La Palma del Campione!
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DALLA PRIMA LETTURA (Isaia 50,4-7)
Questa lettura è Parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e dice a noi, queste stesse parole che un giorno rivolse al profeta Isaìa: “Io ti ho donato la Mia parola, affinché tu possa indirizzarla agli sfiduciati. Ogni mattina Io ti apro le orecchie: tu ascoltami. Anche se ti aggrediscono, non avere paura. Offri la tua schiena a chi vuole frustarti: le tue guance, a chi vuol schiaffeggiarti. Comportati come un CAMPIONE messo alle corde: e tieni duro. Io infatti sono sempre al tuo fianco, pronto ad assisterti: perciò, non essere confuso. Anche se ti riempiono di sputi ed insulti, tu resisti: rendi la tua faccia dura come una pietra !”.
DAL SALMO RESPONSORIALE (Salmo 21,8-9.17-24)
Questo salmo è Parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e ci dice: “Nelle difficoltà, invocami. Dici con tutto il cuore: «Dio mio! Dio mio!». Ti prendono in giro, dicendo: «Se davvero il Signore lo ama, perché allora non viene Lui a liberarlo?». Sono come cani pronti a sbranarti, ti hanno già bloccato mani e piedi: e sei così debole, che le tue ossa si possono contare. Ti hanno spogliato, si sono divisi a sorte i tuoi vestiti: ma io sono il tuo Signore e ti sto vicino. Io sono la tua forza: e verrò presto in tuo aiuto. Affinchè tu possa tornare a ringraziarmi. Per questo continua a lodarmi davanti a tutti: non smettere mai di rispettarmi ed onorami. Perché Io sono la tua salvezza, il tuo CAMPIONE: il tuo liberatore !”.
DALLA SECONDA LETTURA (lettera di Paolo ai cristiani di Filìppi 2,6-11)
Questa lettera è Parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e – per bocca di Paolo – ci dice: “Cristo Gesù, pur essendo dio come Me, non volle conservare egoisticamente questo suo privilegio: ma se ne spogliò. E per farsi servo degli uomini, accettò di diventare uomo: e fu così umile, che volle condividere con loro anche la morte (addirittura la morte in croce). È stato davvero un CAMPIONE di umiltà: per questo Io l’ho osannato, innalzandolo al di sopra di ogni cosa. Davanti a Gesù infatti, ogni ginocchio si piega: in cielo ed in terra. Ed ogni lingua proclama che Lui è il Re: il Signore di tutto l’ universo !”.
DAL VANGELO DELLA PASSIONE (Marco forma breve: 15,1-39)
I capi dei sacerdoti si riunirono subito, di prima mattina: e decisero di portare Gesù dal governatore romano, per farlo condannare a morte. Così condussero Gesù da Pilato in catene, dicendo: “Quest’uomo dice di essere il re degli ebrei, che ci libererà da voi romani!”. Pilato chiese a Gesù: “Davvero sei il re degli ebrei?”. Rispose Gesù: “Sì: è esattamente come hai detto!”. Non ebbe paura di dire la verità: fu davvero un CAMPIONE di coraggio!
I capi dei sacerdoti continuavano ad accusarlo di ogni genere di cosa: erano veri e propri CAMPIONI di calunnia! Ma Lui non rispondeva nulla, tanto che Pilato disse: “Non senti quante cose dicono contro di te? Perché non ti difendi?”. Ma Lui non diceva nemmeno una parola: tanto che Pilato rimase stupito. Che senso ha infatti rispondere a chi non vuol sentire? Anche col suo silenzio quindi, Gesù fu un CAMPIONE di comunicatività!
Ogni anno il governatore romano faceva un regalo di Pasqua alla popolazione, liberando un carcerato a loro scelta. In quel momento era detenuto il famoso Barabba, un delinquente che aveva commesso una strage proprio di romani: non era certo un CAMPIONE di rispettabilità!
Pilato sapeva che Gesù non era un re militare pericoloso per Roma, e visto che la folla si era già radunata per chiedere una scarcerazione, esclamò: “Volete che vi liberi Gesù? Dato che pochi giorni fa lo avete osannato con le PALME, acclamandolo vostro re?”. Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato solo per invidia, mentre la gente lo amava. Ma istigata dai capi dei sacerdoti, la gente gridò che preferiva Barabba. Proprio la stessa gente di Gerusalemme che pochi giorni prima aveva acclamato re Gesù con le PALME: non furono certo CAMPIONI di coerenza !
