Giornata del povero, Bertolone: “Le Parrocchie diventino famiglia delle famiglie in difficoltà”

La lunga lettera dell'Arcivescovo invita la comunità a stringersi attorno a chi ha davvero bisogno in vista del prossimo 15 novembre

Anche la Diocesi di Catanzaro – Squillace, guidata da Monsignor Vincenzo Bertolone, si prepara a celebrare la giornata del povero, il prossimo 15 novembre. Domenica durante la quale lo stesso Arcivescovo, dopo avere celebrato la Santa Messa nella chiesa del Monte dei Morti, alle ore 11, si recherà nei locali adiacenti alla Chiesa del centro storico dove, già da qualche settimana è attiva una mensa per i più bisognosi. Per sollecitare la cittadinanza, soprattutto in questo momento di pandemia, Monsignor Bertolone ha inviato una lunga lettera ai parroci e alle guide spirituali di quelle piccole ed importanti comunità.

Il tema assegnato da Papa Francesco : Tendi la tua mano al povero

“Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32). Queste parole dell’antico libro del Siracide sono state scelte da Papa Francesco come tema-guida di riflessione per la IV Giornata Mondiale dei Poveri, che si celebrerà in tutta la Chiesa cattolica domenica 15 novembre 2020. – scrive il Vescovo – per l’occasione, il Santo Padre ha composto un messaggio che entra direttamente nel drammatico momento che il mondo intero ha vissuto e sta ancora vivendo a causa del Covid-19. (…). Come più volte ci ricorda Papa Francesco, possiamo insieme avviare processi, più che occupare spazi , superando le barriere dell’indifferenza.  (…) La povertà sia “vecchia” che “nuova”, come ci ricorda il Santo Padre, oggi «assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli».

Dietro ogni povero c’è Cristo

Avendo sullo sfondo questa pagina evangelica, vi invito a guardare alla povertà con uno sguardo tutto soprannaturale, e non semplicemente antropologico o socio-culturale. Dietro ogni povero c’è Cristo: accogliendo il povero si accoglie Cristo; tendendo la mano al povero si tende la mano a Cristo. (…). Quanto avviene tra il povero e ogni fratello/sorella che gli tende la mano è veramente un mirabile scambio. Uno scambio che si manifesta come utile per tutti, che in esso si riconoscono davvero Fratelli tutti. Esso, infatti, non avviene semplicemente tra un uomo e un altro essere umano, quanto piuttosto tra Cristo Gesù, il Figlio di Dio che si nasconde nel povero, e ogni uomo che, donando quanto gli supera (non il superfluo, ma quanto super est) al povero, lo dona allo stesso Signore, il quale promette sé stesso come eredità. (…). Celebrare la Giornata mondiale dei Poveri, significa, oltre che riflettere e compiere opere di carità e di prossimità, anche elevare lo sguardo al trascendente, al soprannaturale, all’eterno. (…)

Come il vero vino che viene dall’uva, così il vero bene viene dal cuore che dimora presso la Parola di Cristo

La misura dell’amore è amare senza misura!. Questa frase, attribuita a Sant’Agostino, ci ricorda che, in fondo, rimanere nella Legge del Signore non significa altro che ‘amare’ pienamente e secondo Dio. E amare significa intraprendere e percorrere un cammino avendo il Signore stesso come guida sicura, crescendo non sotto i canoni fissi degli sterili dogmi umani, ma nella attraente luce della Parola che i popoli ricercano. Amare non significa chiedersi spasmodicamente qual è il comandamento più importante, secondo la legge della deduzione logica e calcolata di categorie gerarchiche della vita, bensì il timido desiderio di chi si avvicina per toccare il midollo e le viscere della vita stessa. Dobbiamo avere sempre la consapevolezza che i gesti di carità e di solidarietà si fanno se, prima di tutto, c’è un cuore che ama Dio. Prima della beneficenza, viene la benevolenza, prima che fare il bene viene il voler bene secondo Dio. Come il vero vino che viene dall’uva, così il vero bene viene dal cuore che dimora presso la Parola di Cristo.  (…) Un amore che ha quattro lineamenti: è universale, gratuito, totale, radicale (nel senso che non risparmia neppure la propria vita), senza perché, solo per amore!

“Nell’ottica di questo amore oblativo, – continua nella sua lettera Monsignor Bertolone – auspico che ogni comunità parrocchiale, con la guida sapiente del parroco e del Consiglio pastorale, possa aprirsi con generosità alle esigenze dei più poveri, soprattutto nell’attuale contesto in cui siamo chiamati a misurarci con gli effetti negativi che la pandemia ha generato sul mondo economico e finanziario. Penso a quanti hanno perso il lavoro o vivono il dramma di poterlo perdere da un momento all’altro. Questo certamente influisce, ed ha un peso non indifferente, sulla serenità della vita personale, familiare e sociale. La parrocchia, come ‘la famiglia delle famiglie’, deve farsi carico di tutto questo: si tratta anzitutto di aprirsi all’ascolto di ogni forma di disagio, materiale e spirituale, prodotto dalla povertà, per organizzare la speranza e la solidarietà.

L’ascolto come prima porta verso il prossimo che soffre

Nel concreto, invito i parroci e tutti i sacerdoti a rendersi più disponibili all’ascolto dei bisogni dei più poveri; soprattutto di coloro che provano vergogna e disagio nel manifestare la propria condizione. Penso a quanto bene possano fare dei Centri di ascolto ben strutturati e organizzati secondo le esigenze del territorio, sia in presenza che attraverso i social media. Vi invito a consolidare o istituire, qualora non ci fosse, un gruppo di persone, accomunate dal vivo desiderio di farsi prossimi alle esigenze dei più poveri, capace di essere lievito in mezzo a tutta quanta la comunità per promuovere, organizzare e strutturare iniziative di carità, d’accordo col parroco (distribuzione di beni di prima necessità, mense domenicali, e dove possibili anche giornaliere, visita e ascolto delle famiglie in difficoltà). Questo servizio peculiare può ben essere considerato un ministero di fatto nella comunità parrocchiale. Vi invito ancora a intercettare con estrema delicatezza i bisogni dei più poveri che variano a seconda del contesto territoriale, familiare e sociale, proponendo ai parroci, i primi responsabili e animatori della carità in mezzo al popolo di Dio, strategie di azione condivise dal Consiglio pastorale parrocchiale ed evangelicamente fondate. Invito i diaconi, scelti in mezzo al popolo proprio per essere segno sacramentale della carità di Cristo nella premura verso i poveri, le vedove, gli orfani e i deboli, a collaborare in prima persona nell’organizzazione delle azioni della Caritas parrocchiale”.