Inaugurazione Cittadella Regionale: i discorsi ufficiali

Di Mattarella Oliverio e Abramo

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    Di seguito i testi integrali dei discorsi pronunciati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Governatore della Calabria Mario Oliverio e del Sindaco Sergio Abramo all’inuagurazione della Cittadella Regionale 

     

    SERGIO MATTARELLA

    Signor Presidente della Regione Calabria,
    signor Presidente del Consiglio regionale,
    signor Sindaco di Catanzaro,
     
           sono lieto di essere con voi all’inaugurazione della Cittadella regionale, che rappresenta per la Calabria un traguardo e, al tempo stesso, un punto di partenza.
          Questo complesso, ampio e moderno, è il compimento di un progetto a lungo coltivato da giunte di diverso orientamento politico, per il quale sono stati necessari investimenti cospicui e tanto lavoro. 
            Mi auguro ora che il risultato raggiunto diventi un elemento di coesione, e che ci sia una ricaduta di fiducia anche nel confronto politico, stimolando l’azione legislativa e di governo regionale, rafforzando il legame tra istituzioni e cittadini, consentendo ai protagonisti di riconoscere sempre, anche nella competizione tra idee e proposte diverse, ciò che attiene al bene comune e agli interessi primari della società.
           La piena operatività di questa struttura, oltre a dare vantaggi alla città di Catanzaro, consentirà maggiore vicinanza, e dunque un più agevole coordinamento, tra i vari settori dell’amministrazione regionale, nella previsione che ciò produca una migliore efficienza degli uffici e dei servizi.
            
    La cerimonia odierna – ripeto – non è un punto conclusivo. Il nuovo inizio rimanda a una responsabilità collettiva, a un impegno di rinnovamento della macchina pubblica, a un’ambizione più alta negli stessi contenuti della sua azione.
           Il regionalismo ha rappresentato una tappa importante nella storia italiana: a 46 anni dall’avvio dell’attuazione della norma costituzionale, in presenza di significative riscritture in corso della Carta, è giusto riflettere su ruolo e responsabilità di questa esperienza.
     
     
           Dobbiamo saper cogliere l’occasione perché un cambiamento positivo raggiunga i cittadini, le imprese, le comunità locali, e perché, dopo questi duri anni di crisi economica e finanziaria, si avvii finalmente, con successo, una stagione di sviluppo. 
            Uno sviluppo durevole, sostenibile e promotore di coesione sociale. Una sfida tanto più da raccogliere in questa Terra di Calabria, segnata da fenomeni endemici che ne hanno rallentato la capacità di competere.
            La sfera pubblica viene indicata spesso, da opinioni presenti fra i nostri concittadini, come elemento frenante. Su di essa sembra gravare un pregiudizio negativo. Eppure l’efficacia della sua azione è premessa ineludibile ad ogni progresso.
            L’azione pubblica va migliorata, resa più moderna e più veloce. 
           Chi assume una responsabilità pubblica deve svolgere il proprio compito con onore e dedizione, a servizio della società. 
            La stessa politica, spesso, non riesce a sottrarsi alla logica degli interessi particolari, quando si appiattisce su una mera e conservatrice riproduzione del consenso – toccando talvolta quella zona grigia che non distingue legalità da illegalità – nell’illusione di preservare se stessa mentre la comunità circostante non riesce a trarre concreti benefici.
            La Calabria, il Meridione, e l’Italia, meritano che la giornata di oggi segni la volontà di una ripartenza. 
            La piena dignità della cosa pubblica è la premessa per il risanamento delle piaghe e per la ripresa. Conferire dignità alla cosa pubblica, e alla politica, è oggi essenziale per mettere in moto uno sviluppo innovativo. 
            Le forze del mercato, da sole, non potranno colmare il gap accumulato, né creare vantaggi in ambiti strategici oggi privi di risorse e di premesse basilari. 
             Le forze del mercato vanno sostenute, stimolate, orientate verso una crescita economica ed occupazionale che l’azione pubblica deve promuovere; con scelte lungimiranti, con investimenti coraggiosi, con una condotta sobria e trasparente, con regole essenziali.
            Governare bene è possibile ed è una attività decisiva per dare futuro a una comunità, a un territorio, alle forze migliori che la società esprime. Esigenza tanto più forte nel Mezzogiorno della nostra Italia. 
             Il nostro destino non può essere quello di un Paese diviso e sempre più diseguale. 
             Non è accettabile che crescano le distanze in termini di lavoro, di opportunità, di risorse disponibili, di concreto esercizio dei diritti, di investimenti. 
     
