Covid Catanzaro 2020-2022: economia e pandemia

La resistenza al virus delle imprese e in particolare le mille difficoltà di palestre e associazioni sportive. E c'è chi con coraggio in questo periodo è riuscito ad aprire

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Covid, imprese, commercio: la “resistenza” al virus e la mazzata del caro bollette

di Antonia Opipari

Il 4 marzo di due anni fa a Catanzaro si registrava il primo caso di Covid-19. Da lì a pochi giorni dopo l’Italia e il mondo si sono trovati ad affrontare qualcosa di assolutamente impensato: una pandemia che ha mietuto milioni di vittime ovunque e ha seminato ansia e paura. Ancora oggi, pensare a un “ritorno alla normalità” sembra un sogno. Eppure. Forse non tutto è andato proprio bene ma, a distanza di circa settecentotrenta giorni vissuto in un limbo, tra vaccini e cure, comincia a intravedersi la luce fuori dal tunnel. 

Resta il fatto che sono stati 24 mesi difficilissimi, che hanno avuto ripercussioni economiche serie. Ecco perché abbiamo chiesto ai presidenti di Confcommercio (Pietro Falbo), Confindustria (Daniele Rossi) e Confesercenti (Vitaliano Mongiardo) Catanzaro, di riassumerci come sono stati questi due anni di pandemia dal punto di vista finanziario.

Pietro Falbo

Pietro Falbo, Confcommercio: «A distanza di poco tempo da quella triste data abbiamo assistito al tramutarsi della pandemia in una vera e propria emergenza economica, con attività che sono state costrette a subire lunghi periodi di chiusure forzate e restrizioni, lasciando nell’incertezza, oltre alle imprese, anche i lavoratori e le loro famiglie.

L’emergenza Covid si è, infatti, abbattuta in maniera drammatica sul nostro sistema di imprese colpendo, in particolare, le filiere del turismo, della ristorazione, ma anche il commercio al dettaglio, soprattutto abbigliamento, con crolli verticali di fatturato e la chiusura definitiva di tantissime imprese.

Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio nel 2020 sono andati persi 160 miliardi di euro di Pil e quasi 130 miliardi di consumi. Molteplici i fattori che hanno concorso a determinare questa situazione: riduzione del reddito disponibile, aumento del risparmio precauzionale per la crescente incertezza economica e forte riduzione delle possibilità di acquisto dovuta ai lockdown e alle restrizioni alle attività economiche.

Le misure di sussidio alle aziende messe in campo dal Governo, per quanto apprezzabili, si sono rivelate insufficienti a contrastare efficacemente l’emergenza economica, con la conseguenza che centinaia di esercizi commerciali del settore terziario siano a rischio chiusura o, addirittura, abbiano già spento le loro insegne.

Nello sgomento generale, causato dalla pandemia, Confcommercio Calabria Centrale si è, inoltre, fatta promotrice e coordinatrice delle dinamiche di aiuti alle famiglie meno abbienti dei nostri territori in collaborazione con Caritas, Croce Rossa e molti esercenti della grande e piccola distribuzione. Questo si è rivelato un passaggio fondamentale per sostenere coloro che hanno visto inasprirsi improvvisamente situazioni di disagio già conclamate o che si sono ritrovati ad affrontare difficoltà economiche e sociali imprevedibili fino a quel momento».

Daniele Rossi

Daniele Rossi, Camera di Commercio: «Sono stati due anni lunghi, complessi e per nulla facili da affrontare. Sia a livello personale, dico, sia se guardiamo al contesto delle imprese e quindi al mio ruolo istituzionale. La pandemia è stata e continua ad essere un freno alla crescita contingente ma anche alla fiducia nel futuro che invece gli imprenditori devono necessariamente avere per essere così indotti a investire e quindi a rischiare.

La propensione al rischio d’impresa, di capitali, di risorse umane dipende sempre dalle condizioni del contesto sociale, economico e culturale in cui si opera: se queste condizioni sono incerte tanto nel presente, quanto nel futuro, non biasimo gli imprenditori che sono diffidenti. 

