Il gran dibattito sul Pd (ma non nel Pd)

Le critiche “da sinistra” in una riunione on line di simpatizzanti (ma non tanto), iscritti ed ex iscritti al partito nell’era Schlein

Per ritrarre oggi il Partito Democratico può essere utile l’immagine dissacrante che ne fornisce Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. L’uomo forse più popolare del PD per innegabile vis comunicativa più che per il pur consistente consenso elettorale regionale, ribadisce che nel partito di Elly Schlein non si trova per nulla bene, tanto da promettere – o minacciare, punti di vista – la sua discesa in campo. Letteralmente, dal suo ultimo discorso da palco: “Dovremmo cercare di costruire le condizioni per un Partito Democratico, non per Lotta Continua. Se dovevamo costruire una forza politica radicale di sinistra, che ci riscalda il cuore e poi perde le elezioni, non c’era bisogno del PD”. Questo alla festa dell’Unità di Agnano.

 

E anche più a Sud, a Catanzaro, il clima di forte contrapposizione tra un prima e un dopo è molto forte. Il prima e il dopo Schlein. O meglio, il prima e il dopo la sua ascesa alla segreteria politica. Che aveva, era solo la scorsa primavera, provocato una rinnovata tensione partecipativa interna e anche negli immediati dintorni, in quella terra abitata da un elettorato di sinistra che vorrebbe e non vorrebbe fare pieno ritorno nella casa comune, sull’onda delle primarie aperte. Una tentazione forte, un pensiero stupendo per dirla in canzonetta.

 

Dalla tentazione al tentativo il passo è stato breve e contrastato. Fatto sta che il Partito Democratico a Catanzaro è in evidente stallo, con un organigramma interno da modellare e un riferimento esterno, le segreterie provinciale e regionale, che danno l’impressione di voler stare il più possibile alla larga dalle controversie interne cittadine, tanto che ormai il capoluogo non viene più nemmeno considerato quale sede degli appuntamenti di rilievo. Il PD sembra essersi fermato a Lamezia Terme, nella sede regionale del partito oppure in qualche accogliente albergo a favore di mare e d’aeroporto. Va beh, non è la logistica a rilevare.

 

Fatto sta che, nel mentre nelle sedi ufficiali del partito catanzarese il dibattito langue – o così sembra e, nel caso non è, ecco subentrare la scarsa efficienza comunicativa – la discussione sul da farsi ferve nelle immediate vicinanze. Nei giorni scorsi una riunione da remoto si è svolta tra i componenti sparsi della larga comunità di sinistra che si muove con fare leggermente carbonaro intorno al PD ufficiale, sostanzialmente impantanata nel dubbio shakespeariano del “tessere o non tessere”, ovvero: è meglio condurre la nostra battaglia politica all’interno del partito contraendo con ciò piena legittimità operativa o stare al di fuori, lavorandone ai fianchi il corpaccione stanco con maggiore libertà di colpi?

 

La discussione, come si dice in questi casi, è stata franca e partecipata. I partecipanti gravitano chi più chi meno nell’area di Questione meridionale, la libera associazione che sostenne Schlein alle primarie di marzo. Con la presenza rilevata al metal detector di qualche “infiltrato”, dicono i maligni, tanto per mettere un po’ di pepe in argomenti sempre a rischio di soporosa inconcludenza. “Infiltrato”, nel senso di essere tesserato e integrato nell’attuale gruppo dirigente. Della situazione nel Pd catanzarese ci riserviamo un prossimo intervento. Quel che qui si vuole riferire sono i contenuti della riunione on line. Il quadro che ne è scaturito è riassumibile in due periodi, scarni e lapidari: “Il PD è un partito allo sbando. Senza circoli, senza presenza territoriale”.

 

Nell’analisi dei questio-meridionalisti l’affermazione può valere in ambito regionale, facendone risalire la responsabilità alla rinuncia di Nicola Irto alla candidatura presidenziale, con ciò avallando la consegna del partito ai “capi bastone” in ambito territoriale, e congelando le proposte politiche a livello della rappresentanza consiliare regionale “ostaggio dell’ambizione dei singoli a raggiungere l’agognato secondo mandato”, “mentre Occhiuto in Regione governa da uomo solo al potere con la connivenza dell’opposizione, con il risultato che la Calabria sprofonda, dalla sanità alla depurazione, alla scuola, alle infrastrutture, ai fondi persi del PNRR”. Nella città capoluogo “assistiamo alla pantomima del capogruppo al Comune che si dimette da segretario cittadino, che poi congela le dimissioni e, dopo il disastro della formazione della nuova giunta, è costretto a dimettersi definitivamente senza peraltro che a distanza di molte settimane si sappia con quale percorso il segretario regionale Irto intenda trovare una soluzione”. Questa l’interpretazione emersa nella riunione di simpatizzanti (ma non tanto, si direbbe) e militanti, iscritti ed ex iscritti che stentano a riconoscersi nel PD attuale pur avendo visto nell’elezione della Schlein una possibile via d’impegno diretto, e che sono alla ricerca dello strumento per il rilancio dell’iniziativa politica della sinistra e del Partito Democratico.