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Il venerdì del coraggio

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    Non sono le letture originali, ma rielaborazioni molto aderenti
    ai testi biblici, della Celebrazione del Venerdì Santo.

     

     

    DALLA PRIMA LETTURA (Isaia 52,13-53,12)

    Dice il profeta Isaia: “Il Servo del Signore verrà premiato: perché ha affrontato la sofferenza con CORAGGIO. Se disprezzato, resiste: se maltrattato, tiene duro. Soffre, ma non getta la spugna. Nei momenti difficili sa stringere i denti: ed è disposto anche a pagare per le colpe degli altri. Ed anche se viene ucciso, il Signore non lo abbandona. Dio gli darà tanta felicità: perchè ha avuto grande CORAGGIO!”.

     

    DAL SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30,2.6.12-13.15-17.25)

    Mio Signore, io metto la mia vita nelle Tue mani: so che non resterò deluso. Tutti hanno schifo di me, amici e nemici: mi trattano come un rifiuto da gettare. Ti prego Signore, liberami dalla morsa dei miei persecutori. Tu che sei buono, salvami: fammi sentire la gioia della tua presenza. Rendi forte il mio cuore: e fammi riacquistare CORAGGIO!

     

    DALLA SECONDA LETTURA (lettera agli Ebrei 4,14-16;5,7-9)

    Carissimi fratelli, non SCORAGGIATEVI: perché abbiamo un sommo sacerdote buono, Gesù Figlio di Dio, che dal cielo ci aiuta. Lui è un sommo sacerdote che sa compatirci, perchè ha vissuto le nostre stesse infermità, fuorché il peccato. Ha sofferto come noi, offrendo preghiere e suppliche al Signore: per questo Dio l’ha portato nel suo regno di felicità. Essendo Figlio di Dio poteva anche evitare la morte, ma per salvarci l’ha accettata: con grande CORAGGIO!

     

    DAL VANGELO DELLA PASSIONE (Giovanni 18,1 – 19,42)

     

    Era la notte tra giovedì e VENERDI’. Dopo l’ultima cena Gesù andò con i suoi discepoli in un giardino, al di là del torrente Cèdron. All’improvviso arrivò Giuda con i soldati fornitigli dai sommi sacerdoti: armati dalla testa ai piedi.

     

    Gesù lì vide ma non si tirò indietro, anzi facendosi avanti esclamò: “Chi state cercando?”. Quelli risposero: “Gesù di Nazareth”. E Lui senza paura: “Eccomi, sono io!”. Quelli indietreggiarono e quasi caddero a terra, intimoriti da tanto CORAGGIO. Allora Gesù facendosi avanti chiese di nuovo: “Insomma, chi cercate?”. E quelli: “Gesù di Nazareth”. E Lui: “Vi ho detto che sono io: prendete me e lasciate stare gli altri!”. 

     

    Ad un tratto Pietro tirò fuori una spada e colpì Màlco, il servo del sommo sacerdote, tagliandogli l’orecchio destro. Ma Gesù lo sgridò dicendo: “Fermati! Alla violenza non si risponde con la violenza! Io devo fare con CORAGGIO la volontà di mio Padre …”. E si lasciò prendere. Le guardie lo afferrarono, lo legarono, e lo condussero da Anna, il suocero del sommo sacerdote Càifa (quello che aveva detto: “E’ meglio che un uomo solo muoia per il popolo!”).

     

    Pietro e Giovanni intanto Lo seguivano. Giovanni era conosciuto nella casa del sommo sacerdote e potè entrare nel cortile. Poi parlò con la portinaia, che aprì la porta e fece entrare anche Pietro. La giovane portinaia chiese a Pietro: “Sei anche tu un Suo discepolo?”. E Pietro per paura, rispose di no. Intanto le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo: e Pietro si sedette con loro, al calduccio.

     

    Intanto il sommo sacerdote interrogava Gesù con arroganza, facendogli domande sulla sua dottrina. Ma Lui senza paura diceva: “Io ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio: pubblicamente davanti a tutti. Perché chiedete a me della mia dottrina, come se io l’avessi nascosta? Basta chiedere a chi mi ha ascoltato!”. Allora una guardia gli diede uno schiaffo, dicendo con disprezzo: “Così si risponde al sommo sacerdote?”. Ma Gesù con calma disse: “Se ho detto una cosa sbagliata, dimostramelo: ma se ho detto la verità, perché mi prendi a schiaffi?”. Aveva davvero un grande CORAGGIO.