             L’Italia ha bisogno dello sviluppo del Sud. Non ci sarà crescita piena, neppure nelle Regioni più forti, senza una crescita del Meridione. 
             L’unità del Paese è indispensabile per superare le nostre fragilità, per la nostra uscita dalla crisi, per il rilancio dell’economia, per consentirci di giocare un ruolo in Europa. 
     
     
             Perché si innesti la dinamica di uno sviluppo innovativo tutti devono fare la loro parte. Devono farlo anche le regioni del Sud. Non basta attendere interventi dall’alto o dall’esterno. Non basta reclamare inadempienze storiche, anche se queste non vanno, certo, dimenticate. 
            La rimonta della Calabria dipende anzitutto dai calabresi, così come per ciascuna delle Regioni meridionali. 
            E’ una responsabilità che la politica regionale deve saper assumere e trasmettere. Il linguaggio della verità è la premessa di una riscossa, che può avvenire soltanto attraverso una partecipazione attiva dei cittadini, delle forze sociali, della società civile.
             
             Creare nel Paese il lavoro che manca è la prima delle priorità. 
             Dare un futuro ai giovani, in Calabria come in Italia, è condizione della tenuta stessa della nostra nazione. 
             Ogni discorso sulla ripresa deve necessariamente affrontare questo nodo. 
             Il contesto è particolarmente difficile, ma lo scoramento va combattuto con la serietà dei propositi e con la coerenza dei comportamenti, perché riuscirvi è possibile. 
             La realtà del Mezzogiorno offre numerose leve ed energie civiche, che possono generare percorsi virtuosi. 
             Pur in presenza di dati economici non incoraggianti relativi ai livelli occupazionali, alla scarsa presenza di donne e di giovani nel mondo del lavoro e all’andamento generale del Pil, nel Meridione si registra una crescita del numero delle imprese, una presenza significativa di aziende guidate da giovani, un risultato promettente del turismo e opportunità positive sulla nuova frontiera della green economy. La società contiene energie positive rilevanti: occorre dar loro modo e occasioni per esprimersi.
             La buona politica, insomma, ha molto da fare. E guai a nascondersi dietro vecchi alibi, funzionali al permanere dello status quo. 
             Del resto, voi stessi alla Regione Calabria, in collaborazione con il governo nazionale e con l’Agenzia per la Coesione territoriale, siete riusciti in questi mesi ad adottare una serie di misure per accelerare l’utilizzo dei fondi europei destinati alle infrastrutture, alla ricerca, all’ambiente, all’inclusione sociale. E’ segno che si possono ottenere risultati e che si può invertire la rotta. L’Europa è un’opportunità di sviluppo, malgrado le difficoltà e le incertezze del momento che attraversa.
              
     
             Il contrasto alla criminalità organizzata e la battaglia per l’affermazione della legalità restano pietre angolari di ogni progettualità politica. 
             La presenza della n’drangheta in questo territorio e la sua minacciosa pressione sulla vita pubblica sono evidenziate dalla cronaca – non ultime le intimidazioni rivolte contro rappresentanti delle istituzioni a vari livelli, le minacce agli esponenti della stampa libera – e prima ancora sono percepite nelle comunità a cui viene impedita la libera e piena crescita economica e sociale.
              Al tempo stesso però vediamo sane reazioni al peso della malavita e del malaffare. Registriamo coraggiose ribellioni. Che a loro volta alimentano il coraggio e la fiducia dei giovani. E’ stata positivamente contagiosa, per tutto il Paese, la voglia di giocare delle ragazze della squadra di calcio di Locri, nonostante oscuri condizionamenti. Questo moto di solidarietà, che da ogni parte ha raggiunto la Calabria, va inteso come una scelta spontanea di condivisione nazionale. Del resto, la n’drangheta è una minaccia per l’intero Paese, come dimostrano inchieste e processi in diverse Regioni italiane, e la sua sconfitta costituisce una esigenza e un obiettivo nazionali. 
             La Calabria non è sola. Lo Stato non è lontano. La Calabria è parte integrante e inseparabile della vita dell’Italia e la coinvolge. La questione, quindi, interpella e richiama la coscienza civile di tutte le istituzioni. 
             Lo Stato è a fianco di chi lotta per estirpare la pianta malavitosa. 
             Lo Stato ha i volti e l’animo dei magistrati e degli uomini delle forze dell’ordine, che ogni giorno combattono le infiltrazioni criminali, gli affari delle cosche, i traffici di stupefacenti, da loro gestiti, ormai, su scala internazionale, le estorsioni che contribuiscono invece a irrobustire la loro rete territoriale. I successi che forze di polizia e magistratura ottengono sono ossigeno per la società calabrese, che deve aver fiducia e saper reagire.
             Lo Stato ha il volto della vita di ogni giorno.
             Lo Stato siamo tutti noi. 
             Ogni iniziativa volta a far crescere la cultura della legalità, a ridurre gli spazi dell’ambiguità e del losco compromesso, è uno spazio pubblico recuperato al bene comune. Un nuovo sviluppo può nascere soltanto dal riconoscimento che l’impegno per la legalità è un bene da condividere, è un patrimonio comune, che viene prima del legittimo contrasto tra opinioni diverse.
             Sconfiggere la n’drangheta è possibile. E’ un dovere, che va posto in cima ad ogni programma di governo. E’ anche condizione per attrarre investimenti, per pensare programmi di medio e lungo termine, per allargare gli scambi, le relazioni, le potenzialità del proprio ambiente, per evitare che i giovani siano costretti a portare lontano dalla loro terra quel bagaglio di conoscenze, di cultura, di speranza, che invece è tanto prezioso per il futuro della Calabria.
             
