Padova – Catanzaro, è uno di quei giorni: mano nella mano, occhi negli occhi, cuore con cuore

Tutti a Padova per la storia di una città. Stavolta non vogliamo avere nessun rimpianto

Nella storia di un uomo e del suo popolo contano pochi giorni, il resto fa volume. Domani è uno di quei giorni. Signori, è uno di quei giorni. Catanzaro mia, è uno di quei giorni. E va vissuto pienamente, insieme, abbracciati e con il cuore di ogni giallorosso presente sul pianeta Terra pronto a vivere profondamente tutte le emozioni per portarle dentro per sempre, fino alla fine del mondo. Fino alla fine del mondo. Emozioni che dobbiamo prendere e tramandare per non rendere vano nemmeno un minuto di “uno di quei giorni”. Domani va vissuto con l’unica certezza che ognuno di noi può avere oggi: non dovremo avere rimpianti. Mai. Stavolta no, stavolta dobbiamo uscire dalla battaglia sportiva con una lacrima che sia bagnata soltanto da gioia immensa o eterno orgoglio. La rabbia no, non la vogliamo. E per fare in modo che Catanzaro domani sia colorata soltanto da valori raffinati, c’è da dirsi qualcosa , c’è da parlarsi attraverso uno scritto che ci guardi tutti dritti negli occhi.

I TIFOSI

Veniamo tutti. Siamo tutti a Padova, tutta la città. Lo sappiano a Padova, Milano, Torino, Islanda del nord e paesi limitrofi. Veniamo a piedi, con la macchina, con il treno, con il bus, l’aereo e se si aprono nuove correnti marine a seguito di tsunami, veniamo pure col gommone. Veniamo da Catanzaro, dal centro Italia, dal nord, da paesi Europei e da altri continenti perché siamo fatti così. Perché saremo almeno in 2mila e quindi , considerato che siamo una piccola città di provincia, veniamo con un rappresentante per famiglia. Saremo più domani che i candidati alle elezioni del 12 giugno.
Siamo tutti lì. E quelli che rimangono qui saranno davanti al maxi schermo, a casa, in giardino, nei pub, nei bar e nei bagni pubblici. Da queste parti qualcuno può saltare una partita della nazionale ai mondiali (quando ci qualificavamo) ma nessuno evita di guardare il Catanzaro in “uno di quei giorni”.
Veniamo in pace, non siamo affatto invasori e non abbiamo nessuna intenzione bellica. Veniamo per amore, per passione, per pazzia, per fede, per tradizione, per un sentimento immotivato che si rafforza di anno in anno nonostante tradimenti e delusioni. Vedrete giovani, donne, anziani e bambini. Veniamo mano nelle mano con gli occhi pieni di speranza e un maledetto magone in gola. Si, perché è da tre giorni che ci viene da piangere ma dobbiamo trattenerci per dar forza al nostro amico che pensiamo sia più ansioso di noi. Girovaghiamo per la città con un solo discorso e un solo pensiero prima di partire.

Veniamo parlando del passato e sognando il futuro, ricordando chi non c’è più ma verrà con noi. Si, Catanzaro e i catanzaresi lo sanno. Domani a Padova ci saranno i papà, i nonni, gli zii che hanno fatto di una passione il loro stile di vita. Non vi preoccupate nostri infiniti amori, lo sappiamo che siete lì con noi. Ci sarà Carlo che prima di morire ha fatto l’abbonamento al figlio, ci sarà Bruno Cuteri, ci sarà il nonno che ci parlava di Mammì e che alla fine dei suoi giorni non riusciva più a ricordare il nome della moglie ma, seduto sulla sedie a rotelle, domandava in maniera ossessiva: chi ficia u Catanzaru? Chi ficiaru i giallorossi?
Ci saranno i giovani che aspettano da decenni che si realizzi il sogno e la favola abbia il lieto fine, quei giovani che tifano Catanzaro perché si sono fidati e hanno creduto pur non avendo visto. Ci saranno i bambini, si i bambini, che in queste settimane al Ceravolo hanno capito che il calcio, quello vero, non è su Sky e non è nemmeno alla Play Station. Il calcio vero, quello che ogni poeta scrittore dipinge nei versi, è proprio in una piazza come la nostra che affanna nei giorni inutili della settimana in attesa di “uno di quei giorni”. Ci saranno le donne che prepareranno una crostata alla marmellata per il lungo viaggio, ma alle 19 con la sciarpa al collo ci daranno un bacio d’amore: mo cantamu.