In più, la contrazione dei consumi determinata dalle necessarie decisioni sul lockdown ha generato calo netto delle vendite e quindi enorme mancanza di liquidità nelle imprese, molte delle quali, in Calabria, non erano e non sono strutturate per affrontare lunghi periodi di difficoltà di cassa. Ecco perché sin dall’inizio della pandemia ho chiesto che il Governo fosse attento a questo tipo di esigenza. D’altronde, per quel poco che potevamo fare con le nostre risorse, la Camera di Commercio di Catanzaro si è mossa proprio in questa direzione, cercando per quanto possibile di sostenere le imprese con iniezioni mirate di liquidità e non solo con le garanzie su linee di credito che rappresentavano ulteriore indebitamento per le imprese». 

vitaliano mongiardo

Vitaliano Mongiardo, Confesercenti: «Rivivo avvolgendo il nastro, a due anni dall’inizio della crisi sanitaria poi trasformata anche in crisi economia noi abbiamo vissuto momenti particolari, siamo stati parte in causa con le nostre aziende dirette e dei nostri associati, un continuo ascolto delle istanze delle imprese e il tentativo di confronto con le istituzioni per trovare soluzioni veloci e indolore.

Tante imprese messe in ginocchio ma tante scoperte, il cuore oltre l’ostacolo per non perdere la speranza di una ripresa e nuovo futuro migliore. Siamo dovuti scendere a compromessi per riaprire le serrande delle attività ma il nostro unico scopo era poter creare fatturati utili a mantenere il flusso economico che serviva per tappare i buchi».

Cosa è cambiato nel sentire comune dei commercianti, degli imprenditori, degli esercenti?

Pietro Falbo: «Le ondate pandemiche si sono allentate solo per brevi periodi, soprattutto quelli estivi, nei quali si è assistito a momenti di apparente ripresa, smorzati di volta in volta, nel periodo autunnale, dal ritorno allo stato di emergenza e da conseguenti restrizioni che hanno messo progressivamente in ginocchio le nostre attività. A ciò vanno aggiunti il continuo alternarsi e la scarsa chiarezza delle disposizioni messe in atto a contrastare l’epidemia (dalle limitazioni del GreenPass alle disposizioni in materia di distanziamento sociale) che hanno contribuito a generare ulteriore incertezza.

Tutto questo ha generato inevitabilmente un sentimento di frustrazione e depressione delle attività commerciali che ora hanno la necessità di un ritorno, si spera imminente, ad un clima di normalità e di fiducia».

Daniele Rossi: «Come dicevo, la difficoltà nell’intravedere un miglioramento nel medio e nel lungo periodo ha certamente influito sulla propensione delle imprese a investire e sulla disponibilità delle banche a prestare denaro. Una circostanza naturale se si pensa che tutti i processi economici sono comunque frutto dell’uomo e quindi di ciò che lo influenza. Ricostruire il clima di fiducia dei consumatori e delle imprese è allora il passo necessario perché si possa parlare di ripartenza. Non a caso parlo sia di imprese che di consumatori: il sistema economico è circolare e ogni attore è interdipendente dall’altro. Dai consumi dipendono le vendite, dalle vendite dipendono gli stipendi, dagli stipendi dipende la capacità di un individuo di consumare. Se non teniamo a mente questo ciclo, non potremo mai costruire delle politiche economiche che abbiano un impatto sulla vita reale».

Vitaliano Mongiardo: «In poco tempo tutto quello che si stava costruendo di buono negl’ultimi 8 mesi anche in pandemia sono stati cancellati con l’arrivo del caro energia, infatti nello scorso mese come Confesercenti Catanzaro siamo scesi in trincea per allertare quello che stavo succedendo anticipando l’argomento che oggi la fa da padrone dell’economia nazionale, noi abbiamo anticipato il tutto, era evidente cosa poteva succedere, la politica arriva in ritardo e gli accorgimenti legislativi stentano ancora ad arrivare, il caro energia ci sta mettendo più paura della pandemia che stiamo portando alla porta. Tutte le imprese ormai si erano tarate con le restrizioni e si stava creando il presupposto per la scalata e ritornare in pista più forti di prima. Ora l’incertezza finanziari e guerra scoppiata ci mette a dura prova per l’ennesima volta».

