dei fatti consuma solo morte. La dichiarazione del sindaco Abramo sul futuro della clinica Sant’Anna non mette in agenda nessuno elemento utile, perché il cosiddetto “non impedimento” dell’Asp a procedere alla contrattualizzazione è una volontà già ascoltata, ma che ancora si dilata nel tempo senza motivo. Ma, diventa ancora più disarmante e pure pericolosa se, le notizie fornite da Abramo, sono state “carpite” come riportano alcune cronache giornalistiche, insomma una specie di “sensazione” e non già una concreta e diretta volontà della commissione prefettizia dell’Asp di Catanzaro. E’ quanto si legge in un comunicato stampa dell’associazione I Quartieri.

In questo girone dantesco, fatto di programmazioni non programmabili last-time, di scomposizione dell’offerta sanitaria, di ipotetici altri acquisti di prestazioni su un budget che sembra essere già definito, non fosse altro per l’accreditamento già riconosciuto al Sant’Anna Hospital dalla struttura commissariale del dott. Longo e dal Dipartimento della Salute della Regione Calabria unici legittimati, tutto si confonde e tutto diventa una volontà non definibile, mentre i calabresi con la valigia in mano si recano in strutture extra regionali per essere operati oppure peggio ancora, muoiono. Ma, la politica cittadina continua a decidere di aspettare…

Siamo nel terreno accidentato di chi pensa alla giornata e mai al futuro, però Catanzaro resta l’ipotetica “città della salute” che voleva Abramo, dove prima sono passati gli aerei scaricando le bombe al napalm, mentre i vietcong restano nascosti, probabilmente, nella boscaglia della burocrazia facendo i cecchini. C’è qualcosa che francamente non torna e che i cittadini non riescono a capire.

Questo stato di confusione si amplifica quando- si legge ancora nel comunicato a firma di Alfredo Serrao –  sempre in Consiglio comunale la mozione presentata dai consiglieri Sergio Costanzo, Jonny Corsi ed Eugenio Riccio che chiedeva la rimozione dei commissari dell’Asp e l’immediata contrattualizzazione del Sant’Anna Hospital raggiunge alla fine solo 13 firme, perché fa scandalo avere politicamente spina dorsale e chiedere quello che democraticamente è legittimo. Siamo ad una forma di ritiro sociale dal tempo sospeso, tipico della sindrome di Hikikomori che amplifica il disvalore di quella politica della carta liscia, dove consiglieri regionali ed oggi in qualità di consiglieri comunali decidono di attendere, sono gli stessi che giorni addietro hanno votato in Consiglio regionale una mozione che chiedeva “l’immediata” rimozione dei commissari dell’Asp di Catanzaro sulla vicenda del Sant’Anna Hospital(?) Un grande benvenuto al ritorno della politica dei due forni, che a Catanzaro diventa quella delle comari, che centellinano sia il respiro, che la virgola, sul pensiero ci asteniamo e conserviamo i nostri dubbi.

Il Sant’Anna Hospital ed il futuro della cura dei calabresi è diventato un meschino gioco paesano, l’albero della cuccagna dove in tanti, in troppi si avventurano nella scalata -, non ultimo alcuni sindaci ed associazioni del comprensorio lametino – pensando di avere la soluzione strutturale, logistica e professionale, come se un centro di eccellenza di cardiochirurgia con annesse dotazioni e professionalità, fosse un prodotto acquistabile on line magari sulla piattaforma di Amazon. In questa “caccia al tesoro” dove stranamente oggi in tanti si sentono pronti ai blocchi di partenza, mentre lo starter – il giudice di gara che dà il segnale di partenza – di fatto si è suicidato con la pistola, giusto per non essere complice di un ulteriore disastro sanitario che non si può consumare spogliando un Santo per vestirne un altro.

C’è la gravità di alimentare, non sappiamo quanto inconsapevolmente, una frattura fra le diverse sensibilità locali, una specie di guerra sociale che vede la sanità come un bottino da conquistare a tutti i costi sul cadavere diffuso per affrancarsi dagli errori ormai ventennali consumati dalla politica tutta, dove l’odore del sangue diventa valore al pari di quello vero della malattia. Parlare di sanità in Calabria significa morte certa, perché è come camminare in un campo minato con gli occhi bendati, dove coperture e complicità sono state la regola riconosciuta e taciuta. Ecco perché, ritornando nei confini della città di Catanzaro, non si può assimilare l’esperienza del Sant’Anna Hospital alla Fondazione Campanella, un bluff costruito su una dotazione illimitata ed ingiustificata di fondi pubblici per una realtà privata, causa del buco da 100 milioni di euro che pesano proprio sull’università Magna Graecia e del policlinico, oltre a pesare sulle tasche dei calabresi.

La realtà è un’altra.

E’ l’endemica non conoscenza voluta per partigianeria, per schieramento, per invidia professionale o per altro, di quanto ci sia di professionalità e di dotazione fra le mura del Sant’Anna Hospital, un qualcosa che invece tutti dovrebbero conoscere e comprendere. Solo allora la guerra non sarebbe fra campanili già pericolanti, ma contro una scelta politica  che è stata comoda a tutti ed a quelli che oggi si agitano, che ha raso al suolo la sanità regionale, quella che invece dovrebbe operare per recuperare il gap della migrazione sanitaria, che resta ancora evidente nonostante lo sforzo attivo che il Sant’Anna Hospital ha garantito e può e deve continuare a garantire nel campo della cardiochirugia.

Tutto questo i calabresi ed i catanzaresi lo scopriranno alla verifica dei LEA e dell’aumento della migrazione sanitaria in ambito cardiochirugico, dove le responsabilità saranno diffuse e forse pure perseguibili con quelle rimozioni, che oggi si impongono come una necessità, quella che pesa e peserà sulle tasche dei contribuenti calabresi. Ecco perché la politica non può nicchiare, ma trasformare questa crisi strutturalmente voluta per una confusione fra i diversi poteri amministrativi e burocratici sulla testa del Sant’Anna Hospital e dei malati, trasformandola in occasione di sviluppo e di vita. Forse eviteremmo qualche recente decesso negli ospedali cittadini, per una dissecazione aortica, che poteva forse essere trattata con successo in quell’eccellenza riconosciuta del Sant’Anna Hospital, fermata solo per un vezzo, francamente poco comprensibile!