Scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge, stop alle deroghe

E' intervenuto, anche, il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia

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Tiene banco il dibattito sulla decisione del Consiglio di Stato che conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre dello scorso anno, obbligando così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe al 31 dicembre del 2024, e si richiama “ai principi della Corte di Giustizia Ue” per dare “immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”.

Secondo un articolo dell’Ansa: “La sentenza N. 03940/2024, pubblicata oggi (ieri per chi legge) e decisa dalla VII sezione il 12 marzo, riguarda un ricorso del 2023 di un proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo. I giudici si richiamano ai “principi della Corte di Giustizia Ue, 20 aprile 2023, e a tutta la giurisprudenza europea precedente di dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”.

Di conseguenza sottolineano l’obbligo per i comuni di disapplicare le deroghe confermando la scadenza delle concessioni al 31 dicembre dello scorso anno. Inoltre nella sentenza è contestato il fatto che la risorsa spiaggia non sia scarsa, tesi invece sostenuta dal governo nella mappatura fatta dal governo e inviata a Bruxelles e portata a motivo della mancata applicazione della direttiva Bolkenstein.

E sull’argomento è intervenuto, anche, il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia: “Il Consiglio di Stato continua a interpretare la Bolkestein secondo un indirizzo del tutto arbitrario. Ben sapendo che la direttiva non riguarda le concessioni demaniali, aggiunge ulteriore caos destabilizzando ancora una volta gli imprenditori del settore alla vigilia della stagione. La Bolkestein prevede che laddove esista un interesse economico strategico nazionale lo Stato può disapplicare la direttiva che, comunque, esclude i balneari. Mentre il Governo è impegnato nei negoziati con la Commissione UE nel tentativo di strappare un compromesso quanto più favorevole al nostro sistema di eccellenza, la magistratura impone ai Comuni di disapplicare la proroga. Il Parlamento esautorato, il Governo ricattato dai tribunali amministrativi. Se qualche magistrato vuole fare politica, o ha nostalgia del comando, esca da Palazzo Spada”.

Le reazioni

“La mappatura delle coste, svolta nei mesi scorsi dal tavolo tecnico sulla base dei dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, – chiariscono fonti di Fratelli d’Italia all’ANSA – è frutto di un lavoro serio che ha visto coinvolti tutti i ministeri competenti. I risultati di tale lavoro sono oggetto dell’interlocuzione in corso tra il governo e la Commissione europea, volto a superare la procedura di infrazione e a definire una norma di riordino dell’intero settore che dia certezza agli operatori e alle amministrazioni locali”. Non usa mezzi termini il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri: “Il Consiglio di Stato – dice – ha bisogno di consigli sul suo stato. Che appare, diciamo, criticabile. Dovrebbero sapere, al Consiglio di Stato, che è stata fatta una mappatura delle coste italiane e risulta che quella delle spiagge non è una risorsa scarsa”. Secondo il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio “il Consiglio di Stato ha qualche problema con le misure, sia delle coste italiane che delle proprie competenze”.

Dall’altro lato della barricata il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli dice: “Oggi viene sbugiardato il lavoro di mappatura delle spiagge del governo Meloni che aveva allungato le spiagge italiane di 3mila km portandole da 8.000 a 11.000 km. Solo per dimostrare che le spiagge italiane sono un bene disponibile e quindi non mandare a gara le attuali concessioni demaniali”. Secondo il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, “il Consiglio di Stato ha detto ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che il Governo continua a ignorare: le spiagge in Italia non sono risorse scarse e le gare per l’assegnazione vanno fatte subito”. Per il capogruppo democratico nella commissione affari europei della camera, Piero De Luca “il Governo sta giocando col fuoco sul tema delle concessioni balneari. Non può più decidere di non decidere”.

Per il senatore M5s Marco Croatti “arriva ancora una volta una secca bocciatura all’operato del governo Meloni in tema di concessioni balneari”. Ovviamente scontenti i diretti interessati. Secondo Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano balneari aderente a Fipe Confcommercio “è grande il polverone sulla questione balneare complice la campagna elettorale già in atto. Il Consiglio di Stato ha ribadito quanto affermato con la sentenza dell’Adunanza plenaria annullata dalla Cassazione a Sezioni Unite a ottobre. Sarà nuovamente chiamato a decidere nelle prossime settimane. Parziale e fuorviante la lettura che viene data”. Anche Fabrizio Licordari, presidenteedi Assobalneari aderente a Federturismo Confindustria e La Base Balneare con Donnedamare, “Assistiamo alla pubblicazione di due sentenze del Consiglio di Stato in contrasto tra loro: una impedisce temporaneamente la messa a gara delle concessioni balneari e rimanda alla Corte di Giustizia Europea ogni decisione, l’altra invece obbliga i comuni a indire subito le gare. Poche idee e ben confuse!”. Marco Maurelli, presidente di Federbalneari italia, dice: “Siamo sgomenti per l’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che non rispetta neppure la legge Draghi sui termini del 2024 in attesa di una riforma del settore balneare ormai attesa né il lavoro richiesto dalla direttiva servizi sulla mappatura che il Governo sta gestendo né tantomeno il negoziato formale con la Commissione Ue per una riforma che riteniamo ormai necessaria per mettere ordine al settore”. (ANSA)

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