L’Altra Verità – Storia Giudiziaria di un processo all’amore

Presentato il nuovo libro di Rita Parentela

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Tutte le presentazioni che riguardano un volume fresco di stampa, inevitabilmente, celano la possibilità di tornare a casa arricchiti dai tanti spunti di riflessione emersi. Questo è quanto avvenuto nell’affascinante cornice di Palazzo Grimaldi di Catanzaro, con la presentazione del testo “L’Altra Verità – Storia Giudiziaria di un processo all’amore” dell’avvocato Rita Parentela. L’incontro, moderato dalla giornalista Maria Rita Galati, ha visto l’intervento dell’autrice, del professore Luigi Larosa e dell’avvocato Francesco Iacopino.

Il racconto autobiografico ed il tema della verità giudiziaria
La presenza del Prof. Larosa e dell’Avv. Iacopino non è stata per nulla casuale perché, nella prima parte dell’evento, a loro è stato affidato il compito di parlare del testo da due punti di vista differenti: da una parte quello letterario e dall’altra quello giuridico.

“Ci troviamo di fronte ad un libro – afferma il professore – che, attraverso la sua lettura, ci racconta qualcosa dell’autore e, quindi, è autobiografico. In questo caso, non si tratta di un’autobiografia esistenziale ed esterna ma di una macerazione interiore”. “La persona che ci si presenta davanti – aggiunge – ha una deontologia e deve obbedire a quello che il caso le propone. Al tempo stesso, però, è un essere umano, con una coscienza scrutata nel resto del libro, e le due cose sono in conflitto”.

“La storia si basa su un delitto – sottolinea il docente in pensione del Liceo Classico “P.Galluppi”- rappresentato dall’abuso sessuale, che spesso s’incontra sulle pagine di cronaca dei giornali. Il protagonista di questo gesto, però, è colpevole di fronte alla giustizia ma, al tempo stesso, non è colpevole perché non era consapevole del reato che stava commettendo”.

“In secondo luogo – illustra Larosa – questo colpevole innocente è un amico intimo dell’avvocato a cui chiede di essere difeso e, per questo motivo, nasce il conflitto di cui sopra”.

L’avvocato Iacopino, nel corso del suo intervento, si è soffermato su alcune tematiche presenti nel volume: il ruolo dell’avvocato, la verità giudiziaria e la funzione del processo. “La funzione dell’avvocato – spiega Iacopino – ha assunto, nel tempo, delle caratteristiche deformate. Per descriverlo, basterebbe guardare il crocifisso nelle aule dei tribunali e pensare quale potrebbe essere l’esito di un giudizio senza la presenza di un avvocato difensore. Se Gesù, prima della crocifissione, avesse avuto un avvocato difensore, probabilmente la storia sarebbe andata diversamente”.

Sulla verità, Iacopino ha dichiarato che “bisogna fare un distinguo tra verità storica e verità giudiziaria: non sempre vanno di pari passo. La verità che si accerta nel processo, quindi, non è assoluta ma probabile”. Il processo, quindi, è strettamente legato al concetto di verità, perché è “quel momento utile per cercare di recuperare le tracce mentali e reali che sono state lasciate dal fatto, che possono aiutare chi è chiamato a ricostruirlo”.

La storia di Sofia ed Ivan e le dichiarazioni dell’autrice
Nella seconda parte dell’incontro, l’autrice ha approfondito alcuni aspetti della trama, spiegando anche il sottotitolo del libro legato al concetto dell’amore. “I protagonisti della storia – racconta la Parentela – che ho scritto di getto, sono Sofia, un avvocato, e Ivan, un amico di vecchia data della donna che le chiede di difenderlo in un processo per abuso sessuale”.

“L’uomo – aggiunge- uno scapolo d’oro laureato in Economia, incontra in discoteca Marika, una ragazza alta e bionda, e se ne innamora, scoprendo per la prima volta cosa sia l’amore. Ha il desiderio di trattenerla, non si cura di quanti anni abbia (14, ndr) e non crede che possa essere un amore malato. Lo scoprirà solo nel momento in cui, in una camera d’albergo a Roma, irromperà la polizia e lo arresterà”. “Qui Ivan, però, assumerà le sue responsabilità – conclude – verrà processato ed attraverserà un percorso psicologico per redimersi”.

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