AI GIOCATORI

Ragazzi, siamo con voi. Non camminerete mai da soli. Mai. Grazie per averci portato fino a qui, ora fate di tutto per continuare il cammino e portarci dove meritate, dove meritiamo. Siamo sicuri che lo avrete già capito, ma ve lo scriviamo così ci rimane bene impresso nella mente: noi corriamo con voi, sudiamo con voi, soffriamo con voi, speriamo in voi. Sappiate che nei momenti difficili potete contare sull’appoggio di un popolo, perché non siamo una squadra di calcio ma siamo una città. Provate a giocare con la consapevolezza che potreste diventare i nostri eroi, le nostre leggende, il nostro vanto. Vincere qui cambierebbe la vostra vita di uomini e di calciatori per sempre. Per sempre. Il vostro nome e cognome sarà nei nostri libri di storia, nelle stanzette dei nostri figli e sui tatuaggi dei nostri giovani perché vi porteremo sulla pelle e nel cuore come gladiatori della nostra terra. Vi prego, non arrendetevi mai. Correte fino a star male, fino alla morte che vi darà nuova vita. Scioglieremo i vostri crampi e aumenteremo i vostri battiti del cuore perché urleremo così forte da farvi sentire l’eco nell’anima. Eco nell’anima.

Sappiate che potete contare su una società forte ed una proprietà importante, su un allenatore bravo e lucido ma soprattutto sul nostro supporto. Dal 1° al 120° minuto e oltre. Dovete sapere che per giocare insieme a voi dormiremo a metà strada, faremo ore di viaggio e ritroveremo il nostro destino di sempre: valigia in mano e partenza per realizzare i sogni lontano dalla nostra terra, ma sempre per amore di questa terra. Vedrete i figli emigrati riabbracciare fratelli, amanti e genitori per stare vicino a voi che rappresentate in campo il nostro più grande amore. Statevi vicini, uno con l’altro, con la consapevolezza che uniti potete farcela e quando vi mancherà l’ultimo centimetro vi daremo la spinta per tagliare il traguardo. Mettetevelo in testa: saremo il vostro ultimo centimetro, il centimetro della gloria.

Andate da Iemmello, cari giocatori, guardatelo negli occhi e cercate di capire quello che non riuscirà a dirvi con le parole. Lui, figlio di questa terra e battezzato nel nostro mare, ha nell’anima tutte le emozioni che vive un catanzarese. Non lasciatelo solo, ha bisogno di voi. Se pensate di potervi aggrappare a lui per fare l’impresa, sappiate che lui ha bisogno di aggrapparsi ai suoi compagni per realizzare il suo sogno da bambino. Il vostro sogno da calciatori è il suo sogno di bambino. Ed è diverso, molto diverso. Può farcela solo se sentirà che non siete suoi compagni, ma siete suoi fratelli. Guardando lui potrete capire che dare tutto non basta, serve un po’ di più se volete farlo. E noi sappiamo che potete farlo. Potete farlo se Iemmello vi trasmetterà catanzaresità e voi tutti gli trasmetterete tranquillità. Scambiatevi e miscelatevi le emozioni che contano per fare la storia di una città , di un uomo e del suo popolo in “uno di quei giorni”.
Troppe volte abbiamo lottato in giorni come quello di domani con distanze incolmabili: senza società, senza proprietà, senza giocatori. Stavolta no. Stavolta siamo tutti insieme e in “uno di quei giorni” nessuno può permettersi di avere un rimpianto. Mano nella mano, occhi negli occhi, cuore con cuore: si fa la storia.