I Quartieri: Le dimissioni del Rettore De Sarro sono un atto d’amore per la scienza e per Catanzaro

La scienza non è una promessa, non è un’istituzione, un partito, uno stile di vita, il club degli intelligenti: è uno strumento

La verità deve essere sempre uno sforzo collettivo, “generata spontaneamente dall’esperienza viva e storica”, la verità che arriva dall’alto è sempre fragile, non ha sistema immunitario, e dunque rischia ogni volta che viene messa a dibattito. Questo è il punto di inizio e la fine del dibattito e delle riflessioni, che appaiono ormai postume, stanche e rituali sulla possibile trasformazione in cadavere del futuro della Facoltà di Medicina dell’università Magna Graecia.
La verità sta sempre nel guado e richiede rigore, crudezza e memoria, quella che troppe volte sfugge ai tanti, ma che resta marcata sul web, sulle pagine online dei quotidiani, tanto da restituire a quanti hanno il coraggio la lettura autentica dei fatti, delle responsabilità e dei silenzi. Appare così evidente e pesante la responsabilità politica di quanti hanno governato la città di Catanzaro negli ultimi decenni, la stessa che incrocia improbabili candidati a sindaco, il cui silenzio, fatto salvo un battito d’ali, imponeva la difesa quasi da capitolato della città, magari facendo ricorso alle truppe cammellate dal bigodino autentico e dalla cattiveria manifesta, occupando anche militarmente la scena e riscrivendo un futuro più che prevedibile. E’ quanto si legge in un comunicato stampa dell’associazione I Quartieri a firma di Alfredo Serrao. 

L’attivazione del Corso di Laurea in Medicina e Tecnologie Digitali, nella forma dell’interateneo tra le Università Magna Graecia di Catanzaro e UNICAL è un atto d’amore per la città di Catanzaro? Questo è da capire senza la retorica del campanilismo, ma scendendo più concretamente nella commistione fra politica e potere. Quell’incrocio perfetto che a Catanzaro ha svenduto la visione che l’università fosse un incubatore di idee del compianto prof. Venuta, stracciata da tutti i “magnifici” che si sono succeduti, dove un pugno di cattedratici hanno privilegiato il potere alla differenza sostanziale di capacità e di risultato. Una sorta di potere pastorale, dove il medico non è più medico come ci si aspetterebbe ed il barone universitario diventa un prete.

Crolla il mito che l’università di Catanzaro, complice la politica ruffiana, sia una comunità di sapienti votata al progresso dell’umanità sollecitata da quel genio ribelle, presunto, della politica e dei giovani capace di sconvolgere con le loro intuizioni la cricca dei vecchi sclerotici. La realtà appare più scialba nell’ateneo catanzarese, dove la scienza non si sviluppa grazie alle istituzioni accademiche perché i baroni della generazione dopo il prof. Venuta muoiono sulle loro poltrone e chi loro succede, siede sulle stesse poltrone portando in dote un concetto medioevale più oscuro fatto di potere e complicità, le cui vedute appaiono più limitate di chi li ha preceduti. Il potere si esercita sul potere e quello accademico impone dedizione e sottomissione al netto di intuizioni sconvolgenti, sepolte da una sottoscrizione di vassallaggio delle “polemiche pretestuose” che certifica l’inesistenza di una speranza e la conservazione delle ceneri mortali dagli stemmi araldici-accademici.
La scienza non è una promessa, non è un’istituzione, un partito, uno stile di vita, il club degli intelligenti: è uno strumento.

Lo strumento che si usa per costruire modelli funzionali ai bisogni della collettività. Nient’altro. Ecco che allora diventa improbabile una competizione dell’università catanzarese senza entrare nel merito del problema, quello che impone l’attivazione di servizi sanitari necessari, come un Pronto Soccorso e la correlazione con il sistema ospedaliero territoriale, visto che non è più pensabile immaginare la struttura di Germaneto come una cattedrale nel deserto che drena risorse pubbliche, come avvenuto con la Fondazione Campanella, senza restituire un servizio alla comunità catanzarese e calabrese. E’ finita l’epoca dei professori a part-time dal martedì al venerdì e dalle lunghe ferie estive e delle scuole di specializzazione dall’equilibrio precario, perché la coperta è ormai corta e le risorse pubbliche devono essere certificate e spese in modo trasparente sulla scorta dei bisogni sanitari dei cittadini.

Se è così, considerato che non c’è un’altra variabile, allora le dimissioni del Rettore De Sarro sono un atto d’amore per la scienza e per Catanzaro, lo stesso atto d’amore che si richiama per la politica ruffiana e golosa di potere che deve restituire ai cittadini di Catanzaro una rappresentanza tradita, mentre “altri” dai silenzi a farfalla avrebbero migliori fortune di vestire la fascia tricolore in altri lidi, dove per professione e per gratitudine avrebbero migliori fortune. Quelle che la città “Magnifica et fidelissima” non può al momento sottoscrivere.