     
     
     La cultura è una leva importante di sviluppo, è componente essenziale della qualità italiana, tanto apprezzata e richiesta nel mondo. 
     
               La Calabria ha tradizioni culturali forti e antiche, e ha dato un contributo importante al pensiero, alla letteratura, alla scienza, come testimoniano tanti suoi figli illustri – senza tornare troppo indietro nel tempo – da Mattia Preti a Umberto Boccioni,  da Corrado Alvaro a Leonida Repaci, da Francesco Cilea a Renato Dulbecco. 
               La cultura rappresenta elemento propulsore della crescita sociale: unisce la bellezza con la conoscenza, la storia con la progettualità. La cultura è condizione affinché i giovani possano raccogliere il testimone delle generazioni che li hanno preceduti e possano sentirsi protagonisti.
                La scuola e la formazione vanno seguite, con cura particolare, da chi governa la cosa pubblica. Occorre combattere la dispersione scolastica, dare prospettive alle eccellenze che si formano in Calabria e, al tempo stesso, aprire le scuole al mondo del lavoro: la risalita parte anche da qui.
               
              Come riparte dall’ambiente, dal vostro meraviglioso territorio, che purtroppo ha sofferto speculazioni e incurie, oltre che, talvolta, il perverso connubio tra malaffare e cattiva amministrazione. Il dissesto idrogeologico è causa di un impoverimento di risorse e di rischi per le popolazioni. Intervenire per ridurlo è opera di grande valore sociale. Da questo impegno può nascere lavoro e i benefici ricadranno su ogni comparto della vita sociale.
              
               La Calabria ha grandi ricchezze naturali che vanno dal mare alle montagne: i calabresi devono riconquistarle appieno per offrirle a tuti coloro che vogliono ammirarle. D’altra parte, i tempi nuovi attribuiscono giustamente all’ambiente un valore sempre maggiore. Senza compatibilità ambientali non ci sarà vero sviluppo sostenibile e duraturo, mentre dalla bellezza e dalle energie proprie di un territorio possono scaturire molteplici vantaggi economici prima non considerati adeguatamente.
     
     
     
               Il mio, in definitiva, vuole essere un augurio sincero. E un incoraggiamento. Vi sono problemi impegnativi da affrontare. Ma, se riusciremo a far esprimere e valorizzare le risorse morali e le energie civiche che qui sono presenti, possiamo vincere la sfida più importante: dare un futuro, un futuro brillante, ai giovani della Calabria.
     
    MARIO OLIVERIO

    Presidente Mattarella

    La ringrazio sentitamente per aver accolto il nostro invito a partecipare a questa cerimonia di inaugurazione della “Cittadella Regionale”.

    La Sua presenza è un’importante segno di attenzione verso la nostra terra e costituisce per noi motivo di orgoglio e di fiducia.

    Oggi è una giornata particolare. Per la Calabria è una data solenne.

    Anche i calabresi hanno la loro casa. Non è una nuova casa. E’ la prima casa.

    Abbiamo dovuto attendere la X Legislatura perché anche la Calabria si dotasse di una sede unica degli uffici regionali.

    La “Cittadella”, pur se è stata una scelta avvenuta in maniera contrastata e tardiva, costituisce un valore in sé.

    Rappresenta un primo atto di riforma regionalista.

    E’ un atto di riforma perché è, innanzitutto, una buona pratica di spending review. Cinque milioni di euro annui invece che essere impiegati per il pagamento dei canoni di locazione possono essere utilizzati per investimenti e servizi.

    E’ un atto di riforma perché favorisce l’elevamento del tasso di efficienza e trasparenza dell’attività amministrativa.