Quali le prospettive?

Pietro Falbo: «Dopo più di due anni in cui le nostre vite, le nostre attività, le nostre abitudini sono state profondamente mutate dalla pandemia da Covid19, finalmente torna a serpeggiare la speranza, sostanziata nella data del 31 marzo 2022, data fissata ufficialmente dal Governo della fine dello stato di emergenza.

Si apre adesso una nuova e fondamentale fase, che ci accompagnerà ancora per tanto tempo, nella quale sarà necessario individuare e intraprendere il giusto percorso di ripresa economica, approfittando di quelle

misure, prima fra tutte il PNRR, che possono rappresentare uno spiraglio verso la tanto agognata ripartenza.

In questo solco si inserisce la neo costituita Fondazione Ventiventuno di Confcommercio, che nasce proprio con l’obiettivo di supportare le amministrazioni locali in tutte le fasi progettuali per la definizione e

l’impiego dei fondi del PNRR. Uno strumento che si spera possa costituire un ponte tra istituzioni e imprese e che possa catalizzare e semplificare l’impiego dei fondi messi a disposizione dalle varie misure di finanziamento.

Rimane, ovviamente, la grande preoccupazione legata agli ultimi risvolti del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha reso ancora più drammatica la questione del caro-energia, problematica che ha travolto l’intero tessuto economico ed imprenditoriale e per la quale abbiamo richiesto, attraverso i nostri sistemi nazionali, interventi governativi importanti, al fine di arginare gli effetti negativi che questi aggravi di spesa hanno su cittadini e imprese».

Daniele Rossi: «Gli aumenti dei costi per energia, gas e materie prime e l’attuale gravissima situazione internazionale non lasciano ben sperare per l’immediato futuro. Ma la storia c’insegna che dopo un periodo di crisi lungo com’è questo che stiamo vivendo, si aprono nuove opportunità di progresso, ci sono nuove idee che nascono e che trovano terreno fertile per crescere e svilupparsi. Ecco, direi quindi che dobbiamo essere capaci di amministrare nel migliore dei modi l’emergenza di questa fase così complessa, cercando di non perdere di vista l’esigenza di mettere in piedi le basi perché il progresso innovativo e sostenibile a cui dobbiamo guardare possa trovare occasione di realizzarsi».

Vitaliano Mongiardo: «Le prospettive future non sono delle migliori, se da una crisi pandemia/sanitaria abbiamo visto ci sia via d’uscita da una crisi finanziari a 360 gradi come quella che sta iniziando la vediamo dura in quanto lo tsunami che sta arrivando investirà tutti nessuno risparmiato, dal pensionato alla grande industria. Il potere d’acquista sarà ridotto notevolmente e l’economia si ferma, i soldi non gireranno senza perdere di vista che anche il pubblico/statale sarà coinvolto, tanti comuni andranno in dissesto finanziario, aumento prezzi, aumenti materia prima, aumento tasse e incertezza nel futuro, ecco tutto questo fa molta paura. Speriamo che le nostre richieste come riduzione IVA al 4% anche per i consumatori e credito d’imposta sulle aziende entreranno subito nel circuito altrimenti si andrà in difficoltà nel brevissimo tempo».

La resilienza delle associazioni sportive: si sopravvive nella speranza della ripresa

di Maria Teresa Rotundo

Generico marzo 2022

Se c’è una parola che si addice a chi nella città di Catanzaro, in questi due anni di pandemia, si è trovato a dover gestire un’associazione sportiva, è sicuramente la parola “resilienza”. “Piegarsi senza rompersi”, non è certo semplice, ma in città alcune realtà sportive sono riuscite a stringere i denti, per non abbassare la saracinesca, nonostante le gravi conseguenze che le ripetute chiusure di questo biennio hanno causato. Il virus oggi è meno aggressivo e i casi sembrano diminuire, ma Marcello Sabatino dell’ASD “Vitruvia” non può certo tirare un sospiro di sollievo, nel caso della sua associazione sportiva si parla di sopravvivenza, forza e determinazione, di voglia di andare avanti nonostante tutto, il come e il perché trapelano proprio in quest’intervista in cui il Presidente ripercorre le tappe più difficili della pandemia, le riaperture e la speranza di una definitiva rinascita.

