Massimo D’Alema e lo sguardo sull’Europa “debole”, ricordando Giovanni Puccio

All'Umg l’evento organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia in collaborazione con la Fondazione dedicata al compianto dirigente democrat. Presente anche Alfredo D'Attorre

Non si concede con troppa generosità ai giornalisti che lo tampinano alla ricerca del “titolo”. Fedele al suo personaggio, comunque Massimo D’Alema non delude, parlando dell’argomento su cui è chiamato a discorrere in un’aula universitaria gremita, non solo di studenti: “L’Europa nel nuovo ordine internazionale”.

Generico febbraio 2024

 

Il già ministro, presidente del Consiglio, massimo esponente della sinistra italiana e docente di storia delle relazioni internazionali parla di un’Europa che “oggi sembra più debole”. E lo fa nel corso dell’evento è stato organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università Magna Graecia in collaborazione con la Fondazione dedicata a Giovanni Puccio, lo storico dirigente del partito democratico calabrese, prematuramente scomparso lo scorso anno. Prima di D’Alema sono intervenuti la professoressa Aquila Villella, direttrice Diges, Paola Mori, ordinaria di diritto dell’Unione europea all’Umg e il professor Alfredo D’Attorre, associato di Filosofia del Diritto nonché componente della segreteria nazionale del Pd e già commissario del Pd calabrese.

 

 

“Io penso che l’Europa ha la grave responsabilità di aver abolito, sospeso una missione navale internazionale che aveva lo scopo di salvare i naufraghi e evitare tragedie come quella di Cutro – ha detto ancora. E penso che il fatto che centinaia e centinaia di persone muoiano nel mare di fronte a casa nostra senza che noi facciamo nulla per salvarli è una negazione dei fondamentali principi e valori dell’Unione Europea”

Parlando dei conflitti in atto, ha aggiunto: “Paradossalmente è più semplice fare la guerra che fare la pace – ha aggiunto -, però se c’è la volontà politica di fare la pace può essere costruita. È chiaro che nessuno dei contendenti di queste guerre farà la pace da solo, è la comunità internazionale a doverli spingerli. Noi lo facemmo quando ci fu la guerra tra Israele e Libano, l’Unione Europea intervenne convincendo anche gli americani e alla fine si fermò la guerra. Ci fu una forza internazionale guidata dall’Italia, sembra che questo sia accaduto un secolo fa ma è successo nel 2006. È possibile se c’è la forza della comunità internazionale”.

 

 

Un tema, quello dei migranti, intrecciato dunque al ruolo dell’Europa nello scacchiere internazionale, un ruolo sul quale si è soffermato anche, nel corso del seminario, Alfredo D’Attorre, associato di Filosofia del Diritto all’Università di Salerno, in passato tra l’altro commissario del Pd in Calabria.

 

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“Oggi – ha detto D’Attorre – il tema fondamentale secondo me è come ripensare l’Europa come soggetto di pace e di dialogo a livello globale. Un’Europa che fosse semplicemente la propaggine degli Stati Uniti non serve a nulla. Noi dobbiamo rimanere amici e alleati dagli Stati Uniti, ma al mondo per ricostruire un equilibrio serve un’Europa, un nucleo europeo in grado di giocare un ruolo più consapevole e autonomo. In che modo? Favorendo il dialogo, non appiattendosi semplicemente sulle ragioni di qualcuno, ma rilanciando le ragioni del multilateralismo, le ragioni di istituzioni internazionali che devono riprendere a funzionare, capendo che il mondo è comunque cambiato, che l’Occidente è una parte di questo mondo, che oggi vedi tanti altri protagonisti emergere. L’Europa non è e non sarà una grande potenza militare, ma ha dalla sua, se sa esercitarla, la forza dell’esempio dello Stato di diritto, del welfare, del modello sociale europeo. Sono queste le risorse che – ha proseguito D’Attorre – dobbiamo tornare a offrire anche al resto del mondo. Abbiamo un governo totalmente subalterno ai grandi poteri transnazionali, purtroppo anche inutilmente appiattito sulla linea statunitense, che non vuol dire che noi dobbiamo essere alleati degli Stati Uniti come lo è sempre stato all’Italia dal dopoguerra oggi, ma possiamo e dobbiamo farlo con la nostra autonomia, con la nostra capacità d’iniziativa”.

 

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D’Attorre, in particolare, si è soffermato infine sulla figura di Giovanni Puccio, a cui è dedicata la Fondazione che ha collaborato alla realizzazione di questo evento. “E’ stato un grande militante, un grande dirigente politico, una persona che ha dedicato la sua vita all’impegno, alla passione politica in maniera del tutto disinteressata, pensando alla politica come impresa collettiva, individuale. Un amico – ha detto ancora – insomma un compagno, che si è occupato prevalentemente di organizzazioni. Una delle caratteristiche di Giovanni Buccio è che ha sempre mantenuto ben chiara la consapevolezza che senza un rapporto con la cultura, con il pensiero, la politica alla lunga si riduce a nulla. Per questo io considero davvero importante l’idea di costituire questa Fondazione che fa lavorare assieme alle istituzioni culturali per la formazione dei giovani e la creazione di momenti di riflessione, per aiutare anche la politica ad alzare il livello”.

Tra i presenti la compagna di Puccio, Teresa Esposito, e i nipoti Salvatore e Concetta Procopio, dirigenti di partito, amministratori provenienti di tutta la provincia, e i consiglieri regionali del Pd Amalia Bruni, Ernesto Alecci, Franco Iacucci.