     

    Così Anna lo mandò da suo genero, il sommo sacerdote Càifa. Intanto Pietro stava ancora con le guardie vicino al fuoco. Alcuni servi gli chiesero di nuovo: “Ma tu non sei un Suo discepolo?”. E lui disse. “No, non lo sono”. Ed anche un servo parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, osservò: “Eppure a me sembra di averti visto nel giardino!”. Ma Pietrò negò di nuovo, e subito cantò il gallo dell’alba: la sera prima aveva giurato fedeltà eterna a Cristo, ma già al mattino si era vergognato di Lui tre volte.

     

    Era l’alba di VENERDI’. Portarono Gesù a casa di Càifa, che ordinò di condurlo nella caserma di Ponzio Pilato: il governatore romano. Non potevano però entrare dentro, perché la caserma era un luogo pagano ed avrebbero commesso un peccato gravissimo. Allora fu Pilato a dover uscire fuori. E chiese loro: “Che ha fatto quest’uomo?”. E quelli: “E’ un delinquente, altrimenti non te lo avremmo portato!”. Allora Pilato disse: “Giudicatelo voi!”. E quelli: “Ma solo a te è consentito ordinare la crocifissione!”.

     

    Allora Pilato fece entrare Gesù nella caserma e gli chiese: “E’ vero che sei il re degli ebrei? E che vorresti cacciare via noi romani?”. Gesù osservò: “Sei tu che pensi questo, o te lo ha riferito qualcuno?”. E Pilato: “Mica sono ebreo io: me lo hanno riferito i sommi sacerdoti, quando ti hanno portato qui”. Allora Gesù disse con estrema chiarezza: “Io sono un re, ma il mio regno non si trova su questa terra. Se fossi stato un re di questo mondo, non credi che avrei ordinato ai miei discepoli di difendermi con le armi?”.

     

    Ma Pilato esclamò spazientito: “Insomma? Sei o non sei un re?”. E Gesù concluse: “E’ come hai detto: sono un re, ma non sono un pericolo per Roma. Perchè fingi di non vedere la verità?”. Allora Pilato osservò: “La verità, la verità: chi mai può sapere dove sta la verità?”. E Gesù: “Io sono la Verità. Per questo sono venuto nel mondo: per portarvi la Verità. E chi cerca veramente la Verità, ascolta la mia voce”.

     

    Pilato allora uscì fuori e disse alla gente: “Io non trovo in quest’uomo nessuna colpa. E’ usanza per la Pasqua liberare un carcerato: quest’anno vi libererò Gesù, il vostro re!”. Ma quelli gridavano: “No, libera Barabba!”. (Barabba era un criminale che aveva commesso una strage, proprio di romani!). Pilato allora fece entrare Gesù in caserma: e lo fece frustare a sangue. Poi per prenderlo in giro, i soldati gli misero una corona di spine ed un mantello da re. E con spietata ironia, dandogli schiaffi gli dicevano: “Salve, re degli ebrei!”.

     

    Poi Pilato uscì fuori e disse: “Io lo rilascio: perché in lui non trovo nessuna colpa!”. Allora Gesù uscì fuori tutto sanguinante, con addosso la corona di spine e il mantello da re. E Pilato disse di nuovo: “Ecco, vi rilascio quest’uomo!”. Ma i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!!”. Pilato allora disse: “Prendetelo voi e crocifiggetelo voi: io non trovo in lui nessuna colpa!”. E la folla inferocita: “Secondo la nostra legge quest’uomo deve morire, perché dice di essere il Figlio di Dio!”.

     

    Pilato allora si spaventò ed entrato dentro con Gesù gli chiese: “Ma sei davvero il Figlio di Dio?”. Ma Gesù non rispondeva. Allora Pilato arrabbiato disse: “Perchè non parli? Lo vuoi capire che io ho il potere di metterti in croce?”. Ma Gesù con CORAGGIO rispose: “Tu non avresti nessun potere su di me, se Dio non l’avesse permesso. Chi mi ha portato a te comunque ha una colpa più grande della tua!”. E da quel momento Pilato, sembrava deciso a liberarlo. La gente però gridava: “Se lo liberi, non sei un servitore di Cesare! Perché costui vuole diventare il nostro re: e prendere il posto di voi romani!”.

