Pisano (Fdi): “Serve manovra economica robusta che tratti di salari e costo del lavoro

"La politica dei bonus risulta essere di corto respiro e poco lungimirante"

“I temi economici – scrive Pierpaolo Pisano Responsabile Dipartimento Lavoro Regionale Fratelli d’Italia- sono quelli che maggiormente interessano e preoccupano i cittadini italiani.

Sono ormai acclarate le difficoltà economiche di imprese e famiglie anche di fronte all’aumento delle bollette energetiche che, in termini previsionali, dovrebbero attestarsi intorno al 30% in più soprattutto per quanto concerne consumo di luce e gas.

Tutto ciò desta preoccupazione poiché lo scenario economico, oltre ad essere legato ad un’indubbia incertezza legata alla fase post pandemia (se già possiamo definirla tale), si caratterizza per indicatori che rendono più chiaro lo stato di sofferenza economica che i cittadini ed imprese attraversano e cercano di affrontare ad armi impari.

Il tema di un aumento dei salari medi in Italia sembra stia riprendendo quota anche dal punto di vista delle rivendicazioni delle organizzazioni sindacali. Un tema, quello dei salari bassi, inevitabilmente legato ad un aumento dei consumi che non sembra prendere quota.

Negli ultimi dieci anni un lavoratore tedesco ha avuto un aumento salariale che si attesta a circa 4500 euro in più a dispetto delle sole 1500 euro dei lavoratori italiani.

Nell’ultimo anno i salari medi in Italia sono cresciuti di circa 112 euro ma questo basso surplus di guadagno sarà interamente depauperato dagli aumenti delle fatture energetiche che si attesteranno a circa 300 euro in più per ogni famiglia italiana. La capacità di spesa sarà di conseguenza completamente sterilizzata dagli aumenti.

I lavoratori italiani hanno stipendi medi troppo bassi e questo viene certificato anche in ambito europeo dove in classifica l’Italia si posiziona al penultimo posto davanti solo a Spagna e Grecia.

È evidente non si possa continuare a mantenere dei salari così bassi e poi parlare di crisi dei consumi.

Nel contempo le imprese, soprattutto quelle più piccole, sono in stato di sofferenza per via di un costo del lavoro troppo alto che da anni vanifica ogni sforzo nella ricerca di maggiore sforzo e capacità produttiva delle stesse.

Di fronte ad uno scenario del genere urgono politiche in materia economica e del lavoro che possano realmente fungere da spinta capace di sostenere ciò di cui il sistema paese ha reale bisogno.

Fino ad oggi abbiamo sentito parlare da parte del governo di interventi a pioggia che non hanno assolutamente la capacità strategica di garantire gli interessi di lavoratori, imprese e famiglie.

La politica dei bonus risulta essere di corto respiro e poco lungimirante. Serve certamente contrastare la povertà ma non rifinanziando il reddito di cittadinanza che non ha creato un solo posto di lavoro in più da quando è stato introdotto.

Occorre una manovra economica robusta che tratti temi come aumento dei salari, riduzione del costo del lavoro ed importanti interventi legati al recupero di produttività che non scadano in logiche di produttivismo spinto e di bassa qualità che mal si conciliano con la particolarità del sistema produttivo italiano. Occorre mettere in campo nuovi modelli partecipativi, coerenti e previsti dall’articolo 46 della carta costituzionale per far si che la vera transizione sia quella da un’economia di mercato ad una economia sociale di mercato”.