Pilato esclamò sorpreso: “Che volete allora che faccia di quest’uomo, che voi stessi avete acclamato re?”. E quelli, assatanàti di sangue esclamarono: “Mettilo in croce!”. Pilato osservò: “Ma scusate, che male vi ha fatto?”. Ma quelli gridavano sempre più forte: “In croce! In croce!”. Erano davvero CAMPIONI di crudeltà! Per non scontentare la folla allora, Pilato decise di liberare un delinquente come Barabba e far frustare e crocifiggere un innocente come Gesù: non fu certo un CAMPIONE di giustizia!
Così i soldati presero Gesù, lo portarono dentro il palazzo del governatore e chiamarono l’intera truppa: circondandolo minacciosi. Per deriderlo poi lo vestirono da re: mettendogli un mantello di porpora ed una corona di spine. Poi inginocchiandosi davanti a Lui, sghignazzando dicevano: “Ciao, Re degli ebrei!”. Non erano certo CAMPIONI di ironia!
Poi gli tolsero il mantello, gli rimisero i suoi vestiti: e lo portarono fuori verso il luogo dell’esecuzione. Appena usciti incontrarono un uomo originario della città di Cirène, che stava tornando dalla campagna: si chiamava Simone (il padre di Alessandro e Rufo). Lo fermarono e lo costrinsero a portare la croce di Cristo. L’uomo comunque la portò di buon grado: fu davvero un CAMPIONE di solidarietà!
Arrivarono allora sul monte “Gòlgota”, dove avvenivano le crocifissioni (la parola significa “Teschio”). Offrirono a Gesù del vino mescolato a mirra (usato a quei tempi come anestetico), ma Gesù non ne volle bere: voleva restare lucido fino all’ultimo. I soldati allora lo spogliarono, gettarono a sorte i suoi vestiti e lo inchiodarono alla croce: erano le nove del mattino. Il dolore doveva essere tremendo, ma lui stringeva i denti: teneva duro. Era davvero un CAMPIONE di forza d’animo!
Sulla croce avevano messo un cartello con scritto il motivo della Sua condanna: “Il re degli ebrei”. Loro non lo sapevano, ma su quel cartello avevano scritto la verità: proprio quella che loro stavano offendendo! Lo crocifissero in mezzo a due ladri, uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra: come un delinquente.
Intanto quelli che passavano di là, scuotevano la testa verso di lui: in segno di rimprovero ironico. E come cani pronti a sbranarlo gli dicevano: “Ma tu non eri capace di distruggere e ricostruire il tempio in tre giorni? Perché allora non ti metti in salvo? Su, vediamo se ora sei capace di scendere dalla croce!”. E persino i capi dei sacerdoti ed i maestri della Bibbia, prendendolo in giro gli dicevano: “Guardatelo, dice di essere venuto per salvare gli altri: non riesce nemmeno a salvare se stesso! Sei il Messìa? Il Re d’Israele? Scendi subito dalla croce: e ti crederemo!”. Non erano certo CAMPIONI di umanità!
Insomma tutti lo insultavano: persino i ladri crocifissi insieme a Lui. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, quando Gesù gridò forte: “Eloì, Eloì!”, che significa: “Dio mio, Dio mio!”. Alcuni dei presenti esclamarono: “Sta chiamando il profeta Elìa!”. Allora un uomo intinse una spugna nell’aceto e dandogliela da bere come anestetico, disse ridendo: “Lasciamolo vivere ancora un po’: così vediamo se davvero viene a salvarlo Elìa!”. Fu davvero un CAMPIONE di malvagità! Ma proprio in quel momento Gesù gridò forte: e morì.
Quando esalò l’ultimo respiro, ci fu una forte scossa di terremoto: e il tempio di Gerusalemme quasi si spaccò in due. E persino il capitano dei soldati che aveva guidato l’esecuzione stando davanti la croce, vedendolo morire in quel modo esclamò commosso: “Quest’uomo era davvero il Figlio di Dio!”. E pensare che appena qualche giorno prima, la città di Gerusalemme aveva osannato Gesù con le PALME: lo aveva accolto come un re, un liberatore, un CAMPIONE !
a cura di Antonio Di Lieto