Libera ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte uccisi dalla ‘ndrangheta

Che venga giustizia finalmente, che i buoni vincano contro i cattivi, che non si muoia più per un appalto pubblico, che venga l’aria dolce di una mattina di maggio senza portare l’odore della morte

Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte sono stati uccisi il 24 maggio 1991, per la strada, mentre lavoravano. Di mattina presto, come spesso gli capitava, a raccogliere la spazzatura – che quello era il loro lavoro – secondo i turni e i compiti che gli venivano assegnati. Brava gente, lavoratori onesti, caduti non per propria colpa ma per l’avidità insaziabile e la ferocia delle cosche lametine.
Detta così è una storia crudele, ricorda Libera Catanzaro, ma come tante altre, come tutte le altre storie di vittime innocenti cadute per mano mafiosa. “E così la conoscevamo anche noi, per averla letta all’epoca o in qualcuna delle rare ricostruzioni successive. Poi, quando nacque il coordinamento di Libera Catanzaro si dovette scegliere a chi intitolarlo, e quella storia riemerse chissà da quale meandro della memoria di qualcuno di noi e divenne presto, subito, un pezzo della nostra memoria collettiva.
Fu quasi casuale quella scelta, fu molto fortunata. Perché da allora conoscemmo i Cristiano e i Tramonte, le due famiglie che custodivano nel proprio scrigno i gesti, la dolcezza, i ricordi, il dolore, l’aspettativa di giustizia, la solitudine, lo sconcerto, il rimpianto. E ce lo consegnarono quello scrigno, ce ne fecero dono rendendoci così parte, per sempre, di tutto quello che non finisce con la morte, di tutto quello che nessuna’ndrina può distruggere.
Da quel momento abbiamo cercato di ricordarli in tanti modi – con una partita di rugby, con i premi per le scuole e per le tesi, con una manifestazione all’alba, con la presenza ogni volta che era possibile – ma soprattutto da quel momento Pasquale e Francesco sono divenuti parte di noi e con noi attraversano questa terra in attesa che qualcosa accada. Che venga giustizia finalmente, che i buoni vincano contro i cattivi, che non si muoia più per un appalto pubblico, che venga l’aria dolce di una mattina di maggio senza portare l’odore della morte“.

Giuseppe Borrello – Referente provinciale Libera Vibo Valentia
Che cosa c’è di più devastante e innaturale della sopravvivenza di un genitore ad un figlio?
Un dolore che diventa ancora più grande e lacerante se a portare via tuo figlio è la mano della ‘ndrangheta. Storie di genitori di vittime innocenti dell’ndrangheta, ai quali, per dare un senso alla loro vita, non resta che la speranza di avere verità e giustizia per i loro figli.
In Italia, il 70% dei famigliari delle vittime innocenti non conosce ancora la verità e ci sono genitori che non avranno giustizia, almeno quella terrena. E’ il caso di Rosa Gigliotti madre di Pasquale Cristiano, barbaramente ucciso insieme al collega Francesco Tramonte. Una sconfitta per tutti noi.
Nel giorno del 29esimo anniversario della loro uccisione si rinnova per tutti noi l’impegno di mantenere viva la loro memoria e, al contempo, quello di portare avanti quella lotta di dignità e civiltà di mamma Rosa e dei tanti famigliari ancora in attesa di verità e giustizia per i loro cari.

Caterina Mazzuca
La partecipazione del nostro Istituto ai percorsi che Libera Catanzaro propone annualmente alle scuole come preparazione alla manifestazione del giorno della Memoria delle vittime innocenti delle mafie e la successiva partecipazione ai premi Tramonte e Cristiano continua ad emozionare ogni anno sia noi insegnanti che i nostri studenti.
Conoscere le storie e i forti valori morali di cui sono stati testimoni con le loro scelte di vita tante vittime innocenti, e di cui lo sono tutt’ora i loro familiari,  i testimoni di giustizia che abbiamo avuto l’onore di incontrare, è per noi tutti una fonte inesauribile di ricchezza e di bellezza che ci spinge verso forme di una cittadinanza sempre più attiva capace di dare a noi tutti la forza e la determinazione per un cambiamento radicale nella nostra amata Calabria.