    L’Amministrazione regionale cessa di essere una sorta di araba fenice : era dislocata in ben trenta sedi di uffici allocati e sparsi nella città di Catanzaro.

    Ora, disponiamo di una sede unica con una struttura moderna, facilmente accessibile che ha accorpato tutti gli uffici, intelligentemente progettata dall’illustre architetto prof. Paolo Portoghesi, a cui va il nostro ringraziamento.

    L’intervento consta di 190.500 mq; il palazzo si eleva per 12 piani e contiene circa 2000 postazioni di lavoro.

    Il cittadino e l’utenza possono così pienamente espletare il proprio diritto e partecipare attivamente alla definizione dei procedimenti amministrativi.

    La Cittadella costituisce un riferimento importante per la riorganizzazione del sistema territoriale regionale.

    In coerenza con il mandato affidatomi dai calabresi, ho inteso assumere come una priorità assoluta il completamento e la messa in funzione della Cittadella degli uffici regionali.

    Una scelta che per quanto non semplice, per le difficoltà e le resistenze che ad essa si frapponevano, sarebbe stata inevitabilmente strategica e funzionale.

    Senza il funzionamento della sede unica degli uffici l’azione di snellimento e di efficientamento organizzativo – amministrativo che stiamo compiendo sarebbe stata monca.

    Senza questo adempimento, la scelta che abbiamo fatto di ridurre quasi di un terzo il numero dei dipartimenti e delle postazioni dirigenziali dell’amministrazione e quella di accorpamento e di messa in liquidazione delle aziende e degli enti sub regionali non avrebbero la giusta efficacia.

    Anche la riforma dello Statuto regionale che abbiamo approvato all’avvio di questa legislatura ora avrà più compiutezza.

    MARIO OLIVERIO

    Egregio Presidente,

    i calabresi Le sono immensamente grati per la Sua presenza oggi a Germaneto di Catanzaro.

    La Sua presenza assegna all’avvenimento odierno un carattere storico.

    Oggi è un nuovo inizio.

    La Cittadella sarà necessariamente il luogo che simboleggia un regionalismo capace di interpretare e rappresentare la domanda dei diritti e dei bisogni che oggi sono assai diversi da quelli che irrompevano sulla scena storico-sociale al tempo in cui le Regioni sono nate.

    In Calabria, la nascita della Regione ha rappresentato una scelta divisiva.

    A distanza di quasi mezzo secolo l’eco di quelle lacerazioni è ancora presente.

    Si espresse un moto di protesta che ebbe una dimensione popolare e di massa. Probabilmente quella vicenda troppo semplicisticamente è stata ricondotta ad una contrapposizione campanilista e valutata, forse superficialmente, secondo gli schemi di una rivolta dal carattere eversivo.

    Quella protesta si manifestava sostanzialmente come la febbre rivelatrice della malattia di quel dualismo che per decenni ha sacrificato ad una condizione di sottosviluppo vaste aree meridionali ed oggi costituisce uno dei limiti strutturali alla crescita ed alla capacità competitiva dell’intero Paese.

     

    Ora lo scenario è mutato.

    Negli anni che abbiamo alle spalle si è paventato addirittura il rischio di una meridionalizzazione del “sistema Italia”.

    Il mutamento dello scenario economico, sociale ambientale a livello globale impone la ricerca di un modello di sviluppo sostenibile del quale il Sud può costituire un punto di forza. Il Meridione è la chiave per una nuova dislocazione del nostro Paese e dell’Europa nel rapporto con la vasta area del sud del Mediterraneo. L’Italia può essere protagonista ed artefice di una nuova Europa solo se saprà interpretare le opportunità che offre il Mediterraneo.

    Non bisogna avere paura o pensare solo a proteggersi dalle insidie che il nostro grande mare porta con sé.

    Noi calabresi siamo orgogliosi di essere parte attiva del Sud di un Paese che si assegna questa missione.

    Candidiamo la Calabria ad essere una piattaforma avanzata al servizio dell’area del Mediterraneo e a svolgere la funzione di importante porta di accesso per l’Europa continentale.

    Preoccupa il riemergere di spinte nazionaliste e di sentimenti antieuropeisti.

    Il nostro auspicio è quello che i muri si abbattano e non aumentino, che prevalga irreversibilmente l’Europa di Schengen, che si consolidi la moneta europea e che possa affermarsi compiutamente l’Europa dei territori e dei popoli.

    Noi calabresi vogliamo essere protagonisti della costruzione di questa nuova Europa unita aperta e solidale.

    Anche per questo siamo in prima linea nelle attività di assistenza e di accoglienza dei flussi di immigrazione che da Sud e da Oriente si rivolgono verso l’Europa.

