Un premio di fotografia dedicato a Paparazzo, l’albergatore che ispirò Gissing e Fellini

Diede il nome al personaggio di Santesse ne "La dolce vita". Se ne è discusso in commissione Cultura.

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    Un premio internazionale di fotografia dedicato a Coriolano Paparazzo, l’albergatore catanzarese che inconsapevolmente ha dato il nome al fotografo più famoso della filmografia, creando un neologismo che è diventato sinonimo di “fotografo delle star”. Se ne è discusso in commissione consiliare Cultura, presieduta da Agostino Caroleo, alla presenza dell’assessore al ramo, il vice sindaco Baldo Esposito. Un omaggio alla catanzaresità e alla storia di una città che ha negli angoli suggestivi, nei vicoli profumati, frammenti di una identità nascosta ma non persa che si chiede ai concorrenti di recuperare con un flash. E’ lo stesso Caroleo a raccontare la genesi del “fotografo Paparazzo” e il significato profondo di un premio ad egli dedicato. Tutto parte da George Gissing, lo scrittore inglese innamorato del Mediterraneo e della cultura classica della Magna Grecia, alla fine dell’Ottocento, Gissing fece un lungo viaggio nel Mediterraneo. Visitò Paola, Taranto, Crotone, Catanzaro, Squillace, Reggio. Entusiasta dei paesaggi, delle rovine archeologiche, dei profumi dei fiori e degli agrumi, raccontò esperienze, genti e luoghi nel bel libro “Sulle rive dello Jonio”, che fu pubblicato nel 1901.
    Cinquantasette anni dopo, mentre lavorava con Fellini alla sceneggiatura de “La Dolce Vita”, Ennio Flaiano stava diventando matto a trovare il nome da dare al personaggio interpretato nel film da Walter Santesso: un fotografo che accompagnava nei servizi il giornalista protagonista Marcello Mastroianni. Doveva essere un nome speciale, “rumoroso”, semplice ma maestoso e nello stesso tempo inelegante: un nome che calzasse a pennello ad un tipo frenetico e invadente. E così, un giorno, aprendo a caso “Sulle rive dello Jonio”, lesse la pagina del capitolo XIII in cui Gissing descrive la figura del proprietario dell’albergo in cui aveva alloggiato a Catanzaro nel 1897: il Centrale, situato in corso Vittorio Emanuele, oggi Giuseppe Mazzini. “L’albergatore era un signore molto gentile, cerimonioso, un po’ barocco e pure lievemente lamentoso, che aveva affisso sulla porta delle stanze degli ospiti un accorato ma stilisticamente esilarante messaggio in cui diceva di esser venuto a conoscenza – con sommo dolore – che alcuni di loro andavano a mangiare in altri ristoranti; quindi supplicava “i suoi respettabili clienti affinché vogliano benignarsi il ristorante” dell’albergo, anziché favorire quelli della concorrenza”. Firmato: Coriolano Paparazzo. Flaiano, folgorato “dal suono surreale del prestigioso nome”, con l’approvazione di Fellini decise: “Il fotografo si chiamerà Paparazzo. Non saprà mai di portare l’onorato nome di un albergatore delle Calabrie, del quale Gissing parla con riconoscenza e con ammirazione. Ma i nomi hanno un loro destino”. E ora non resta che reperire i fondi.
     

    Ma. Ri. Ga.
     

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