Demedicalizzazione e chiusura di postazioni emergenza, allarme da Baldari e Masotti (Fp Cgil)

"Le nostre proposte per risolvere il problema ma finora silenzio assordante da Roma a Catanzaro"

Demedicalizzazione e chiusura di postazioni, l’allarme di Baldari e Masotti (Fp Cgil): “I servizi di emergenza urgenza della Calabria sono a rischio”

“Gli articoli di stampa dei giorni scorsi hanno avuto il pregio di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica regionale una situazione, la gestione del sistema di emergenza-urgenza, già conosciuta dagli addetti al lavoro, che squarcia il velo su un sistema delicato che attraversa grandi turbolenze, con carenze di personale, in particolare di medici, che fanno temere un ulteriore riduzione nella capacità di risposta del SSR ai bisogni di salute della cittadinanza”. Lo affermano con decisione Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil Calabria, e Francesco Masotti, segretario Regionale FP CGIL Medici e Dirigenti Sanitari Calabria.

“In Calabria il Servizio di Emergenza Urgenza è a rischio nell’indifferenza del Dipartimento regionale e dell’Ufficio Commissariale. Un Servizio strategico della nostra sanità pubblica, fondamentale per salvare vite umane, stremato, pure nella nostra Regione, dalla mancanza di medici, i quali o si allontanano da questo servizio o non ne sono più attratti. Quali le motivazioni? Intanto una programmazione ministeriale del fabbisogno del personale medico che è stata totalmente inadeguata sia attraverso il corso di formazione in medicina generale che delle scuole di specializzazioni di area sanitaria. Poi, un inquadramento dello stesso personale confuso e precario, tra contratto della dirigenza e convenzione nella medicina generale e, all’interno di queste aree, rapporti a tempo indeterminato e, soprattutto, a tempo determinato. Nello stesso ambito lavorativo abbiamo, quindi, medici che svolgono le stesse funzioni ma con diverse retribuzioni e tutele: per il convenzionato, in generale, meno diritti e, quindi, meno tutele (niente tredicesima e indennità notturne e festive, nessun riconoscimento economico legato ai fondi aziendali di produttività o di risultato).

Una babele di posizioni lavorative che mette a rischio la qualità del servizio per i cittadini, spesso garantita solo grazie allo sforzo degli stessi medici e degli operatori sanitari più in generale. Si tratta di problemi giacenti da anni e che in Calabria si sono inaspriti con il piano di rientro, ma che interessano centinaia di medici calabresi che lavorano da anni in questo settore strategico, di vitale interesse per il servizio sanitario regionale e che è cruciale per l’integrazione della rete ospedaliera con l’assistenza territoriale. E, intanto, assistiamo alla chiusura di punti di primo intervento, alla demedicalizzazione di postazioni territoriali sia del 118 che dell’ex guardia medica, oggi Servizio di Continuità Assistenziale”, continuano nella nota stampa Baldari e Masotti. Che si interrogano:

“E allora, quali le possibili soluzioni? La riqualificazione del Servizio di Emergenza-Urgenza passa attraverso due momenti significativi: la definizione di un unico contratto di lavoro per l’area dell’emergenza-urgenza, che abbia come presupposto la contrattualizzazione nell’area della dirigenza di tutti i medici che ne fanno parte e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari. Ma, l’assenza di qualsiasi risposta che su questi argomenti arriva dal livello politico e istituzionale è, in questo senso, indicativa di quale sensibilità godano certi argomenti all’interno della Regione Calabria e dell’Ufficio Commissariale, che dovrebbero, invece, governare questo settore “essenziale” per l’intera popolazione regionale. Eppure, in altre Regioni, non a caso sanitariamente più avanzate, Emilia-Romagna (2011 e 2014) e Toscana (2014 e 2016), hanno identificato percorsi normativi che hanno consentito, praticamente, di eliminare il precariato medico nell’area dell’emergenza-urgenza, valorizzando il percorso di formazione “sul campo” di professionisti che hanno maturato competenze ormai indispensabili al sistema sanitario di quelle Regioni. Ma finora, sebbene sollecitati più e più volte, abbiamo avuto di ritorno un “assordante” silenzio da Roma a Catanzaro: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della Salute, Ufficio Commissariale, Dipartimento Regionale Tutela della Salute e Rappresentanza della Calabria nella Conferenza unificata Stato-Regioni.

Allora, un appello al nuovo Presidente della Giunta, onorevole Roberto Occhiuto, presti grande attenzione ai problemi della Regione ed ai suoi bisogni sociali e territoriali. Siamo pronti al confronto sulle vicende che abbiamo denunciato e sui tanti altri temi della sanità calabrese e ad assumerci le nostre responsabilità, con la convinzione che- concludono i sindacalisti della Fp Cgil- migliorare le condizioni lavorative degli operatori sanitari, significa avere di ritorno una migliore qualità nell’assistenza per i cittadini”