    Rinchiudersi è come voler fermare il vento con le mani.

     

    La dimensione europea è la primaria fonte di aggiornamento del nuovo regionalismo.

    Le competenze delle Regioni, la produzione legislativa nazionale e l’azione dei Governi sono fortemente condizionati dalle direttive europee.

    Siamo in presenza non di una crisi ma di una evoluzione dello Stato nazionale.

    Alla luce dell’approvazione in Parlamento della riforma costituzionale e della istituzione del Senato delle Regioni e dei Comuni necessita, prima ancora che ridisegnare i confini territoriali delle Regioni, un riordino del sistema istituzionale italiano.

    In questo senso va sostenuta e portata a compimento l’opera di semplificazione che il Governo, presieduto da Matteo Renzi, sta perseguendo con la sua intensa azione riformatrice.

    In assenza di un compiuto processo di riforma il rischio di un centralismo tanto più autoritario quanto meno autorevole è sempre più imminente.

    Nelle Regioni, come la Calabria, dove è stato intenso, ad esempio, il ricorso all’istituto del commissariamento quasi sempre si sono accentuati i termini del fallimento del regionalismo.

     

    Al fine di un rilancio del Sud e della Calabria, quello del nuovo regionalismo, non è solo tema di ingegneria istituzionale.

    E’ necessario alimentare ed affermare la cultura della legalità, dei diritti, del rispetto delle regole. Fare crescere un nuovo senso civico.

    La frontiera della innovazione deve guidare la utilizzazione delle risorse e le nostre Università devono essere il motore di questa sfida.

    Alle classi dirigenti locali ancor di più in questa fase storica è richiesto rigore morale, credibilità ed affidabilità. La maggioranza dei calabresi ha affidato a noi il compito di una e vera propria rifondazione democratica.

    E’ difficile che si possa accrescere il senso civico senza l’assunzione di una piena responsabilità delle classi dirigenti.

    Questa è la via da percorrere per costruire il nostro futuro e per fare della Calabria una regione “normale”.

    Non invochiamo alibi ma intendiamo assolvere innanzitutto al nostro dovere.

    Il riaffiorare di forme di neocentralismo statale è alimentato spesso dalla critica alle classi dirigenti meridionali. Questo alibi va tolto.

    Vogliamo metterci alla prova. In questo anno ci siamo già cimentati.

    Al momento del mio insediamento alla Presidenza della Giunta regionale, nel dicembre 2014, Bruxelles segnalava gravi inadempienze nell’attuazione del programma 2007/13 e non era stato ancora trasmesso il documento di programmazione della nuova Agenda europea 2014/2020.

    Abbiamo lavorato intensamente.

    Dopo pochi mesi il Commissario europeo Signora Corina Cretu ha riconosciuto che è stata compiuta una “impresa prima non immaginabile”.

    Abbiamo evitato che 2 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo e quattro provenienti dal vecchio programma, venissero dirottati verso altri territori europei.

    Oggi queste risorse sono disponibili per la Calabria e debbono essere investite per lo sviluppo e la modernizzazione.

     

    “Prima di tutto la Calabria….” non è una semplice invocazione ma è la consapevolezza della funzione che siamo chiamati ad esercitare.

    Egregio Presidente.

    “Prima di tutto la Calabria….” è anche consapevolezza che non ce la possiamo fare da soli.

    Ciò non vuol dire rifugiarsi in una rivendicazione lamentosa e subalterna nei confronti dello Stato centrale.

    Vogliamo sollecitare l’attenzione delle politiche nazionali prima ancora che sui punti di debolezza sui punti di forza del sistema calabrese.

    Ovviamente, non è da sottovalutare l’aggravamento registrato nell’ultimo decennio degli indicatori sociali ed economici.

    Abbiamo subito un processo recessivo progressivo e galoppante.

    E’ impossibile oscurare una realtà contrassegnata dal reddito procapite più basso d’Italia (16.200 euro), dall’indice più alto di povertà (oltre il 26 % delle famiglie calabresi vive in condizioni di povertà relativa), dal tasso più alto di disoccupazione.

     

    Senza una intensificazione degli investimenti pubblici è difficile ribaltare l’asse da una economia assistita e dipendente ad un modello di sviluppo autopropulsivo e produttivo.

    E’ necessaria innanzitutto, una riduzione dei vincoli ed una correzione della politica dell’austerità da parte dell’Europa.

    La sfida che dalla Calabria ci apprestiamo a sostenere è quella di utilizzare i fondi europei per investimenti rigorosamente finalizzati alla creazione di lavoro, al sostegno alle imprese, ad aumentare la competitività nei mercati esterni.

