Ancora 50 persone nella Rsa di Chiaravalle, Lamezia le rifiuta, il Comune di Vallefiorita lancia un allarme disperato
I parenti di chi è ancora ricoverato a Chiaravalle dicono di non avere notizie certe
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La battaglia al Coronavirus purtroppo oltre alle vittime vere sta mietendo altre vittime, prima tra tutte il buon senso, la ragionevolezza e la corretta comunicazione che ancor più in tempi di emergenza dovrebbe essere puntuale e precisa. E invece corre sul filo dei messaggi social e non segue più regole. Ecco quindi che da un lato ci sono i parenti dei pazienti che sono rimasti ricoverati nella Rsa , circa 50, che ancora non conoscono il destino dei loro congiunti e dall’altro i messaggi social del Comune di Vallefiorita e del Sindaco di Lamezia. Paolo Mascaro dice chiaramente che nessun ospite della Rsa di Chiaravalle sarà ricoverato a Lamezia, ringraziando chi “ha capito l’impossibilità del nosocomio”.
Dall’altra il Comune di Vallefiorita sulla pagina social sottolinea “Ci hanno appena comunicato che il trasferimento dei pazienti risultati positivi al Covid-19 ricoverati presso la casa di cura Domus Aurea di Chiaravalle è stato bloccato.
Il trasferimento doveva avvenire oggi presso l’ospedale di Lamezia Terme, in modo tale da fornire le adeguate cure e i sevizi di assistenza a tutti i degenti.
I pazienti ricoverati al momento nella struttura sono privi di ogni assistenza di primaria importanza, stesso discorso vale per gli operatori che si ritrovano a dover lavorare senza nessun presidio di sicurezza sanitaria.
Al momento stiamo assistendo ad una vera e propria strage, nel silenzio assoluto delle autorità (in)competenti.
Siamo abbandonati a noi stessi, privi di ogni forma di tutela costituzionalmente sancita.
Questo appello va al Presidente Conte, al Ministro della Salute, al Prefetto di Catanzaro e al Presidente di Regione, affinché si attivino nel giro di poche ore per risolvere questa situazione a dir poco tragica.
Tutti noi abbiamo capito che siamo nelle mani di nessuno, abbiamo bisogno d’aiuto.
Il nostro è anche e soprattutto un grido di dolore, non solo di denuncia.
La vergogna d’Italia”.