La Dia apre le porte agli studenti e racconta le storie delle vittime innocenti di mafia fotogallery

Nel primo giorno di Primavera due scuole in visita al Centro Operativo di Catanzaro

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Ricordare le vittime innocenti di mafia incontrando “la legalità”, in una struttura confiscata alla malavita e oggi sede di quella istituzione che porta, indelebilmente, il marchio di Giovanni Falcone. Il Centro Operativo Dia di Catanzaro ha accolto, lo scorso 21 marzo,  gli alunni dell’Istituto Comprensivo Statle “S. Gatti” di Lamezia Terme e dell’Itis “Scalfaro” di Catanzaro.

Generico marzo 2024

La Dia “si racconta” agli studenti

I ragazzi, in momenti distinti, non solo hanno finalmente dato forma a quella che è l’attività della Direzione investigativa Antimafia, visitando il centro, ma hanno interloquito in maniera attiva con alcuni tra poliziotti, carabinieri e finanzieri che li hanno accompagnati non solo nel viaggio della memoria, ma soprattutto nel solco in cui muovere i passi nella vita.

Il solco della legalità tracciato dalle vittime innocenti di mafia


Un solco tracciato anche dalle 1.069 vittime innocenti di mafia che vengono ricordate ogni 21 marzo, un solco tracciato dai sacrifici di donne e uomini che servono lo Stato, ma che non sono altro dai cittadini che lo Stato lo fanno ogni giorno nella quotidianità.

Le parole del Direttore della Dia e la testimonianza di Walter Aversa


Il Capo Centro, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Beniamino Fazio, ha risposto alle tante domande dei giovani, abbattendo ogni tipo di barriera reverenziale e
attraverso il racconto di aneddoti anche personali, ha coinvolto i ragazzi in un più ampio ragionamento sull’importanza di saper scegliere sempre da che parte stare. Agli studenti sono state mostrate le auto che fanno parte del patrimonio confiscato alla malavita e i più piccoli hanno lasciato i loro disegni su una delle pareti del centro. Toccante la testimonianza di Walter Aversa, figlio di Salvatore Aversa e Lucia Precezano, uccisi dalla mafia a Lamezia Terme. Walter e i suoi fratelli più giovani , sono rimasti orfani ma, ha detto Aversa, non soli, soprattutto per l’esempio che hanno sempre orgogliosamente portato in giro ogni volta che dovevano raccontare della loro esperienza.

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