“Prima la chiesa e poi il Campanile”

L'ex consigliere comunale Giuseppe Pisano sulla facoltà di medicina all'Unical e l'istituzione dell'Azienda unica "Dulbecco"

Riceviamo e pubblichiamo:

Il momento storico che viviamo è e sarà decisivo per Catanzaro. Il Capoluogo di Regione in queste settimane si gioca il suo futuro. L’attivazione del corso di laurea di medicina ‘autonomo’ a Cosenza e la costituzione dell’Azienda Unica ‘Renato Dulbecco’ sono due passaggi esiziali che segnerà il destino della Calabria nei prossimi decenni.

 

Sul primo, purtroppo, il terreno è stato preparato da tempo e, sfruttando la debolezza della classe dirigente locale, si è consumato un brusco colpo di spugna bruzio che ha, di fatto, definitivamente archiviato il ‘pacchetto Colombo’; l’accordo con cui la Calabria si era suddivisa le specificità territoriali. Si dirà: il mondo si evolve e da ultima regione europea e italiana evidentemente non ha funzionato. Certo, il cambio di registro poteva essere fatto in maniera più trasparente. E non con trame ordite per mezzo di fantocci politici, come l’ex assessore all’Istruzione e all’Università della Regione Calabria Sandra Savaglio.

 

I grandi manovratori hanno utilizzato l’astrofisica per aprire la strada dell’autonomia differenziata di Cosenza sul ‘famigerato’ corso interateneo su cui però ci ha messo la firma anche l’università di Catanzaro, con l’attuale magnifico e rettore Giovambattista De Sarro. Difficile credere che il rettore ombra, l’immarcescibile Aldo Quattrone – che ha reso il Policlinico un feudo campano – e l’intero Senato accademico – che pura conta qualche personalità catanzarese – non sapessero dove si sarebbe andati a parare.

Le loro responsabilità saranno consegnate alla storia. Il presente ci impone di stare al fianco delle personalità politiche più autorevoli che la città oggi esprime. E quindi al fianco della battaglia del sindaco Nicola Fiorita, che con garbo e risolutezza difenderà la città anche a livello giudiziario. E al fianco del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che ha fatto approvare la legge che consentirà la nascita dell’azienda unica ‘Renato Dulbecco’, la più grande della Calabria e fra le più grandi del Mezzogiorno. E, a questo punto, visto che a Catanzaro non possiamo fare campanile perché manca la Chiesa, dobbiamo occuparci dell’integrazione dei due ospedali.

 

L’unica strada concreta per rafforzare la nostra facoltà di medicina, le scuole di specializzazione e la nostra primazia come ‘Città della Salute’ è chiudere questa ventennale querelle. Negli ultimi giorni ha divampato un furioso dibattito sulla presunta inesistenza del Policlinico Mater Domini come azienda ospedaliero universitaria. Non è certo il mio mestiere stabilire se sia necessario (come sostiene il prof. Jorio, consulente di Occhiuto) o meno (come sostiene il prof. Donato) il Dpcm istitutivo.

Mi limito a notare che, fatta eccezione per il “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Scuola Medica Salernitana”, nessun’altra delle venti aziende ospedaliero universitarie in Italia ha un Dpcm. Nemmeno – e questo è particolarmente curioso – l’Aou “Fondazione Tor Vergata” il cui protocollo fra Regione Lazio e ateneo è stato sottoscritto, non decenni fa, ma il 31 maggio 2022.

 

Per l’università a firmare l’accordo c’era il rettore Orazio Schillaci, che qualche mese più tardi è diventato il ministro della Salute del governo Meloni. Sarebbe inquietante che il ministro considerasse non necessario un Dpcm per la sua Aou, quella di Tor Vergata, così come per altri venti e necessario soltanto per l’azienda ospedaliero universitaria di Catanzaro. Saremo anche l’ultima regione in Italia, ma non certo stupidi.

 

Questo sta a dimostrare come il Dpcm sia un falso problema. La questione è politica ed è la volontà di firmare o meno il protocollo d’intesa. E visto che i soggetti coinvolti sono due, la verità verrà a galla. È il presidente della Giunta regionale e commissario della sanità calabrese Roberto Occhiuto che non vuole sottoscrivere il protocollo (secondo me poteva comunque farlo e poi aspettare il Dpcm, sempre se ritenuto necessario dal ministero) o è l’Università di Catanzaro che per interessi personalistici di alcuni dei vertici accademici – che in passato hanno già fatto saltare il banco – si sta tirando indietro? In un caso o nell’altro chi non firmerà dovrà dare spiegazioni ai pazienti, agli studenti e a tutti i cittadini catanzaresi.

 

Fatta la Chiesa, cioè fatta l’azienda unica di Catanzaro allora ci occuperemo degli altri problemi. A partire dai soldi per il nuovo ospedale. Su questo è altrettanto innegabile come Cosenza (e anche Reggio Calabria) dall’attuale governo regionale abbiano avuto un surplus di finanziamento al contrario di Catanzaro. E purtroppo nell’indifferenza della politica. Questo capitolo (e quello della localizzazione dei presidi di nuova fattura) lo affronteremo dopo. Intanto facciamo la Chiesa. Dopo il campanile.

Giuseppe Pisano