Favolacce e Dolcissime, il racconto dei protagonisti e autori dei due film

Al Magna Graecia si parla di sentimenti e quotidianità

Prima uscita pubblica in qualità di madrina del diciassettesimo Magna Graecia film festival per Barbara Chichiarelli, questa mattina al La Perla del Porto.

 

 

L’attrice, tra gli interpreti dell’interessante “Favolacce” di Fabio e Damiano D’Innocenzo, ha incontrato la stampa poco prima di Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore, protagonisti con il loro “Dolcissime” della serata di oggi. Chichiarellisi è detta felice della sua scelta da parte del direttore artistico e ideatore della manifestazione Gianvito Casadonte: «E’ il primo Festival dal vivo dopo la chiusura. Sono contenta di essere la madrina della ripartenza», ha detto.

Favolacce. Introdotta dal critico cinematografico Antonio Capellupo, Chichiarelli ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera, e le scelte che l’hanno portata fin qui: «Non ho obiettivi chiari, tranne l’essere felice. Cerco di mettermi sempre in gioco. Ora con il cinema, ora con il teatro o con la TV – ha spiegato -. Non ho un linguaggio preferito, ma sono contenta di ciò che ho fatto e faccio». Come “Favolacce” appunto, ambientato nella periferia romana, «un luogo non luogo», ha detto lei stessa, che  a dispetto della chiusura delle sale cinematografiche a causa del “lockdown”, ha ottenuto ottimi riscontri nello streaming.

«Per me è stata una scoperta in primis del testo, scritto dagli stessi fratelli D’Innocenzo – ha raccontato -. E’ un film che innanzitutto vive su carta, perché apparentemente sembra non succedere nulla. Eppure nonostante si percepisca fin dal principio questa atmosfera noir, a svelare pian piano e nessuno si sarebbe aspettato quel finale. La cosa più evidente per me è stata proprio quel nulla che contiene tutto». E con loro, i D’Innocenzo, in questa loro opera seconda, come è andata? «In realtà hanno un particolare dono della sintesi già fra loro, per cui è stato sempre tutto molto chiaro fin dal principio, oltre ad averci lasciati molto liberi di scegliere». Anche ad esempio con i campi lunghi che caratterizzano le riprese del film: «Non sapevamo neanche dove fosse la telecamera – ha detto -, non ce lo dicevano. E questo ci ha davvero liberati».

Dolcissime. E’ stato quindi il turno di Ghiaccio  e D’Amore, autori di “Dolcissime”, che sarà proiettato questa sera all’Area del Porto, in concorso. «L’idea del film è partita come un gioco, un radiodramma sportivo, su una storia impossibile, alcune ragazze sovrappeso che decidono di riscattarsi dal bodyshaming con la partecipazione a un concorso di nuoto sincronizzato – ha raccontato il regista, Ghiaccio –. Dopo aver incontrato nelle scuole centinaia di studenti ci siamo resi conto che questa storia poteva diventare più leggera, ma allo stesso tempo più profonda». Da qui alla realizzazione del film il passo non è stato breve: «Abbiamo dovuto fare affidamento a psicologi e terapisti, per muoverci tra bullismo e dinamiche famigliari, ma sono bastati i casting, ai quali le ragazze si presentavano con le loro mamme a farci comprendere la situazione». «Ogni ragazzina – ha raccontato Ghiaccio -, veniva incalzata dalla madre nella risposta alle nostre domande, così solo quando rimanevamo soli con lei,  capivamo la loro personalità e le loro reali intenzioni».«Delle volte pensiamo di fare del bene – hanno aggiunto -, ma non ci rendiamo conto che gli altri hanno tempi molto diversi dai nostri».

L’idea è del film, che vanta pure le partecipazioni di Valeria Solarino e Vinicio Marchioni,  è nata come il racconto di una piccola storia, «semplice, senza nulla di sensazionale, che, passando attraverso gli stereotipi mettesse protagoniste e antagoniste, piccole come loro, vicine, insieme». Eppure, nonostante i luoghi comuni sempre dietro l’angolo, Dolcissime va oltre. Avvalendosi di un direttore della fotografia come  Ghiaccio è riuscito a dire molto di più nelle tante riprese sott’acqua – veri e propri specchi dell’anima -, che in quelle “all’asciutto”. Da lasciare senza parole.