Calcio stoppato. Castellacci: ‘Tanti nodi critici. E sul Protocollo…’

L’ex responsabile dello staff medico della Nazionale: «Medici del calcio non coinvolti nella stesura delle linee guida. Ripartenza? Impossibile in C».

Niente ripartenza il 4 maggio e Protocollo Sanitario approntato dalla Federazione giudicato insufficiente dal governo. Resta dunque ancora nel limbo il mondo calcio, spiazzato dall’ennesima chiusura del ministro Spadafora ed obbligato a fare i conti anche con il calendario e le scadenze imposte dall’UEFA per il completamento dei tornei. Quella del 18 potrebbe a questo punto essere l’ultima finestra utile per la ripresa ma per poterne usufruire occorrerà prima di tutto correggere le linee guida e trovare unità in sede di Consiglio Federale. Impresa non facile: il summit tra le leghe è già stato fissato dal presidente della FIGC Gravina per venerdì 8 maggio; il giorno precedente invece l’Assemblea di LegaPro si pronuncerà sulle proposte di blocco dei propri tornei, criteri di promozione, blocco delle retrocessioni e dei ripescaggi. Intanto la revisione delle criticità del Protocollo è di fatto già iniziata.

«BOCCIATURA EVITABILE» – Il nuovo “niet” del Ministero ha comunque il sapore della «bocciatura in parte evitabile». Così la pensa anche il professor Castellacci, già responsabile dello staff medico della Nazionale azzurra, presidente di LAMICA, Associazione dei Medici Italiani del Calcio. «Con l’associazione non siamo stati coinvolti nella stesura delle linee guida e per questo è stato impossibile dare il nostro contributo – ha detto, riprendendo anche quanto dichiarato dal medico sociale del Catanzaro Giuseppe Stillo sulle colonne di La Repubblica – La cosa ci ha lasciato perplessi e dispiaciuti perché essendo una componente con conoscenza diretta delle realtà territoriali, dalla serie A alla D, avremmo potuto offrire un valido contributo facendo evitare alcuni errori e segnalando già in fase di redazione le criticità lapalissiane poi sottolineate dal governo». E invece nulla: la bozza uscita dalla Federazione è andata dritta al Comitato Tecnico Scientifico che non ha potuto far altro che prendere atto di ciò che LAMICA e i medici del calcio vanno ripetendo da settimane.

«IMPOSSIBILE RIPARTIRE IN C» – Vale a dire che «tali linee guida possono essere adottate in serie A, con più di una difficoltà in cadetteria, ma certamente non in LegaPro e in D per mancanza di risorse economiche, logistiche e sanitarie»: «Ci sono problemi relativi alla sanificazione degli ambienti, alla costruzione del cosiddetto “gruppo chiuso” e alle strutture per i ritiri. Ma anche per le stesse figure dei medici sociali che – ha sottolineato Castellacci – restano le uniche del comparto a non avere contratto federale e che, soprattutto nelle serie inferiori, operano per passione accostando questa ad altre attività. Inutile fare delle linee guida scientificamente ineccepibili ma inapplicabili in concreto – ha aggiunto – La ripartenza potrà avvenire solo con protocolli realmente onorabili ed applicabili». Tenendo conto ovviamente che, sì, «il calcio è un’industria che incide parecchio nel PIL nazionale» ma soprattutto «che in un’emergenza come quella che stiamo vivendo le priorità devono essere altre».

NODI CRITICI – Di nodi critici, a sentire Castellacci, ce ne sarebbero diversi. «Nell’articolo 42 del decreto “Cura Italia”, per esempio, il contagio viene equiparato ad un infortunio sul lavoro, il ché espone a responsabilità difficili da interpretare sia i club-datori che i medici sociali. Nel Protocollo si evidenzia che in caso di positività accertata l’atleta dovrebbe essere messo in quarantena per quindici giorni mentre i suoi compagni isolati per una sola settimana, monitorati tramite tamponi, e poi riammessi agli allenamenti; un criterio – fa presente il professore – che stride con i DPCM precedenti secondo cui tutti i soggetti entrati in contatto con un caso positivo devono essere anch’essi posti in quarantena». E poi la reperibilità dei presidi sanitari con «l’utilizzo elevato di tamponi – in Germina ce ne sono voluti circa 20.000 – che non dovrebbe in alcun modo discriminare i normali cittadini». Domani call-conference “riparatrice” promossa dal presidente di LegaPro Ghirelli tra i medici del calcio e il professor Braconaro, membro della Commissione Tecnico Scientifica della FIGC.