Carceri, Gratteri: “Provare centri recupero per i tossicodipendenti”

L'intervento nel carcere di San Vittore, a Milano, nell'ambito di Bookcity in cui si è discusso dello studio 'Sovraffollamento e crisi del sistema carcerario. Il problema irrisolvibile'

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Per il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, per cercare di fronteggiare il fenomeno del sovraffollamento negli istituti penitenziari “i detenuti che sono in carcere, e che hanno commesso il reato a causa della loro tossicodipendenza, dopo una prima valutazione da parte di uno psicologo, devono essere mandati in un centro di recupero per provare a disintossicarli dalla dipendenza della droga”. Il magistrato lo ha detto intervenendo stamani nel carcere di San Vittore, a Milano, nell’ambito di Bookcity in cui si è discusso dello studio ‘Sovraffollamento e crisi del sistema carcerario. Il problema irrisolvibile’, di Alessandro Albano, Anna Lorenzetti e Francesco Picozzi, edito nella Collana di Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri  ha puntato il dito su chi “pur potendo” fare qualcosa, ha lasciato la Polizia penitenziaria per anni in una situazione di “depressione, frustrazione”, senza un’adeguata formazione che, invece, deve andare di pari passo con la gestione degli istituti. “E per fare formazione – ha detto – nelle scuole devono parlare persone che hanno lottato sul campo, faticato, altrimenti diventa una passerella”.

Per Gratteri bisognerebbe provare a “mettere ai domiciliari detenuti tossicodipendenti”, dopo le opportune verifiche. Altro fallimento sono le Rems “che non esistono, se non sulla carta”, mentre Gratteri confida che con il Pnrr si possano costruire nuove carceri o ampliare quelle esistenti.

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