Generico marzo 2022

Sabatino, come ricorda i giorni a ridosso del primo lockdown?

La prima chiusura è stata traumatica per tutto il settore sportivo, ci siamo trovati a dover rinunciare a tutto, annullare gli impegni, fermare tutte le nostre attività. Era giusto che in quella prima fase, in cui non si sapeva bene come agire, tutti dovessimo rinunciare a qualcosa, le chiusure erano giustificate ma non ci aspettavamo tutto il seguito.

Chiusi da marzo a maggio, gli aiuti ricevuti dallo Stato, sono stati in grado di rimpiazzare le perdite?

Abbiamo ricevuto il rimborso del canone di due mesi di locazione con circa sei mesi di ritardo, ai nostri collaboratori sono arrivati dei rimborsi di quattro/cinquecento euro, certamente le perdite sono state maggiori. Il gestore dell’impianto è stato molto penalizzato perché la perdita dei clienti è stata notevole e gli aiuti ricevuti non hanno coperto tutte le spese. Abbiamo avuto seri problemi soprattutto perché in una città come la nostra riaprire a maggio vuol dire lavorare a basso ritmo, perché nei mesi estivi sono poche le persone che frequentano le palestre.

La prima riapertura è stata dura ma dopo l’estate 2020 con quale spirito la sua associazione ha riaccolto i clienti?

Dopo le vacanze estive siamo ripartiti con tanti buoni propositi e la voglia di poter ritrovare la nostra normalità. Abbiamo investito in dispositivi di sicurezza e sono state tante le limitazioni che hanno riguardato gli accessi ai locali, poi la chiusura di ottobre 2020 ci ha dato il colpo di grazia, abbiamo capito che la situazione sarebbe diventata ancora più complicata e così è stato.

Tante palestre a causa della seconda ondata sono state costrette a chiudere definitivamente, come è riuscita a sopravvivere la sua?

Abbiamo inaugurato la nostra attività con tante aspettative proprio nel mese di novembre 2019, l’investimento è stato importante e non potevamo abbandonare un sogno, così ho fatto dei prestiti personali pur di non chiudere. Molti non ce l’hanno fatta, noi con non pochi sacrifici stiamo tenendo duro ma non è semplice perché i clienti sono diminuiti e abbiamo comunque delle spese fisse da affrontare, siamo riusciti a rateizzare la bolletta della luce, abbiamo rinunciato alla ditta delle pulizie e siamo noi associati ad occuparci della pulizia dei locali, gestiamo l’apertura giornaliera 9.00-23.00 cercando di tagliare spese dove è possibile.

Cosa è cambiato nelle abitudini dei clienti in questi due anni?

Da marzo 2020 ci siamo attivati per mantenere i contatti con tutti i nostri associati, per dargli la possibilità di fare attività anche a distanza, attraverso facebook, youtube, whatsapp, insomma, abbiamo cercato di mantenere il nostro ritmo allenante. Ora abbiamo notato che si è creata un’apatia globale. Non tutti i clienti sono rientrati in palestra, li abbiamo contatti tutti per cercare di capire il perché: alcuni hanno imparato ad allenarsi soli, altri hanno scoperto nuove passioni. Poche settimane fa abbiamo provato a proporre anche un abbonamento senza limitazioni di ingresso e orario a venti euro al mese, meno di un euro al giorno, divulgando la promozione capillarmente, ma la risposta è stata minima.

La situazione non è rosea, cosa spinge allora la sua associazione a non mollare, qual è la speranza?

