Sospetto caso di colpa medica: Corte di Assise di Appello, inammissibile l’impugnazione della Procura

Estinzione del reato per il decorso del termine prescrizionale normativamente previsto.

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    Nella mattinata di ieri, innanzi alla Corte di Assise di Appello di Catanzaro (presidente Giglio, a latere Commodaro), si è celebrato il processo a carico di F. M., tratto a giudizio per un presunto caso di malasanità. Correva l’anno 2008 allorquando la signora R. C. veniva aggredita, per futili motivi, a Borgia. Immediatamente dopo l’aggressione, la malcapitata venne trasportata presso l’Ospedale Pugliese – Ciaccio di Catanzaro, . All’ospedale, a seguito della somministrazione delle prescritte terapie, la signora veniva dimessa. Dopo qualche giorno, tuttavia, i familiari della paziente, stante il peggioramento delle condizioni di salute della signora, provvedevano a sollecitare una ulteriore visita specialistica, all’esito della quale veniva diagnosticata la frattura del collo del femore. Dopo essere stata sottoposta a intervento chirurgico di inchiodamento del femore, la paziente morì. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro aprì un’inchiesta al fine di accertare eventuali responsabilità facenti capo all’aggressore e ai medici, intervenuti, a vario titolo, nella cura della paziente. Espletate le indagini, venivano rinviate e giudizio e processate quattro persone: l’aggressore, imputato di omicidio preterintenzionale, e tre sanitari, imputati di omicidio colposo. Al termine del giudizio di primo grado, l’aggressore veniva dichiarato colpevole e condannato alla pena di due anni di reclusione, in virtù di una riqualificazione del fatto nel delitto di lesioni, mentre tutti i sanitari venivano assolti, in ragione dell’insussistenza dei fatti loro contestati. La Procura Generale, tuttavia, interponeva appello avverso quella sentenza, riuscendo a ribaltarne le statuizioni. La Corte di Assise di Appello, difatti, in accoglimento del gravame, condannava i quattro imputati, comminando pene pesanti: dieci anni di reclusione per l’aggressore, ritenuto responsabile di omicidio preterintenzionale, e otto mesi di reclusione per i tre medici, considerati, questi ultimi, responsabili di concorso in omicidio colposo. I difensori di tutti gli imputati proponevano ricorso per Cassazione e la Suprema Corte confermava tutte le condanne (dieci anni di reclusione per l’aggressore e otto mesi di reclusione per due dei tre medici), accogliendo soltanto le censure giuridiche mosse nell’interesse di uno dei sanitari. Il Supremo Consesso, nello specifico, accoglieva il solo ricorso proposto nell’interesse di F. M., annullando la sentenza di secondo grado e rinviando la trattazione del giudizio innanzi alla Corte territoriale, per il riesame della posizione individuale del medico. Ieri mattina, la Corte di Assise di Appello di Catanzaro, accogliendo le richieste del collegio difensivo del sanitario, composto dagli avvocati Enzo Marincola e Simone Rizzuto (in foto), ha dichiarato l’inammissibilità dell’appello originariamente proposto dalla Procura Generale avverso la sentenza di primo grado, in ragione dell’estinzione del reato per il decorso del termine prescrizionale normativamente previsto. Il sanitario, dunque, è l’unico ad uscire immune da responsabilità nell’ambito di tale lunga e articolata vicenda giudiziaria. Alla suddetta udienza ha partecipato una delegazione di studenti del Liceo Classico “P. Galluppi” di Catanzaro, accompagnata dal professor Luca Scalise e accolta presso gli Uffici giudiziari dal presidente dell’associazione “La Voce della Legalità”, l’avvocato Giulia Anna Pucci. La presenza, attenta e interessata, degli studenti liceali si è realizzata nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro, in virtù di un’apposita convenzione stipulata fra l’Istituto scolastico e la compagine associativa, nonché grazie all’autorizzazione accordata dal presidente della Corte di Appello di Catanzaro.

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