    Le scelte che si vanno effettuando sulla prospettiva del porto di Gioia Tauro si iscrivono in questo contesto.

    La nuova autorità portuale e l’avvio della procedura per la istituzione della zona economica speciale sono misure propedeutiche a questi obiettivi.

    L’area dello stretto non divide ma unisce.

    L’HUB portuale di quest’area è ormai il più importante tra i porti italiani.

    La polifunzionalità, e non solo il trashpeament, rende il nuovo sistema portuale più attrattivo e competitivo in relazione ai traffici che interessano le rotte del mediterraneo, soprattutto dopo il raddoppio di Suez.

    Una occasione questa per promuovere investimenti utili al completamento dei grandi corridoi nazionali ed europei.

    La stipula di un “Patto per lo sviluppo della Calabria”, in atto tra Regione e Governo, è innanzitutto finalizzata all’abbattimento del divario infrastrutturale. Non è più sopportabile, anzi è sconveniente, che “Ferrovie Italiane” destini al Sud solo il 12% degli investimenti annui realizzati in Italia.

    Parimenti non è conveniente che la Salerno-Reggio Calabria possa restare un’opera incompiuta. Il tratto più insicuro, lungo circa 50 Km sull’asse calabrese, non è stato ancora modernizzato. Eliminare la strozzatura calabrese della E90 e completare il corridoio Jonico-Adriatico è una convenienza per l’Italia e l’Europa.

    Ma non solo interventi strutturali: sarebbe sufficiente, che ad esempio, Ferrovie provvedesse ad una efficientemento del servizio per istituire un collegamento diretto tra la Calabria e Roma, semplicemente evitando la sola fermata di Napoli, per abbattere di circa un’ora il tempo di percorrenza.

    Per la connessione della Calabria, attraverso la rete di banda larga è già in atto una inversione di tendenza.

    Entro quest’anno la Calabria sarà la regione che in Italia avrà la più alta copertura del territorio con la rete di fibra ottica.

    Insomma!…. Non è illusorio ritenere possibile una riconversione delle criticità in opportunità.

    Le peculiarità della Calabria, con i suoi tre parchi nazionali, le sue coste, le sue bellezze naturalistiche fanno del territorio la risorsa primaria per lo sviluppo.

    Gli interventi richiesti per la cura e la manutenzione del territorio sono altamente produttivi prima ancora che utili alla prevenzione dei rischi naturali. Negli ultimi mesi abbiamo fronteggiato due gravi eventi alluvionali, con tempestività ed efficacia, grazie ad una azione sinergica, coordinata tra tutte le istituzioni competenti.

    Sono crescenti le eccellenze che si vanno affermando soprattutto nei settori più trainanti dell’agroalimentare, del turismo e nell’ industria culturale.

    Il nostro sforzo è quello di creare più lavoro e garantire più diritti, di creare opportunità di lavoro per tanti giovani e tante ragazze nella nostra terra.

     

    Egregio Presidente,

    il precedente di una visita del Presidente della Repubblica alla Regione Calabria risale a quando Carlo Azeglio Ciampi si è recato a Reggio Calabria, a Palazzo Campanella, per rendere omaggio alla salma del Vice Presidente del Consiglio Regionale onorevole Fortugno.

    Franco Fortugno era una persona per bene, un sincero democratico. La presenza e le parole del Presidente Ciampi furono il messaggio più forte a sostegno dello sdegno e della reazione che la Calabria democratica ha manifestato per respingere il drammatico attacco mafioso.

    E’ trascorso un decennio nel quale grazie all’impegno degli organi inquirenti e della magistratura sono stati inferti efficaci e duri colpi alle organizzazioni criminali mafiose. Per ultimo, questa mattina, con l’arresto di due superlatitanti nella Piana di Gioia Tauro. Un sentito ringraziamento rivolgo alle forze dell’ordine, al Procuratore ed alla Procura di Reggio Calabria.

    La mafia anche in questi anni non è stata silente. Ha fatto sentire ripetutamente il peso delle minacce e delle intimidazioni.

    Sono numerosi gli uomini delle forze dell’ordine ed i magistrati che con coraggio e professionalità sono stati in prima linea a contrastare i livelli organizzativi ed affaristici della ndrangheta, divenuta la più temibile potenza criminale, anche per la sua forza economica, a livello nazionale ed intercontinentale.

    Molti di loro non hanno arretrato anche quando sono stati oggetto di gravi atti intimidatori.

    Il recente attacco rivolto al Dottor Gratteri ne è testimonianza. A lui e alla sua famiglia rinnovo anche oggi la nostra solidarietà e vicinanza.

