Roberto Rizza: su politiche del turismo serve inversione di rotta

L'ex consigliere comunale: "Sirelli, Mgff tutto positivo ma non basta"

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    l Colorful di quel genio di Massimo Sirelli è bellissimo, il Mgff dell’eclettico Gianvito Casadonte proietterà la città lontana dai nostri confini, le tante serate organizzate con il patrocinio dell’amministrazione comunale ci stanno facendo compagnia, ma per cortesia non prendiamoci in giro, non parliamo di turismo e di valorizzazione dei nostri luoghi. Il turismo infatti, inteso quale termine polisemico che rinvia ad una molteplicità di significati e approcci, continua ad essere una chimera. Il punto di vista è dell’ex consigliere comunale Roberto Rizza

    Oggi, considerando oramai pacifica l’idea che il turismo non coincida più con la sola stagione estiva e che allo stesso possiamo e dobbiamo riferire anche tanto altro, dai viaggi di lavoro a scopo formativo ai singoli spostamenti di un pendolare che decide di rimanere a dormire in città (ecco perché oggi si parla di “turismi”), il tutto in una continua sovrapposizione più generica tra la figura del turista e quella di “city user”, non credo ci sia bisogno di aspettare statistiche e bilanci di ogni sorta. Dall’accoglienza alla promozione territoriale, dal decoro urbano alla questione ambientale, dalla rete commerciale ai trasporti: è sufficiente una passeggiata nel sempre più abbandonato quartiere marinaro e nell’indeciso centro storico o, se colti da pigrizia, una passeggiata virtuale sul portale turistico della città (?), per capire quanta strada ci sia da percorrere verso un ambiente urbano accogliente, invitante ed organizzato.
     

    A scanso di equivoci e per completezza di ragionamento specifico che, a mio avviso, le responsabilità non sono da rintracciare, sarebbe troppo facile ed ingiusto, semplicemente in chi ha a capo la guida del settore in città. Alessandra Lobello, nello specifico, è una brava e volenterosa ragazza, prova ne è, ad esempio, la recentissima aggiudicazione della tanto da lei voluta gara per la predisposizione del piano strategico di marketing e sviluppo del turismo della città, ma è evidente che non può bastare. Così come non potrà bastare neanche il miglior piano strategico di sviluppo, uno strumento necessario e fondamentale, se, al tempo stesso, ed è la storia recente della città ad insegnarcelo, il modello amministrativo di gestione territoriale di Sergio Abramo continuerà ad essere basato sull’improvvisazione e sull’autoreferenzialità. 

    Io penso che il turismo abbia bisogno di una idea ben precisa di città e di un territorio entusiasta che sia espressione di una programmazione pensata e non, al contrario, vittima di una politica che vive di momenti e delle scadenze più prossime.
     

    La città, anche nel merito di questo settore, dovrebbe appassionarsi ad un grande e condiviso disegno comune, fatto di politiche mirate e di un equilibrato rapporto fra turisti, residenti e tutti gli attori territoriali possibili, al quale lavorare assieme, raccogliendo le energie più positive e spronando quelle più stanche.

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