Operazione Jonny, gli interessi della cosca Caterisano su discoteche e locali notturni

Arturo Bova, socio di Catarisano fino al 2012, non risulta indagato ma di sarebbe già dimesso dalla presidenza della commissione anti ‘ndrangheta  

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    Svela scenari incredibili l’operazione Jonny. Incredibili per chi ovviamente conduce una vita normale e ancora si stupisce di sapere che, malgrado gli inviti ed i proclami ad arginare i comportamenti malavitosi con le denunce, c’è chi preferisce piuttosto arrivare a compromessi con un sistema delinquenziale che soffoca l’economia del territorio. “Mettersi dentro” alcuni personaggi secondo la maggior parte dell’imprenditoria, anche quella rappresentativa, è il modo migliore per stare tranquilli. E così gli interessi malavitosi dei piccoli clan catanzaresi, per altro completamente assoggettati ai crotonesi, tra omicidi ed intimidazioni arrivano a toccare anche laddove tutto sembra ovattato. Vengono spalancate le porte a gente che utilizza la violenza per affermare un predominio,

    Arriva infatti  l’estate e l’interesse delle cosche che operano nella zona di Roccelletta di Borgia e di Vallefiorita, in particolare quella che fa capo a Nando Catarisano,  si sposta verso i locali notturni, le discoteche. La prima estorsione si consuma secondo una metodologia già rodata.

    Come quella adottata nel luglio 2015 quando fu inscenata da parte dei referenti della cosca di Borgia, con soggetti di etnia rom, una lite presso una discoteca. L’ episodio c indirizzava i proprietari (che in precedenza pagavano ad un altro soggetto ucciso nel 2010) a rivolgersi per la protezione ad un personaggio vicino al boss,  proprio perché questo agiva in rappresentanza del gruppo criminale che controllava la zona ricompresa nel territorio della fascia ionica catanzarese.

    Analoga attività estorsiva veniva posta in essere nei confronti di altre discoteche e stabilimenti balneari, e produceva gli stessi illeciti profitti per le cosche. Tra le estorsioni effettuate, si legge nell’ordinanza dell’operazione Jonny, veniva indicata anche quella  compiuta nel luglio del 2015, sempre con la messa in scena di una lite, presso una discoteca/lido balneare costituita da una struttura in cemento armato a Squillace Lido. Nei giorni successivi a tale lite, Nico Gioffrè e Luciano Bobbino informavano i boss della zona  che anche in tale occasione i proprietari si erano rivolti a loro per “pagare”, concludendosi in tal modo l’estorsione con la tecnica collaudata. Sempre  nel periodo di luglio 2015 un’altra estorsione fu perpetrata ai danni del gestore di un locale sulla costa già proprietario di un’altra discoteca . In particolare il proprietario e gestore di locali notturni era ben a conoscenza dei metodi utilizzati dalle cosche e dei vari referenti. Durante una conversazione captata dagli investigatori emerge chiaramente che il proprietario della discoteca era molto infastidito dei problemi che un gruppo rom aveva creato, si era rivolto proprio a Catarisano per far si che “i cani sciolti” stessero al loro posto. Anche perché l’episodio avrebbe potuto creare una frizione tra i Catarisano e gli altri gruppi.

    Ma l’interesse di Nando Catarisano e della sua cosca , soprattutto dopo alcuni omicidi eccellenti, è anche nel settore turistico. La Gife, di cui Catarisano è titolare, della quale per un periodo è stato socio Arturo Bova (LEGGI QUI), che non risulta indagato e che sembra essersi autosospeso nelle scorse ore dalla carica di presidente della commissione regionale anti ‘ndrangheta, al fine di chiarire la sua posizione, ha nella sua ragione sociale anche la gestione di villaggi turistici.  

    Uno scenario cupo di cui si sta occupando la magistratura.

    Giulia Zampina

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