La “naca laica” dei Calabresi di Catanzaro che non si sentono più politicamente rappresentati

In piazza circa 1000 persone per dire basta

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La rabbia è tanta, la paura anche. Ma il timore di non farcela, non questa volta, il senso di ingiustizia, l’ennesima, consumata sulla pelle dei calabresi pesa di più.

Manifestazione Pizza Prefettura 9 novembre

Pesa quella croce lasciata sulle spalle di Gesù Cristi che stanno portando su loro stessi il peso, certamente sanitario del Covid- 19, ma anche di una mancata programmazione utile ad affrontare una seconda ondata di pandemia che era stata annunciata.

Nel caldo novembre 2020 si snoda un corteo pacifico in cui pesa la disperazione e la rabbia

E’ novembre, come così caldo forse non se ne erano vissuti da tempo, ma sembra primavera. E così come in una sera di primavera, un pomeriggio di novembre  come una Naca laica si soda nel centro storico della città, un corteo di circa mille persone che si muove pacificamente e compatto attraverso l’anello cittadino.  Da Piazza Prefettura fino alla Camera di commercio, un minuto di silenzio, come per quel Cristo che cade per il peso e poi è costretto comunque a rialzarsi e proseguire.

E così  ancora fino a Piazza Roma, per arrivare al Comune, davanti il teatro Politeama e risalire per finire laddove avevano iniziato.

Lo striscione esposto dai manifestanti davanti al Teatro Politeama

Il servizio di Ordine Pubblico, coordinato dalla Questura di Catanzaro , diretta, da Mario Finocchiaro ha vigilato affinchè nell’ora e mezza di manifestazione le cose procedessero in maniera regolare.

Nessun colore di partito nella manifestazione, nessun colore politico nelle invettive. Tutti colpevoli

Non ci sono colori di partito, neanche politici in carne e ossa in realtà, benché, in punto di fatto i primi ad essere schiaffeggiati esautorati da qualsiasi potere, sia di governo sia di opposizione, siano stati proprio loro, i governanti o governatori che dir si voglia, gli opponenti e gli oppositori prodighi di comunicati molto meno di fatti, di una Regione allo stremo.

Il corteo alla partenza di Piazza Prefettura

Non c’è colore politico nei cori, perché dice qualcuno “La fame unisce”, qualcun altro ribatte “sanità, lavoro e libertà”.  E non c’è colore politico nelle invettive, perchè i calabresi di Catanzaro sentono di non avere più alcuna rappresentanza amministrativa.

Non c’è colore politico nelle lacrime e nella disperazione di chi, stavolta più che in primavera, non vede via d’uscita.

Roma si è armata la mano contro la Calabria, la Calabria non è, ancora una volta, riuscita a parare il colpo

I flashmob di aprile, sono sostituiti dalle proteste di piazza, in questa piazza più che in altre. Perchè lo schiaffo ai calabresi questa volta è stato troppo forte. E se Roma si è armata la mano, la Calabria, intesa nella sua componente di governo, non è riuscita a parare il colpo.

Il Covid-19 fa paura, la curva dei contagi continua a salire, ma sulla pelle dei malati, di chi li deve assistere, di chi invece deve resistere per sé e per gli altri si gioca la partita più scorretta che questa Regione abbia mai visto.

 

La disperazione il convitato di pietra, il fatalismo il nemico da battere

E se i cori sono stati alimentati da convitato di pietra “la disperazione”, forse ora qualcuno inizia a capire che non può sempre essere colpa del “fatalismo”. E se davvero questa era una lezione da imparare, forse tutto ciò che è accaduto non sarà andato perso.

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