Siamo proiettati all’arrivo della primavera, speriamo che da questo mese di marzo si possa ripartire definitivamente, questi due/tre mesi prima dell’estate saranno fondamentali per noi. Se non ci saranno riscontri positivi in questi mesi allora saremo davvero in serie difficoltà. La speranza è quella comune a tutti coloro che amano lo sport e ne hanno fatto il proprio mestiere, nelle palestre a prescindere dagli iscritti si continua ad investire in sicurezza e corsi di aggiornamento. E’ vero chi sopravviverà ora raccoglierà i frutti ma bisogna sopravvivere e senza un’imminente inversione di marcia sarà difficile colmare ulteriori perdite.

Resistere al Covid ripartendo a “passo di danza”

di Elisa Giovene

Un periodo storico che difficilmente potrà essere dimenticato. L’emergenza Coronavirus ha, infatti, profondamente segnato ogni tipo di vita sociale e attività, in questa sconcertante realtà anche l’arte ha pagato un duro prezzo. Due anni che hanno rappresentato una crisi determinante per tutte le forme artistiche, fra queste, anche la danza ha vissuto la drammaticità dell’emergenza. Le scuole di danza sono una realtà che si fonda sull’esperienza di professionisti, sulla coesione dei partecipanti e sull’iter di quelle discipline che non dovrebbe essere interrotto. Anche nel nostro capoluogo le diverse scuole di danza hanno sofferto le restrizioni dovute alla pandemia, quanto sia costato dover “resistere” in questo frangente è immaginabile, tuttavia per avere un quadro più chiaro di quanto possa aver rappresentato un periodo così sconvolgente si è voluto idealmente andare in una scuola di danza della città. Ed è Francesco Piro, direttore e maestro del “Centro Danza Maison D’art” di Catanzaro, che ci ha reso partecipi di una situazione vissuta con apprensione, ma con la determinazione e la volontà di portare avanti un importante progetto. Si ricorderà brevemente che la scuola nasce nel 2001, incentrando le proprie discipline sulla danza classica e contemporanea a livello professionale, svolgendo le proprie attività su territorio nazionale ed internazionale. Un’attività artistica oramai ventennale. Con alcune brevi domande, rivolte al maestro, si è voluto evidenziare i passi salienti di una sfida cruciale.

Generico marzo 2022

Non sarà facile riassumere due anni di “resistenza”, perché, purtroppo, è proprio di questo che si parlerà, vogliamo provare a farlo?

Si, purtroppo “resistere” non è stato sicuramente facile. Da marzo del 2020 siamo stati in totale lockdwon, riaprendo poi nel settembre del 2021, successivamente con altre chiusure e aperture. La chiusura ha comportato il non poter usufruire di alcun contributo mensile, se si può dire di avercela fatta è anche grazie ai genitori dei miei allievi che hanno continuato a contribuire “economicamente” con le lezioni che venivano realizzate online. Tuttavia la forza non poteva venire meno poiché le spese si accumulavano, ma dovevano essere ugualmente assolte.

Che cosa le è pesato di più durante questa emergenza sanitaria?

Beh, certamente non poter svolgere ciò che ho svolto dall’età di nove anni. Mi è molto mancato non poter essere in una sala di danza con i miei allievi, per costruire un futuro alternativo a quello attuale.

Dunque, per ovvi motivi, sono state annullate tutte le lezioni, cosa ha comportato questo per la scuola e per gli insegnanti che operavano al suo interno?

C’è stato uno sconvolgimento totale, perché la chiusura ha purtroppo generato questo. Anche per gli insegnanti, che erano due, è stata dura poiché hanno dismesso la propria attività. Attualmente, uno è stato reinserito, diversamente per l’altra insegnante, per vari problemi che comprendevano anche suoi spostamenti giornalieri, pertanto ho ricercato un’altra figura. Ma lo sconvolgimento ha riguardato soprattutto gli alunni che hanno perso due anni di scuola non potendo materialmente recarsi in sede, cosa che a loro è molto mancata. Inoltre, nella riapertura ho dovuto cambiare l’azienda da cui mi rifornivo per il materiale occorrente, nel frattempo era purtroppo fallita. Anche questo fa parte di quel capovolgimento che si è costretti ad accettare.

