La scuola ai tempi del Covid, insegnante catanzarese: “Il nostro mestiere è fatto di amore”

Ditelo a Sallusti, non saremo eroi ma siamo stati al fianco dei nostri alunni

Riceviamo e pubblichiamo riflessione di una insegnante catanzarese. 

Sto pensando a quante volte noi insegnanti abbiamo dovuto reinventarci, riorganizzarsi e attrezzarci per affrontare le nuove richieste provenienti dalla società e sopratutto dalle nuove generazioni. Lo abbiamo fatto senza nuovi Programmi nè indicazioni legislative. La società cambiava ma la scuola, quella restava ferma ai Programmi dell’85, agli Orientamenti del 1991, alle Indicazioni nazionale del 2009 etc etc.. ( gli addetti ai lavori conoscono le centinaia di leggi, ordinanze, modifiche ed integrazioni, indicazioni che abbiamo dovuto imparare per superare i vari concorsi ) e poi finalmente la Legge della BUONA SCUOLA la L. 107 del 2015.

Prima di quella, a parere di Renzi & C. , non si faceva buona scuola ( però siamo cresciuti noi tutti e credo non siamo venuti così male), ma è giusto che si cambi, se per cambiamento non si intende voler scimmiottare Legislazione di Paesi dove tutto è diverso: dalle strutture scolastiche alle infrastrutture, ai tempi della scuola, alla organizzazione dell’alternanza scuola-lavoro, all’orientamento, alle opportunità lavorative del post scuola dell’obbligo, alla remunerazione dei docenti… Ma su quello potremmo anche passarvi sopra poiché la maggior parte degli insegnanti compie il suo dovere, senza mai manifestare e scioperare per il risibile stipendio che viene loro erogato rapportandolo alle responsabilità, al tempo che dedica oltre a quello in classe, alle risorse economiche personali messe a disposizione per attuare una buona didattica. Non ci soffermiamo sulla remunerazione di un docente poiché il nostro “mestiere” è tutta un’altra cosa …

Il nostro mestiere è fatto di Amore, di Passione, di Preoccupazione, di Impegno per capire come poter raggiungere quelle testa, quei cuori che non rispondono alle nostre sollecitazioni. E proviamo e riproviamo a penetrare le menti dei ragazzi per aiutarli a crescere nel migliore dei modi, per infondere loro oltre che le conoscenze, i principi e i valori che possano accompagnarli nei momenti più difficili delle loro vite e sopratutto sperando che si ricordino che chi li ha formati ci ha messo tutto l’amore possibile. Ma noi siamo e restiamo una categoria bistrattata da tutti, in primis dai nostri stessi vertici che ci buttano nella mischia senza troppe storie , tanto poi ce la caviamo sempre, ce la siamo sempre cavata… Perché non farcela adesso con la DAD ( didattica a distanza) . Questa sigla ha pervaso il rapporto dualistico insegnamento/apprendimento negli ultimi tre mesi e ci ha investito come un fulmine a ciel sereno da un giorno all’altro. E che dire… quanti di noi hanno trascorso intere giornate e parte delle notti a smanettare sul Pc innanzitutto per cercare di capire come attuarla, poi quotidianamente con la premura e l’affanno di non fermarsi, di continuare a lavorare per portare avanti i programmi e non lasciare indietro sopratutto chi già era in difficoltà …

Figuriamoci in assenza della scuola, con il suono della campanella, le sue aule, i suoi banchi, la lavagna, i cartelloni, l’odore della candeggina all’ingresso e quello del gesso all’uscita. E la preoccupazione di non poter raggiungere i meno fortunati che non possedevano un Pc o una linea internet. Come fare,  ci siamo ingegnati in ogni modo , il passaparola, le telefonate, il Wattsapp poi finalmente le Scuole hanno potuto fornire anche gli strumenti tecnologici a chi non li aveva ma ancora qualcuno non partecipava perché il sussidio didattico era uno e in casa c’erano più fratelli che a turno dovevano collegarsi.  E a noi non restava che inserirci quando era possibile. E ancora altre problematiche: alcuni genitori lavoravano in ospedale, altre presso famiglie h 24 quindi i figli non potevano collegarsi senza di loro. Cosa fare a quel punto, arrendersi? No mai ! Si è data anche la possibilità di fare le lezione di sera, di sabato, di domenica. Ma tutto questo ovviamente per chi sta fuori dalla scuola, non è dato saperlo! Salvo che poi qualcuno gridi allo scandalo ! Docenti infami e vagabondi sono stati a casa tre mesi ed hanno il coraggio anche di andare a pagarsi ! Questa è l’Italia .. .

L’emergenza Covid19 non è servita a nulla, sembravamo essere tutti più buoni,più responsabili, più solidali verso il prossimo … invece l’ignoranza e la mediocrità che governa il cuore di tanti, troppi , parla per tutti. E questi tanti non capiscono che sparlare della classe docente a cui affidano le “cose” più preziose della comunità, i propri figli, i futuri cittadini,  è cosa molto seria diverso che affidarli ad una balia che con tutto il rispetto svolge altre mansioni…
Questa gente tanto presupponente dovrebbe sapere che a noi docenti non ha fatto piacere stare a casa neanche un po’ perché noi siamo gli unici professionisti che ogni mattina quando ci alziamo non “andiamo al lavoro” :noi “andiamo a scuola” e questo racchiude tutto ciò che rappresenta per noi vivere la scuola tra i banchi e le aule polverose di gessetti colorati –  per chi non lo avesse capito – uno Stato civile che si ritenga tale dovrebbe esaltare le sue maestre e i suoi prof. perché formano le coscienze delle nuove generazioni dunque il futuro del nostro Paese …chi disprezza la scuola vuole una società ignorante. Ditelo al sig. Sallusti  che noi non saremo certamente i SUOI EROI, ma in questo frangente siamo stati tutti i giorni nelle case degli italiani a nutrire gli studenti non solo di cultura ma anche di umanità attraverso le nostre parole di conforto e di speranza …

Angela Rotella, I. C. Catanzaro nord-est “Manzoni”