Arrivano le colombe pasquali sfornate nel carcere di Catanzaro da detenuti pasticceri

Sono i soci della Cooperativa “Mani in libertà”. In vendita nei migliori supermercati cittadini.  La presentazione da parte della Camera penale “A. Cantafora”

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Articolo 27 Costituzione italiana. “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Una coincidenza che oggi, il 27 del mese di marzo, si svolga nella Sala dell’ordine degli avvocati di Catanzaro, la celebrazione in atto dell’articolo 27, nella parte fondamentale che implica la rieducazione del condannato. Anzi, lo completa poiché in sé prescrive solo la tendenza. La suggestione è del presidente della Camera penale di Cosenza, Roberto Le Pera, ospite per caso fortuito dell’incontro voluto dai suoi colleghi penalisti di Catanzaro, presieduti da Francesco Iacopino, per sostenere il progetto avviato dalla società cooperativa Mani in Libertà, con la partnership della Direzione della Casa Circondariale di Catanzaro (l’attuale Patrizia Delfino e la precedente Angela Paravati), dell’ UEPE Ufficio Esecuzione Penale Esterna, di Promidea e delle associazioni Liberamente ed Amici con il cuore che hanno aderito ad un bando indetto da Fondazione con il Sud, teso alla formazione professionale e all’assunzione dei detenuti. Il numero 27, è sempre Le Pera a ricordare, coincide purtroppo con il numeratore dei suicidi in carcere. A oggi. Da pochi giorni i penalisti hanno manifestato per disvelare nuovamente la triste realtà che si ripete all’interno dei penitenziati italiani dove, in linea di massima, la tendenza alla rieducazione del detenuto è pura ipotesi di scuola. Ma, talvolta, càpita.

Generico marzo 2024

E, quando càpita, è giusto e bene ricordarlo, e rimarcarlo. Come succede alla Casa circondariale di Siano, Catanzaro, da dove, alla fine dell’incontro, sono partite per poggiarsi sul tavolo dei relatori, perfettamente confezionate, le colombe pasquali del laboratorio artigianale di pasticceria che utilizza il marchio Dolci(C)reati. L’avvocato Iacopino, pur apprezzando il gioco di parole del marchio, suggerisce di mettere tra parentesi non la C ma la R – il marchio diventerebbe DolciC(R)eati -. Ma, insomma, la questione è secondaria. Quel che importa davvero è la realtà di una cooperativa di lavoratori messa su in carcere, costituita da quattro soci detenuti che scontano pena ostativa, quella racchiusa nella locuzione “fine pena mai”.

Generico marzo 2024
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La storia della cooperativa “Mani in libertà” è storia di speranza, resistenza, impegno personale e collegiale. Tutto nasce dal sogno di un detenuto che ama la pasticceria, vi si dedica con un fornellino e una padella, sforna dolci straordinari il cui profumo si spande così bene nell’aria che il bando di Fondazione Con il Sud del 2019 è sembrato “cucito” sul sogno del detenuto e degli altri contagiati dal suo entusiasmo. Parte il progetto cui partecipano tutti gli attori prima menzionati, con l’associazione “Amici del cuore” capofila, attraverso vari step: lo svolgimento dei corsi di pasticceria e panificazione online di 600 ore sostenuti dalla Fondazione e dalla Regione, il conseguimento per i corsisti degli attestati validi su tutto il territorio nazionale, il loro passaggio a tirocinanti, la ristrutturazione del locale interno da adibire a laboratorio, la fondazione di “Mani in libertà”, la produzione dei dolci (torte, semifreddi, gelati, brioche, biscotti fino ai panettoni e alla colombe), le prime ordinazioni da parte delle famiglie dei detenuti, degli agenti, degli educatori e degli amministrativi. A dicembre 2023 il progetto si conclude, ma arriva la Cooperativa per proseguire l’attività che ha portato all’assunzione di un detenuto, inattesa che ciò avvenga per gli altri tre, ad aprile. Perché il progetto sia sostenibile economicamente è necessario trovare sbocchi su mercato esterno. In attesa di attivare le prenotazioni online, ecco l’intervento della camera penale territoriale che ha avviato e portato a compimento contatti con l’imprenditoria, le associazioni, gli enti pubblici e privati, la scuola, i professionisti e la comunità, per favorire la diffusione della produzione, la conoscenza del progetto, il suo sostegno nel più generale intervento sui temi del recupero sociale dei cittadini condannati. Già a Natale si sono avviate le vendite di panettoni artigianali, così come per questa Pasqua sono sugli scaffali dei principali supermercati della città le colombe.

Un accordo, hanno spiegato i penalisti – lo stesso Iacopino, i colleghi Pietro Mancuso, Vincenzo Galeota, Orlando Sapia – gli imprenditori presenti – Derio Noto e Luigi Rotundo – i dirigenti delle associazioni e delle imprese sociali coinvolte – Antonietta Mannarino e Piero Caroleo – che ha avuto facile presa sulla generosità dei titolari della grande distribuzione cittadina, anche con tagli drastico del prezzo di vendita. Imprenditori che hanno benevolmente rimproverato i penalisti, invitandoli ad affinare le loro competenze commerciali riguardo ai tempi di proposta dei prodotti da mettere sui banchi e sugli scaffali: non si può rifornire i supermercati con le colombe a festività già incombenti.

È intervenuta anche Maria Letizia Polistena, dell’Ufficio esecuzione Penali Esterne, anche a nome del direttore interdistrettuale Emilio Molinari, per spiegare quanto lavoro preparatorio, normativo e operativo, è servito per giungere alla costituzione della cooperativa che, se non è novità in Italia, rappresenta il primo esempio in Calabria, e probabilmente l’unico a livello nazionale ad avere come destinatari detenuti di alta sicurezza e condannati “a fine pena mai”. Un lavoro che ha avuto necessariamente bisogno dell’apporto congiunto e continuato di tutti gli attori coinvolti, oltre che della prova di maturità dimostrata dai soci pasticceri. E, naturalmente, della loro bravura nel mestiere appreso. Non andranno a Bake Off Italia, ma la bontà e la freschezza della loro colomba classica o al pistacchio è da premio.   

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