Generico marzo 2022

Durante la chiusura della scuola, come si è detto, gli oneri dovevano essere ugualmente assolti, come ha potuto mantenere “in vita” la sede? Ha usufruito di alcuni ristori?

Come ho prima accennato, si è potuto andare avanti grazie alle quote versate dai genitori, poi qualcosa si è ricevuto con i sostegni del governo Conte, successivamente con Draghi e con la Regione Calabria. Tuttavia è stato ugualmente faticoso, i fondi per il nostro settore non sono stati mai bastevoli, intanto, avevo le spese ed un mutuo da pagare poiché la struttura è di mia proprietà.

Questa lunga chiusura ha causato la perdita di allievi?

Abbiamo riaperto a settembre del 2021 e per fortuna devo dire che gli allievi, che vanno dai 5 anni sino ai 21, sono rimasti fedeli, quindi non c’è stata alcuna “perdita”, anzi devo dire che ho visto dei nuovi iscritti. Se c’è stata una mancanza è stata riferita esclusivamente all’andamento del Covid e, come per tutte le altre scuole, le assenze sono state riferite alla malattia o per le regole dei “Green pass” che sono variate.

Avete dovuto rinunciare a spettacoli che erano stati programmati?

Devo dire che, probabilmente, sono stato l’unico a realizzare uno spettacolo in quel periodo. Era una mia idea e ciò è accaduto il 2 luglio del 2021 al Comunale, uno spettacolo con brani calabresi dove hanno partecipato venticinque allievi adulti del mio corpo di ballo. Ho voluto realizzare un omaggio alla nostra Calabria.

Diceva prima delle lezioni sui canali virtuali, come si è regolato in tal verso.

L’unica chance da poter offrire con la scuola chiusa, erano per l’appunto le lezioni online. Mi sono avvalso di un permesso che mi permetteva di operare da solo nella mia struttura, cosa che ho svolto per quasi due anni. Ho aperto un mio “canale” dove potevo impartire le lezioni, ovviamente solo ai miei alunni e quindi non “pubbliche”. Era una cosa che andava fatta sia per i miei allievi che per la scuola stessa e, nonostante il periodo particolare, le quote che mi venivano retribuite sono state regolarmente fatturate, come è di regola per una ditta individuale quale è la mia.

Con la riapertura, come vi siete organizzati con le norme Covid da seguire?

Con la riapertura si è dovuto seguire tutte le regole inerenti. Nelle parti comuni è d’obbligo la mascherina. Dai cinque anni sino agli undici, il green pass non è obbligatorio, come accade per tutte le attività. I genitori non vaccinati possono solo accompagnare i loro figli, ma non restare all’interno della struttura. Tuttavia devo dire che non ho avuto di questi problemi perché in realtà sono tutti vaccinati. Nelle sale prova ci deve essere 1 metro di distanza da un allievo all’altro, disinfezione delle mani e naturalmente giornalmente si segue tutto il palinsesto delle norme Covid.

Generico marzo 2022

Durante la pandemia lei ha realizzato un progetto, “Noi artisti interrotti”, di cosa si trattava?

Si, è stato nel 2021. Nel periodo pandemico il numero degli artisti bloccati è stato considerevole. Non abbiamo avuto molta considerazione e proprio per tale motivo decisi di realizzare questo piccolo blog: “Artisti interrotti”. Mediante foto e anche un video, girato proprio nel centro storico di Catanzaro, ho cercato di porre l’attenzione su quanto invece l’arte sia fondamentale e possa sempre generare bellezza. Un inno alla libertà. Questa cosa è andata avanti per diverso tempo, è stato anche un modo per liberarsi da tanta restrizione sottolineando quanto l’arte possa essere vita!

Che cosa ha rappresentato per lei dover “resistere” difronte ad una emergenza sanitaria così importante?

Il mio lavoro è tutto. Io ho due figlie e quindi dovevo “resistere” soprattutto per loro, ma anche per i miei allievi, perché lo meritano. Ho dei ragazzi che lavorano anche all’estero, al Royal Ballet e al Royal Opera House, per tutti io rappresento un esempio, come dire: “Se ce la fa il nostro maestro, possiamo farcela anche noi”. Di questo mi hanno sempre ringraziato e ne sono fiero.

