Il fallimento di “Betania” e il rischio dell’effetto domino sulle altre strutture socio-assistenziali

La conferenza stampa del Forum del Terzo settore con il portavoce Rosario Bressi e il presidente della Fondazione don Piero Puglisi. Lunedì 7 agosto una manifestazione davanti al Comune

La situazione critica in cui versa “Fondazione Betania” rischia di essere la punta di un iceberg. La parte più visibile di una crisi che rischia di travolgere anche le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali su cui poggia larga parte del sistema di welfare in Calabria. Un vero e proprio “allarme sociale”. Perché realtà storiche e radicate come “Betania” offrono servizi di assistenza che non possono essere incastonati nelle tabelle dei tariffari, e troppo spesso si sono sostituite alle istituzioni nella garanzia di servizi che rappresentano risposte ai bisogni.

 

La liquidazione giudiziale di Fondazione Betania avviata nelle scorse settimane, e rispetto a cui il management sta già preparando ricorso, rischia di avere un effetto domino su altre strutture, tutte alle prese con problemi di liquidità che impediscono il pagamento degli stipendi e dei fornitori.

 

E’ quanto emerso nel corso della conferenza stampa organizzata questa mattina nella sede dell’auditorium della Fondazione dal Forum del Terzo settore Catanzaro-Soverato, rappresentato dal portavoce Rosario Bressi, affiancato dal presidente di Fondazione Betania, Padre Piero Puglisi. Presenti i responsabili delle strutture socio-assistenziali del territorio oltre che una nutrita delegazione di lavoratori, tra gli interventi infatti anche quelli Beppe Apostoliti, Luciana Loprete  e Rosaria Panarello.

 

“Alla luce di quello che è successo a Fondazione Betania e soprattutto del rischio che da questa vicenda si passi altre vicende simili, non nascondiamo che c’è una grande preoccupazione – ha esordito Bressi -. La crisi del welfare è evidente, è una bomba sociale che rischia di esplodere per i pazienti, gli operatori, le famiglie e le comunità dove insistono le strutture, perché queste non hanno solo una funzione di assistenza ma hanno una funzione sociale.  Quello che dà più tristezza – sostiene Bressi – è lo scaricabarile, perché qui sono in gioco la dignità delle persone che ricevono assistenza e la dignità degli operatori che lavorano. Pretendiamo rispetto per gli ospiti e per i servizi che dovrebbero essere offerti e che tendono a venire meno per la situazione oggettiva che si vive. Il problema in questa vicenda non è solo amministrativo e burocratico, ci sono delle responsabilità evidenti e lo sguardo va rivolto alle istituzioni” ha concluso Bressi annunciando una mobilitazione per il 7 agosto davanti al Comune di Catanzaro.

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“Un giudice ha deciso di spazzare via decenni di storia, 500 ospiti e 350 posti di lavoro, nonostante le difficoltà note”, ha affermato Piero Puglisi presidente di Fondazione Betania ponendo l’accento sull’allarme che interessa tutte le strutture e sul fatto che la situazione in atto è figlia di una riforma che non è una riforma”. Don Piero parla infatti “dell’applicazione del regolamento della Regione che sta creando molte difficoltà e molti dissesti e rischia di far crollare tutto il comparto del sociale. Abbiamo chiesto incontri al governo regionale ma non c’è stato modo di sedersi a un tavolo per il momento con il presidente della Regione o suoi delegati, c’è un tavolo di concertazione che sta mettendo mano a questo regolamento che fa acqua da tutte le parti. Ma sono tempi lunghi, e intanto tutte le strutture rischiano di collassare. Fondazione Betania sta cercando di reagire a questa istanza di fallimento presentando un reclamo che è in fase di preparazione e tentando di salvare tutto quello che è possibile. Poi da un’altra parte c’è la Newco Karol Betania che gestisce quasi tutte le strutture che Betania gestiva, perché lo scorso c’è stato un fitto di ramo d’azienda: anche questa va avanti per la sua strada ma con difficoltà, le stesse che ha vissuto Fondazione e Betania e che vivono le altre strutture socio-assistenziali. Ovviamente la situazione fallimentare di Fondazione Betania rischia di condizionare anche il cammino della Karol Betania. Stiamo studiando strategie per salvare queste realtà”.

 

“La Fondazione – ricorda ancora il presidente della Fondazione – vanta numerosi crediti da parte delle pubbliche amministrazioni, questo è il vero problema. Per noi è una fase transitoria, in quanto una società che fallisce non può usufruire di accreditamenti. Karol Betania (o qualche realtà esterna) potrebbe rilevarne la gestione, ma se qualche buontempone dovesse decidere che anche Karol Betania non può godere degli accreditamenti allora si metterebbero definitivamente a rischio i posti di lavoro e i tanti ospiti della struttura. Inoltre, come già detto da Bressi, la nostra preoccupazione riguarda tante strutture socioassistenziali sul territorio. Da anni sosteniamo che questo sistema metterà tutti in ginocchio”.

E poi c’è il rapporto con il Comune di Catanzaro. “Prima c’era l’alibi del personale mancante, che poi è stato assunto ma ancora oggi funzionario e addetti non hanno mai tempo, ci sono mille disservizi e tutto è paralizzato. Per pagare una fattura ancora decine di telefonate, e sempre ulteriore richieste di carte. Si può morire anche di troppi crediti. Sono qui da trent’anni – ha concluso padre Puglisi – ed ho imparato che i calabresi si lamentano ma pochi sanno ribellarsi per ribaltare la situazione: è tempo di svegliarsi e muoversi”.

E’ momento della mobilitazione, insomma. Prima che sia troppo tardi.