    E’ numerosa la schiera degli amministratori locali ed esponenti istituzionali che viene fatta oggetto di atti di violenza. L’ultimo in ordine di tempo è il ripetuto attacco nei confronti del Presidente della Commissione regionale Antimafia, On. Arturo Bova, a cui rinnoviamo la nostra piena solidarietà

    In Calabria registriamo il più alto numero di attentati ed atti intimidatori a danno degli amministratori locali.

    Per quanto ci riguarda, come amministrazione regionale, riteniamo elemento fondante ed imprescindibile nell’impegno per un nuovo regionalismo la scelta della costituzione di parte civile della Regione nei processi di mafia e la esplicita dichiarazione di rifiuto dei voti della mafia.

     

    Ho l’onore di presiedere la Giunta regionale che può operare per la prima volta dal suo Palazzo di Governo. Ciò per me è ragione di maggior impegno e responsabilità nel sostanziare il nuovo inizio del regionalismo calabrese.

    In una occasione come questa non posso non ricoradre i tratti innovativi ed il carattere riformista del pensiero politico e culturale che ci ha lasciato in eredità il primo Presidente della Giunta regionale on. Antonio Guarasci.

    Caro Presidente,

    a nome di tutti i calabresi residenti in Calabria e all’estero, a nome di tutti i Sindaci e delle autorità istituzionali presenti, Le rinnovo il più affettuoso saluto e ringraziamento per essere qui tra noi. La Sua presenza scolpisce nel tempo questa giornata, ci fa sentire vicina la presenza dello Stato, ci rende fieri di essere calabresi, di essere terra di frontiera dell’Italia e dell’Europa, ci sprona ad un impegno ancora più convinto e determinato al servizio della nostra terra.

    SERGIO ABRAMO

    Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente della Giunta Regionale, Signori Sindaci, Autorità,

     

    la solenne inaugurazione nella Città Capoluogo della sede del Governo Regionale della Calabria, alla presenza del Capo dello Stato, avviene in coincidenza con il Settantesimo anniversario della Repubblica Italiana.

     

    E’ una circostanza allo stesso tempo suggestiva e significativa.

     

    Si compie definitivamente in Calabria, sia pure a distanza di 45 anni, il sogno del regionalismo, un sogno che appariva monco proprio per la mancanza di un luogo-simbolo, in cui tutti i calabresi potessero riconoscersi.

     

    Il cammino del regionalismo nella nostra Regione, come tutti sappiamo, è stato tormentato e segnato da profonde divisioni che hanno minato seriamente la vita democratica della nostra terra.

     

    A me piace immaginare che questa maestosa opera possa essere percepita da tutti i calabresi – dal Pollino alle marine dello Stretto – come simbolo dell’unità regionale e della fine di tutti i campanilismi.

     

    Signor Presidente,

    nell’esprimerle la mia gratitudine per avere accettato l’invito rivoltole dal Presidente della Giunta Regionale, mi piace ricordare che le radici del nome Italia sono qui, in questo lembo di terra che divide i Golfi di Sant’Eufemia e Squillace, come riportano molte fonti dell’antichità.

    Era la terra degli Itali, il popolo che adorava il totem-vitello. Un “re Italo” avrebbe, secondo la leggenda, guidato gli Enotri, indiscussi dominatori della parte meridionale dell’attuale Calabria.

     

    Il nome Italia si sarebbe poi esteso, man mano, a tutta la Penisola, con l’avanzare della conquista romana.

     

    E’ per tali motivi, così carichi di suggestioni e alti significati, che rinnovo anche in questa sede la mia richiesta al presidente Oliverio perché intitoli questa splendida opera agli Itali.

     

    “Palazzo degli Itali” diventerà così non solo simbolo dell’unità tra tutti i calabresi, ma soprattutto simbolo dell’unità nazionale di cui Lei, Signor Presidente, è il massimo custode e garante.

     

    Signor Presidente Mattarella,

    la sua presenza a Catanzaro è un gesto che apre il cuore alla speranza.

     

    La nostra Calabria continua ad essere uno dei “fanalini di coda” dell’Unione Europea, come impietosamente confermano tutti i più recenti studi.

     

    La Calabria è sempre più povera in un Mezzogiorno che, a sua volta, si allontana dal resto del Paese.

     

    C’è un dato, tra gli altri, che raggela.  Secondo Svimez, ci sono più di duecentomila giovani calabresi, tra i 15 e i 35 anni, che hanno smesso di istruirsi e di cercarsi un lavoro.

     

    E’ una resa incondizionata al sottosviluppo e alla rassegnazione, una situazione indegna di un Paese civile.

