‘I miei giovani colleghi rischiano il licenziamento e nessun fa nulla’

Lettera appello del dirigente medico dell'Azienda Universitaria Mater Domini Benedetto Caroleo: 'Si pensi a stabilizzare i precari'

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    Riceviamo e pubblichiamo

    Non seguirà un lamento sullo stato di implosione del Servizio Sanitario Regionale Calabrese; quello credo ormai lo conoscano anche in Burkina Faso.

    Non seguirà neanche un appello patetico al Presidente della Regione, ai nuovi Commissario, Subcommissario e Direttore Generale o ancora al Rettore dell’Università “Magna Graecia”; sarebbe irriverente nei confronti di chi conosce meglio di me ciò che è accaduto e sta accadendo in Sanità.

    Non seguirà neanche un elenco interminabile di carenze “arcinote” e di confusioni “famose” perché sarei prolisso, molto prolisso, insopportabilmente interminabile.

    Però avendo creduto nel Servizio Sanitario Regionale e nell’Istituzione Universitaria sin dal 1981, non posso tacere, non posso far finta di non vedere un moribondo e ancora, non posso non chiedere aiuto!

    Rammento:

    • Protocollo Quadro di intesa UniversitàRegione: autentico reperto archeologico rinvenuto nel 2004 e finito in una teca inattaccabile dal  2008, quando scaduto, continuava a stare ivi in faticosa ed inspiegabile “prorogatio” avulso da un contesto storico mutato.
    • Convenzione UnivesitàAzienda Mater Domini: prosegue a senso unico in attesa di estinzione biologica delle aneddotiche realtà ospedaliere.
    • Atto Aziendale… senza parole, è meglio
    • Applicazione del contratto: epoca preMarxista
    • Integrazione: impossibile; troppi flussi migratori da terre senza Atto a terre con Atto

    In assenza di strumenti programmatici, ovviamente la confusione regna sovrana; e cosa accade nel disordine?

    I composti rimangono tali; gli opportunisti ne approfittano; gli instabili periscono.

    Non parliamo dei primi, muti e solinghi, che difronte alla confusione arrogante coraggiosamente continuano a servire le vittime, gli utenti, i pazienti; senza dimenticare quanti tra questi, in silenzio, sono stati indotti all’emigrazione in altra Azienda cittadina od extracittadina o in altra UO della stessa Azienda, seppur in età matura.

    Non parliamo neanche dei secondi, che indossando scarponi chiodati antiscivolo hanno scalato le vette della carriera, gratificati oltre misura “per legge” sempre in regime di prorogatio; immigrati per scalare e/o emigrati dopo aver scalato.

    Parliamo invece dei più deboli; attenzione, più deboli solo dal punto di vista contrattuale. In verità i più forti; i noi di un tempo; quelli che hanno dovuto pedalare in salita sfruttando solo la forza dei muscoli utilizzati con intelligenza; quelli che si sono distinti e che fino ad oggi sono riusciti a non emigrare; già, perché molti di loro sono emigrati; la quasi totalità degli specialisti figli di questa Azienda Ospedaliero-Universitaria sono emigrati, trovando con sorprendente facilità, – forse per gli altri, ma non per me-    dignitosa, decorosa e molto accogliente collocazione nel lontanissimo Nord Sanitario rendendolo molto più bello; molti di quelli che, lungimiranti non hanno atteso l’implosione e sono emigrati prima, pur essendo qui “a tempo determinato”; ed ora, cosa sta accadendo in queste ore? In questi giorni? I titani del lavoro, coloro che hanno soddisfatto con sacrificio, con orari improponibili, con abnegazione, rinunciando agli affetti, rinunciando alla vita privata, le richieste di un’utenza sempre più esigente e sempre meno gelosa dei propri figli, stanno emigrando.

    Il meccanismo, per gli addetti ai lavori, è quello della micropinocitosi inversa.

    Vorrei condividere con i lettori una  personalissima meditazione; dopo diversi anni in cui il tema dei salotti amministrativi si è noiosamente focalizzato sull’Integrazione molto, molto, moltissimo ipotetica tra due Aziende, l’una con Atto e l’altra senza Atto, quando tutto sembra perduto, ecco che i flussi migratori stanno risolvendo ogni problema; la natura mette a posto ogni cosa; si riprende sempre ciò che le appartiene. I maldestri tentativi infruttuosi di fagocitosi integrativa stanno cedendo il passo al più complicato meccanismo di gemmazione e successiva endocitosi sinciziale; sarà che mi stia sbagliando, ma continuando così sarà inevitabile la formazione del sincizio sanitario catanzarese, visto che è fallito il tentativo di integrazione che ha giustificato la quasi totalità dei sacrifici dei Commissari che si sono succeduti, Governatori permettendo. In tutto questo dimenarsi migratorio autentici fuoriclasse della medicina catanzarese, che non hanno affinità recettoriale maturata nel tempo con lo strumento della lotteria delle graduatorie, rischiano di emigrare per rendere bello il Nord; si concretizza la cosiddetta apoptosi, la morte programmata.

    Ill.mo Commissario ed ill.mi Suoi collaboratori, salvo altre e rispettabili esigenze di Governo, mi permetto di suggerire in questo Loro delicatissimo mandato, di abbracciare l’aiuto gratuito di persone disponibili che abbiano pagato su se’ stessi la scelta di rimanere liberi, che abbiano vissuto integralmente l’esperienza sanitaria peculiare della Calabria, che abbiano come unico interesse quello particolare dell’ammalato e nessun altro; possibilmente professionisti che abbiano abbandonato l’idea di scalare, di emigrare, di evitare, ma che continuino a avere un ideale di giustizia sanitaria.

    Le chiedo umilmente di dare precedenza alla risoluzione della problematica del precariato, stabilizzando nei termini di Legge, tutti i precari, prima che maldestri tentativi di mobilità o improbabili strumenti concorsuali più o meno trasparenti possano mettere a repentaglio il frutto dei sacrifici di una Scuola di Medicina che fino ad oggi non è stata seconda a nessuno ma che è prevedibile lo diventi in tempi brevissimi senza un Suo energico e condiviso intervento, evitando di ricorrere a breve alla reintegrazione in servizio dei pensionati, alla stabilizzazione degli specializzandi, all’impiego di laureati in medicina non specialisti e ad altre fantasie del genere.

    Benedetto Caroleo

    Dirigente medico Aou “Mater Domini” Catanzaro
     

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