In conclusione, come pensa si prospetti il futuro per le scuole di danza?

Sicuramente per le scuole di danza ora ci sarà una rivalsa. La gente ha attualmente bisogno di tornare a vivere e come nel lavoro, nello sport o in ambito sociale si ha voglia di reciprocità e di socialità, così nella danza i ragazzi stessi hanno veramente bisogno di vivere appieno, anche mediante la danza. Per loro è importante e lo sarà per un prossimo futuro.

Le speranze di chi ha deciso di investire in piena pandemia: la storia di Silvio

Com’era il mondo prima della pandemia?

Scommetto che state cominciando a chiedervelo…

E sì, perché da quando la paura per il Covid sta fortunatamente diminuendo, da quando comincia a ventilare quest’’idea di ritrovata “libertà”, da quando la possibilità di andare in giro senza mascherina non ci sembra più così remota, dentro ognuno di noi pare perduri uno strano timore. Quasi ci ritrovassimo spaesati di fronte a qualcosa di nuovo, che poi nuovo non è: la vita. Quella normale. Quella che avevamo prima. 

Eppure, in questi due anni in cui ne abbiamo vissute di ogni, mentre molti imprenditori chiudevano le proprie attività, altri le aprivano. E non, come si potrebbe pensare, in settori prevalentemente legati alla salute (come è successo a tanti che si sono reinventati fabbricanti di mascherine e altri dispositivi sanitari, ad esempio), ma nel pets; animali per dirla nella nostra lingua. 

Generico marzo 2022

È quello che ha fatto Silvio Madia, imprenditore 46enne di Sellia Marina il quale un anno fa, in piena pandemia, ha deciso di diversificare i propri affari nel settore alimentare e lanciarsi in quella che «a molti, lì per lì, era sembrata una follia» racconta. Ha aperto ZooMadia, una sorta di “supermercato” per animali in cui si può trovare nutrizione, accessoristica, acquariologia, ornitologia, erpetologia, toelettatura e quant’altro. Ma la vera particolarità di ZooMadia è l’essere, per l’appunto, uno zoo: serpenti, gechi, pogone, draghi barbuti, iguane, tartarughe, cavie, topolini, furetti, ricci, scoiattoli, cagnolini, pesci coloratissimi, insetti stecco, rane, uccellini, piccoli e grandi pappagalli come l’Ara gialloblu, popolano le teche e gli acquari dell’ampia zona che li ospita e che è diventata meta preferita dei più piccini. 

Un bell’investimento, soprattutto dato il periodo…

«Effettivamente lo è stato. Ma l’investimento è prima che economico, morale verso me stesso e gli altri: non mi sono voluto arrendere a quello che stava accadendo e non l’ho permesso nemmeno ai miei collaboratori i quali, hanno creduto in questo progetto fin da subito. Abbiamo lavorato tutti tantissimo per mettere insieme idee e realizzare quello che c’è adesso, il che è stato anche terapeutico contro ansia e depressione» risponde Silvio.   

Perché proprio il pets?

«Perché quando si tratta di bambini e animali la gente spende, più che per fare la spesa. Crisi o non crisi! Scherzi a parte, il mondo degli animali mi ha sempre interessato. Io stesso in passato ho avuto come bestiole da “compagnia” dei rettili e diversi acquari. Piano piano ho anche cominciato a capirci qualcosina… e oggi li accudisco per passione e per lavoro». 

Per quella che è la tua esperienza, cosa rende un’attività commerciale un buon business?

«Quello che fa la differenza è proprio la differenza: offrire prodotti e soprattutto servizi che nessun altro ha sul mercato, in una determinata zona. È ciò che m’impegno a fare. Certo all’inizio può essere dispendioso e faticoso ma ripaga. E oggi vedere lo stupore negli occhi dei bambini che entrano allo Zoo è per me una tra le soddisfazioni più grandi. Volevo fare qualcosa di inconsueto. Ed in parte ci sono riuscito. Tuttavia siamo ancora ongoing…». 

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