Vittorio Mete (Università di Firenze)
29 anni hanno il poter di far sbiadire qualunque cosa. Qualunque cosa rimanga ferma. 29 anni fa, invece, ci mettemmo in marcia. Decidemmo di metterci silenziosamente in marcia: fiaccole, striscioni improvvisati, cera sulle mani, sguardi bassi in strade altrimenti allegre. Spalla a spalla. 29 anni e si va avanti. Forse anche per quel calcio nel culo che, vostro malgrado, quella mattina ci avete assestato.

Florindo Rubbettino (editore e partner dei premi intitolati alla memoria di Cristiano e Tramonte)
Dignità. È questa la parola che associo quasi istintivamente a Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte. La dignità delle mani sporche solo di lavoro, la dignità dei sacrifici fatti per portare il pranzo e la cena a casa; la dignità dei familiari, del loro dolore composto, del loro coraggio a denunciare l’ingiustizia e l’arroganza di una criminalità che crede di poter disporre liberamente degli altri. Finanche della loro vita.
La dignità cui siamo invitati, come calabresi, imprenditori, esponenti della società civile, la dignità che nasce dal rifiuto del compromesso e dalla consapevolezza di camminare con la schiena dritta.

Don Ennio Stamile – Referente regionale Libera Calabria
Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, onesti lavoratori trucidati dalla ‘ndrangheta in contrada Miraglia a Sambiase il 24 maggio 1991. Vittime innocenti ed inconsapevoli di una guerra fra ‘ndrine la cui presenza, pervasività, capacità di corruzione, di comparaggi e collusioni, ha provocato nel corso di quasi trent’anni lo scioglimento per ben tre volte del consiglio comunale di Lametia Terme per infiltrazioni mafiose. Brevemente, intendo fare appello alle coscienze dei componenti le ‘ndrine, di chi si lascia corrompere o ammaliare dal facile guadagno con lo spaccio di droga, ospitando le slot nei propri esercizi commerciali, o semplicemente di chi sa e non ha il coraggio di parlare di denunciare la presenza del cancro più terribile che ha colpito la società calabrese: la ‘ndrangheta. Tutte le volte che ciò accade, si calpesta il sangue innocente e di Francesco e Pasquale, di tutte le vittime innocenti delle mafie. Si oltraggia il dolore dei loro familiari. Le loro attese di verità e di giustizia. Liberiamoci da questo male che provoca solo dolore e morte.
A nome di Libera Calabria dico semplicemente grazie a tutti coloro che assieme a noi ricordando il loro barbaro omicidio, s’impegnano a stare accanto ai familiari delle vittime innocenti e con ogni mezzo decidono di combattere la bella battaglia per il riscatto della nostra Terra.

Patrizia Surace (Università della memoria dell’impegno “Rossella Casini”)
L’insufficienza di prove, la ritrattazione sopraggiunta, le dimenticanze procedurali ed i silenzi omertosi, determinarono l’esito assolutorio del processo per la morte di Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Il resto è storia, quella indegna di un delitto di matrice ‘ndranghetista e di due uomini onesti che credevano nella famiglia e nel lavoro.
In ricordo di Francesco e Pasquale, nessuno oggi si senta escluso dal grido di ingiustizia e dolore dei familiari. Quel puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità, è oggi, come allora, all’opposto del fresco profumo della libertà.
Per questo, dopo 29 anni dalla scomparsa di questi due uomini, ‘eroi del quotidiano’, ci uniamo al bisogno di verità di molti, convinti che la lotta repressiva contro la ‘ndrangheta debba essere accompagnata da  un’azione culturale sistematica, capace di smantellare quel ‘quarto girone della zona grigia’ rappresentato  dall’intricata e magmatica corresponsabilità sociale. Non vogliamo celebrare o commemorare, ma rendere vivi, anno dopo anno, lo sdegno e la sofferenza di chi chiede il coraggio della verità.