     

    Da soli non possiamo farcela.

    C’è bisogno di un grande piano per l’occupazione e lo sviluppo, c’è bisogno che i Governi investano sulla Calabria e sulle sue potenzialità e che contrastino con più determinazione i fenomeni di illegalità e criminalità, dotando le Procure e le forze dell’ordine dei mezzi necessari.

     

    Non consenta, Signor Presidente della Repubblica, che la Calabria affondi.

     

    Non consenta, con la sua autorevolezza e il suo carisma, che un pezzo della nostra Italia scivoli inesorabilmente verso l’abbandono.

     

    Faccia diventare – e solo Lei può farlo – la Calabria una questione nazionale, un punto essenziale nell’agenda dei Governo, faccia comprendere a coloro che guardano alla nostra Regione con pregiudizio che la Calabria da problema può trasformarsi in straordinaria risorsa per tutto il Paese.

     

    La Calabria fortunatamente non è solo frammentazione, isolamento, inadeguatezza della pubblica amministrazione, illegalità, sperpero, fragilità del sistema sanitario.

     

    C’è una bella Calabria che reagisce, che non si rassegna, che guarda al futuro.

     

    Sono i giovani, vanto delle nostre Università, a rappresentare la speranza.

     

    Da questa valle si può scorgere, in lontananza, il luogo dove sorgeva il Vivarium di Cassiodoro, una delle prime università della storia. A poche centinaia di metri da qui, sorge il campus universitario “Magna Graecia”  con le sue facoltà di scienze giuridiche e mediche.  Gli studi sono il passato, ma anche il futuro della nostra terra.

     

    La Calabria deve essere amata e difesa.

    Come il Parco archeologico di Scolacium, anch’esso a pochi chilometri da qui, che conserva i ruderi delle antiche civiltà magnogreca e romana, ma che rischia – per mancanza di personale – di chiudere l’accesso ai visitatori.

     

    La ringrazio, Presidente, per il riferimento che ha fatto, nel tradizionale messaggio di fine anno, ai problemi dell’ambiente.

     

    La Calabria, con i suoi 8oo chilometri di costa e i suoi tre Parchi montani, rappresenta un tesoro ambientale per tutto il Paese. Ma bisogna fare di più per salvaguardare il mare dai fenomeni di inquinamento, realizzando un’efficiente rete di depurazione.

     

    C’è tanto da fare per migliorare e potenziare il sistema di smaltimento dei rifiuti che purtroppo continua a registrare pesanti ritardi.

     

    La ringrazio anche per l’accenno fatto, sempre nel messaggio di fine anno, all’importanza della raccolta differenziata.

     

    A Catanzaro abbiamo avviato da appena un mese il sistema “porta a porta”, in alcuni quartieri, facendo registrare importanti risultati – siamo già al 65% nelle aree toccate dal nuovo servizio – grazie alla collaborazione dei cittadini.

     

    I calabresi, Signor Presidente, sono cittadini eccezionali.

     

    Sparsi in ogni angolo del mondo, riescono a fare valere le loro qualità umane e professionali.

     

    I figli dei calabresi – come il presidente argentino Macri – sono l’orgoglio della nostra terra.

     

    I calabresi sono tolleranti e accoglienti.

    Nelle nostre città, nonostante gli innegabili problemi di integrazione, i migranti sono accolti con benevolenza e civiltà.

     

    Non dimenticano, i calabresi, di essere stati i migranti degli ultimi due secoli.

     

    Chiedono però strumenti per accogliere degnamente chi fugge dalle guerre e dalle persecuzioni e per contrastare invece chi arriva sulle nostre spiagge in maniera clandestina e con finalità criminali.

     

    I calabresi sono coraggiosi e non hanno paura di battersi.

     

    Ci sono tanti amministratori – Sindaci, consiglieri – e tanti onesti imprenditori che subiscono pesanti intimidazioni, eppure vanno avanti.

     

    A loro va assicurata protezione e solidarietà reale.

     

    Il simbolo di tanto coraggio è una piccola donna – Lea Garofalo – che ha saputo ribellarsi alla mafia e ai suoi rituali, pagando con la vita.

     

    Qualche mese fa, abbiamo voluto onorarla a Catanzaro, dedicandole una scultura collocata in un giardino pubblico molto frequentato dai giovani.

     

    A  Lea Garofalo , Signor Presidente, vorrei dedicare questa giornata storica, quella che vorremmo fosse ricordata in futuro come  la giornata del coraggio e della speranza, l’inizio di un nuovo cammino per la nostra amata Calabria.

     

    Grazie ancora, Presidente.

     

     

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