Corruzione in Corte d’Appello di Catanzaro, si allarga l’inchiesta Genesi. Ecco i nuovi indagati

Nell'inchiesta erano già stati coinvolti il giudice Petrini e altre 13 persone

Si allarga l’inchiesta “Genesi” condotta dalla Procura distrettuale di Salerno che il 15 gennaio scorso ha portato all’esecuzione di otto misure cautelari da parte della Guardia di Finanza di Crotone, e che ha svelato un sistema di corruzione all’interno della Corte di appello e della Commissione Tributaria di Catanzaro finalizzato ad aggiustare sentenze in cambio di soldi, viaggi e beni di lusso. I nuovi nomi inseriti nel fascicolo dell’indagine coordinata dal procuratore facente funzioni Luca Masini, insieme all’aggiunto Luigi Alberto Cannavale e al sostituto Vincenzo Senatore, sono quelli del 66enne lametino Antonio Cristiano, titolare di un centro clinico nella città della piana, del 52enne Roberto Biagio D’Elia di Cassano allo Jonio, e dell’avvocato Rosetta Rago, 50 enne di Trebisacce. I nomi si aggiungono a quelli del giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, figura al centro dell’inchiesta insieme a quella dell’ex medico dell’Asp di Cosenza Emilio Santoro; e ancora a quelli degli avvocati Marzia Tassone, Francesco Saraco e Palma Spina; del cancelliere della commissione tributaria di Catanzaro Massimo Sepe; dell’ex consigliere regionale Pino Tursi Prato; e ancora di Luigi Falzetta; Vincenzo Arcuri, alias “u fungiu”; Giuseppe Caligiuri; Virginia Carusi; Lorenzo Catizone; Ottavio Rizzuto; Antonio Saraco, alias “Totò u cianciu” e Antonio Claudio Schiavone.

Agli indagati la Procura ha notificato un avviso di accertamento tecnico irripetibile avente ad oggetto “ due copie forensi, informatiche e digitali dei telefoni, degli smartphone, del materiale informatico posto sotto sequestro il 15 gennaio  e il 27 febbraio dallo Scico della Guardia di finanza di Roma e di Crotone,  e comunque di ogni altro telefono, smartphone e documento informatico ovunque rinvenuto ed acquisito agli atti, nonché copia dei documenti contenuti nei cloud e nei social network nella titolarità degli indagati e dei terzi interessati”.
Il provvedimento interessa anche sei persone, non indagate, proprietarie dei beni sottoposte a sequestro.

I magistrati di Salerno contestano ad Antonio Cristiano in concorso col giudice Petrini la corruzione in atti giudiziari, la corruzione in un atto contrario ai doveri di ufficio, reati aggravati dalla mafiosità. A D’Elia viene contestata insieme a Santoro, l’istigazione alla corruzione. Rago è accusata, in concorso con Petrini, di corruzione in atti giudiziari, corruzione in un atto contrari ai doveri di ufficio, aggravati dalla mafiosità.

Un’inchiesta destinata ad allargarsi: già nell’avviso di accertamenti tecnici irripetibili vengono menzionate persone ignote che, in concorso con il giudice Petrini e con Sepe, si sarebbero rese responsabili dei reati di corruzione in atti giudiziari e corruzione in atti contrari ai doveri d’ufficio. Petrini e Santoro, inoltre, hanno deciso di collaborare con i magistrati di Salerno, rendendo interrogatori nei cui verbali compaiono molte parti coperte da omissis.