     

    Era VENERDI, verso mezzogiorno. Allora Pilato fece portare Gesù di nuovo fuori, e seduto sulla sedia del tribunale sentenziò: “Ecco, vi rilascio il vostro re!”. Ma quelli gridavano: “No, no, crocifiggilo!”. Allora Pilato disse: “Devo mettere in croce il vostro re?”. I sommi sacerdoti risposero: “Noi abbiamo solo un re: Cesare!”. Allora Pilato cedette: e decise di accontentarli. Pur conoscendo la verità, non ebbe il CORAGGIO di difenderla. 

     

    Così gli misero la croce sulle spalle e lo trascinarono verso il Golgota, la collinetta dove avvenivano le crocifissioni. Lo crocifissero in mezzo a due ladroni: come il peggiore dei delinquenti!

     

    Pilato scrisse su un cartello “Gesù di Nazareth, il re degli ebrei”: e lo fece affiggere sulla croce come motivo della sua condanna. Molti passanti leggevano quest’iscrizione (che era scritta in ebraico, latino e greco), per cui i sommi sacerdoti suggerirono a Pilato: “Non scrivere ‘Il re degli ebrei’, scrivi piuttosto ‘DICE DI ESSERE il re degli ebrei!”. Ma Pilato rispose. “Ormai quello che ho scritto ho scritto!”. Senza saperlo aveva scritto la verità: proprio quella che non aveva avuto il CORAGGIO di difendere!

     

    I soldati presero i vestiti di Gesù e li divisero in quattro parti: una per ogni soldato. La tunica invece per non strapparla se la giocarono a sorte. Così si adempiva la scrittura: “Si sono divise le mie vesti: si sono giocati a sorte la mia tunica!”. Gesù abbassò gli occhi e vide, sotto la croce, sua madre Maria, Maria di Cleofa, Maria Maddalena ed il suo discepolo Giovanni. Allora disse: “Ti prego mamma, d’ora in poi prenditi cura di Giovanni. E tu Giovanni, prenditi cura di mia mamma!”. E da quel momento Giovanni prese Maria nella sua casa.

     

    Poi chiese acqua e gli diedero aceto: fu l’ultimo calice amaro che bevve. Poco dopo infatti disse: “Finalmente è finita!”. Abbassò il capo e morì: con grande CORAGGIO.

     

    Con il tramonto si entrava nel sabato, ed i corpi poi non potevano più essere rimossi: altrimenti si violava il riposo e si commetteva un peccato gravissimo. Allora chiesero a Pilato di spezzare le gambe ai condannati per accellerare la morte e portarli via subito, ma per Gesù non ce ne fu bisogno perché era già morto. Così si avverò il detto: “Verrà colpito, ma non si lascerà spezzare!”. Uno dei soldati solo gli colpì il fianco, e ne uscì sangue ed acqua. Molti l’hanno visto: e possono garantire che questa è la verità. Quel giorno infatti si avverò anche questo altro passo della Scrittura: “Guarderanno a colui che hanno trafitto!”.

     

    Allora Giuseppe d’Arimatea, che era un discepolo di Gesù ma in segreto per paura dei sacerdoti, questa volta si fece CORAGGIO: e chiese a Pilato il permesso di seppellire il corpo. Ed andò con lui anche Nicodèmo, quello che andava a trovare Gesù sempre col buio: anche lui di nascosto. Questa volta però i due presero il corpo di Gesù davanti a tutti: con CORAGGIO. E lo avvolsero in bende con oli aromatici, com’era usanza. Poi lo deposero in un sepolcro nel quale mai nessuno era stato deposto, che si trovava in un giardino vicino al luogo in cui era stato crocifisso. Lo misero lì vicino perché ormai era quasi il tramonto (il momento in cui secondo gli ebrei aveva inizio il nuovo giorno): e se fossero stati scoperti in giro durante il sabato sarebbero stati accusati di peccato gravissimo.

     

    Così chiusero il sepolcro e tornarono a casa: profondamente toccati dal modo in cui Gesù era morto. Davvero con grande CORAGGIO!

    a cura di Antonio Di Lieto

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